L'abbraccio tra i due tecnici italiani, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, e i loro familiari (FOTO) a Ciampino. La moglie di Failla: liberi col sangue di mio marito. Renzi: nessun intervento militare in Libia all'ordine del giorno
Un abbraccio caloroso. Non hanno contenuto la gioia i familiari di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno all'aeroporto militare di Ciampino (LE FOTO). I due tecnici italiani della Bonatti, rapiti a luglio in Libia, sono arrivati allo scalo romano alle 5 di domenica mattina al termine di una lunga trattativa.
Ai pm: "Ci siamo liberati da soli"- Secondo la prassi, Pollicardo e Calcagno sono stati accompagnati nella caserma del Ros di Colle Salario per essere interrogati dai pm di Roma titolari dell'inchiesta. Durante l’audizione i due hanno raccontato agli inquirenti di essere riusciti a liberarsi da soli venerdì scorso dopo 5 mesi di prigionia in Libia. Mercoledì i carcerieri avrebbero prelevato Salvatore Failla e Fausto Piano forse per effettuare un trasferimento in una nuova prigione. Da allora Pollicardo e Calcagno non hanno più incontrato i loro carcerieri e non hanno ricevuto né acqua né cibo e hanno deciso di sfondare la porta del luogo dove erano segregati e sono riusciti a fuggire. I due hanno inoltre raccontato di aver subito violenze psicologiche e fisiche per quasi otto mesi: sarebbero stati picchiati con calci e pugni e in alcuni casi colpiti con il manico del fucile.
Restano ancora tanti dubbi - Molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda - che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi giorni dopo mesi di silenzio -, a partire dall'identità dei rapitori, dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi rimasti uccisi Salvatore Failla e Fausto Piano (le cui salme sono ancora in Libia). Secondo quanto ricostruito in queste ore dai pm, è probabile che gli ostaggi italiani siano stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all'Isis, probabilmente una banda di criminali comuni.
Renzi: capire responsabili, non invaderemo Libia - "Dovremmo capire le responsabilità, perché i quattro uomini poi rapiti sono entrati in Libia quando c'era un esplicito divieto di entrarci da parte nostra. C'è stata un'operazione di intervento, probabilmente dei cantieri da visitare. E' ancora da chiarire. La vicenda è molto delicata", ha detto il premier Matteo Renzi. Il quale poi ha aggiunto: "Quando si parla di guerra bisognerebbe andarci in punta di piedi. Sento parlare di 5000 uomini. Ma che è un videogioco? Con me presidente del Consiglio l'Italia non andrà in guerra".
Tripoli: non accetteremo mai intervento straniero - E mentre il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni assicura che non è alle porte nessuna guerra lampo, interviene il suo omologo libico che afferma che il suo governo non accetterà mai alcun intervento militare a Tripoli. Quanto a eventuali operazioni internazionali contro "coloro che si riconoscono nell'Isis", Aly Abuzaakouk afferma con forza che “siamo in grado di combattere questi gruppi e respingere qualsiasi intervento militare nel paese".