Secondo la Corte di Lussemburgo i membri dell'Unione possono vietare la commercializzazione di prodotti sui quali sono state effettuate sperimentazioni animali. Anche quando queste avvengono in paesi terzi
I paesi europei possono vietare la vendita dei cosmetici testati sugli animali, anche quando le sperimentazioni sono condotte fuori dall'Unione. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea, che si riferisce al caso in cui, per poter commercializzare prodotti cosmetici in paesi terzi come Cina o Giappone, i produttori devono effettuare sperimentazioni su animali "per comprovare la sicurezza del prodotto" secondo la normativa locale.
Tre case produttrici, che fanno parte della Federazione europea per gli ingredienti dei cosmetici (Efci), l'associazione professionale che rappresenta i produttori di ingredienti dei cosmetici nell'Ue, hanno utilizzato degli ingredienti a sperimentazione animali fuori dall'Unione europea per vendere in Cina e in Giappone i cosmetici con gli ingredienti in questione. Il diritto comunitario vieta la messa in commercio di prodotti cosmetici testati su animali, ma l'Efci ritiene che i regolamenti europei non vengono violati se la sperimentazione viene condotta al fine di conformarsi alle normative di paesi terzi.
La stessa federazione ha chiesto però alla giustizia britannica se gli stessi prodotti realizzati per Cina e Giappone si potevano vendere anche nel Regno Unito, e la giustizia britannica si è rivolta alla Corte di Lussemburgo. Questa ha concluso che "può essere vietata l'immissione sul mercato dell'Unione di prodotti cosmetici, alcuni ingredienti dei quali sono stati oggetto di sperimentazioni animali al di fuori dall'Unione per consentire la commercializzazione di tali prodotti in paesi terzi, se i dati risultanti da tali sperimentazioni sono utilizzati per dimostrare la sicurezza dei suddetti prodotti ai fini della loro immissione sul mercato dell'Unione".