Migranti: 117 cadaveri sulla costa in Libia, 302 in salvo a Creta

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Si ribalta barcone nelle acque greche, operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia Costiera. Intanto il mare restituisce sulle coste libiche i corpi di profughi senza vita: tra questi 70 donne e 5 bambini

Si continua a morire nel Mar Mediterraneo. Un'imbarcazione con centinaia di migranti è affondata al largo delle coste di Creta: secondo l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, erano almeno 700 i migranti a bordo. Almeno quattro corpi sono già stati recuperati, 340 migranti sono in salvo, ma centinaia mancano ancora all'appello.

 

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">.<a href="https://twitter.com/HCoastGuard">@HCoastGuard</a> confirms 342 migrants rescued so far off the coast of <a href="https://twitter.com/hashtag/Crete?src=hash">#Crete</a> in international waters, estimated 700 on board <a href="https://twitter.com/hashtag/Refugeesgr?src=hash">#Refugeesgr</a>&mdash; IOM (@IOM_news) <a href="https://twitter.com/IOM_news/status/738672775536254976">3 giugno 2016</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

 

117 vittime sulle coste libiche - E non è tutto perché il mare continua a restituire cadaveri: almeno 117 corpi senza vita sono stati trovati lungo un tratto di costa libica, vicino alla località di Zuara, a 120km dalla capitale Tripoli. 

 

Naufragio di un peschereccio partito da Alessandria - Intanto, continuano le operazioni di ricerca a sud di Creta. L'imbarcazione, un peschereccio lungo 25 metri, era partita da Alessandria, secondo l'Oim, ed è entrata in difficoltà giovedì pomeriggio, a circa 85 chilometri a sud di Creta, in acque internazionali. E' il terzo salvataggio in mare sulla rotta che unisce Creta al nord Africa. 

Secondo gli ultimi dati Onu, 2.500 persone hanno tentato di arrivare in mare in Europa, senza arrivarvi, partendo su precarie imbarcazioni dalla Libia, dalla Turchia o dal Nordafrica.

 

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="en" dir="ltr">205,509 migrants incl refugees arrived by sea to Europe 2,443 dead/missing <a href="https://twitter.com/hashtag/MigrationEurope?src=hash">#MigrationEurope</a> <a href="https://t.co/nVsTPW6SYi">https://t.co/nVsTPW6SYi</a> <a href="https://t.co/Z2w5BHymfF">pic.twitter.com/Z2w5BHymfF</a>&mdash; IOM (@IOM_news) <a href="https://twitter.com/IOM_news/status/738664748162617344">3 giugno 2016</a></blockquote><script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>

 

Hotspot in mare - E, mentre politica e società civile si interroga su come affrontare l'emergenza in mare, da Roma si guarda con fiducia alla possibilità di cooperare con i partner Ue e le agenzie dell'Unione, in primo luogo Frontex, anche sulla questione degli hotspot galleggianti: vale a dire la possibilità di procedere all’identificazione del migrante ancora a bordo, prima dello sbarco dunque.

Proposta che ha già ricevuto l’altolà dei vescovi, attraverso Nunzio Galantino e sulla quale torno oggi anche monsignor Scola che, dalle colonne di Repubblica,  usa parole chiare: “Onu e Ue hanno fallito: serve un Piano Marshall a guida italiana”.

 

Hotspot: la proposta italiana

 

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