Il Pontefice incontra i dipendenti dell'Inps e chiede "un'attenzione privilegiata per l'occupazione femminile nonché quell'assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce". E aggiunge: "La pensione è un diritto"
"Se si vive in una situazione di disoccupazione, precarietà, lavoro nero, come è possibile riposarsi? E' vergognoso". E' quanto dice Papa Francesco in un discorso tenuto davanti ai 23mila dipendenti dell'Inps riuniti a piazza San Pietro. Il pontefice fa un esempio parlando di chi assume da settembre a prima dell'estate. Così "a luglio, agosto, e parte di settembre, riposi e non mangi!", ha detto Francesco.
"La pensione è un diritto" - Francesco ha chiesto "un'attenzione privilegiata per il lavoro femminile, nonché quell'assistenza alla maternità che deve sempre tutelare la vita che nasce e chi la serve quotidianamente". "Non manchi mai l'assicurazione per la vecchiaia, la malattia, gli infortuni legati al lavoro! - ha aggiunto - Non manchi il diritto alla pensione, e sottolineo: il diritto, la pensione è un diritto, perché di questo si tratta!".
"Siate consapevoli - ha chiesto ai dipendenti Inps - dell'altissima dignità di ciascun lavoratore, al cui servizio voi prestate la vostra opera. Sostenendone il reddito durante e dopo il periodo lavorativo, contribuite alla qualità del suo impegno come investimento per una vita a misura d'uomo".
"Vostro difficile compito - ha affermato - è contribuire affinché non manchino le sovvenzioni indispensabili per la sussistenza dei lavoratori disoccupati e delle loro famiglie".
L'appello del Papa - I prepensionamenti, i problemi degli esodati e le ipotesi di nuove norme in merito all'età della pensione ma anche il dramma di chi non avendo un lavoro stabile non avrà mai una pensione, sono temi che preoccupano molto Papa Francesco.
"Fino a qualche tempo fa - ha detto - era piuttosto comune associare il traguardo della pensione al raggiungimento della cosiddetta terza età, nella quale godere il meritato riposo e offrire sapienza e consiglio alle nuove generazioni". Ma, ha osservato, "l'epoca contemporanea ha sensibilmente mutato questi ritmi: da un lato, l'eventualità del riposo è stata anticipata, a volte diluita nel tempo, a volte rinegoziata fino ad estremismi aberranti, come quello che arriva a snaturare l'ipotesi stessa di una cessazione lavorativa. Dall'altro lato - ha aggiunto - non sono venute meno le esigenze assistenziali, tanto per chi ha perso o non ha mai avuto un lavoro, quanto per chi è costretto a interromperlo per i motivi più diversi".