Gli incidenti, accaduti a Ludwigshafe e Lampertheim, hanno causato anche sei feriti e due dispersi. Inizialmente era stato lanciato l'allarme nube tossica sul primo stabilimento, poi rientrato
Almeno due morti, sei feriti e due dispersi. E' questo il bilancio provvisorio dell'esplosione avvenuta in due impianti in Germania del colosso chimico Basf (la scheda dell'azienda): rispettivamente nella zona portuale di Ludwigshafen, nel sudovest della Germania, e a Lampertheim, in Assia. (FOTOGALLERY). Secondo il giornale tedesco Bild, i dispersi potrebbero essere due vigili del fuoco arrivati per dare i soccorsi nel primo stabilimento.
La polizia ha escluso che si tratti di terrorismo. I vigili del fuoco avevano inizialmente lanciato l'allarme nube tossica e chiesto agli abitanti di chiudere porte e finestre e agli automobilisti di evitare la zona. Il portavoce della città di Ludwigshafen ha poi rassicurato confermando che "non sussistono pericoli di salute".
L'incidente, ha spiegato l'azienda che ha subito fermato gli impianti, è stato determinato da lavori a tubature che vengono utilizzate per il trasbordo di liquidi infiammabili e gas dalle navi agli stabilimenti di produzione.L'esplosione ha provocato un incendio che, sebbene ancora in corso, è sotto controllo.
Il luogo dell'esplosione di Ludwigshafen
Basf: misure di sicurezza per 21mila persone - In totale sono circa 21.000 le persone coinvolte dalle misure di sicurezza in seguito all'esplosione nell'area degli impianti della Basf. Si tratta di due quartieri a nord di Ludwighshafen, Edigheim e Pfingstweide e di tre quartieri di Mannheim, sull'altra sponda del fiume Reno: Sandhofen, Scharhof e Kirschgartshausen, che insieme totalizzano circa 13.000 abitanti. Ad essi le autorità hanno chiesto di restare in casa, tenere chiuse porte e finestre e spegnere impianti di ventilazione e aria condizionata.