Ue, la diplomazia dei Paesi “piccoli” su Twitter
MondoMalta, Slovacchia, Finlandia non sono certo delle superpotenze nell’eurozona. Ma durante la crisi greca hanno fatto sentire la propria voce vedendola amplificata dai media. Come? Attraverso un uso sapiente e tempestivo di Twitter
Che i social network abbiano aperto nuove prospettive alla diplomazia è noto. Dai negoziati sul nucleare iraniano, ai rapporti tra Russia e Ucraina, sempre più spesso le relazioni tra stati si giocano anche sul web. L'universo digitale ha infatti creato nuovi spazi di azione e i più bravi a sfruttarli sono spesso quegli attori che, per dimensione, hanno meno peso sulla scena internazionale. Un esempio lo hanno offerto nelle scorse settimane i rappresentanti di piccoli stati europei come Slovacchia, Malta o Finlandia. Come ha notato il quotidiano americano Wall Street Journal, sono riusciti tramite Twitter a dar risalto alle proprie posizioni nel corso dei negoziati sulla crisi greca. Grazie ad un mix di interventi tempestivi e spesso poco diplomatici, hanno fornito ai giornalisti materiali per riempire i loro articoli e hanno frequentemente occupato la scena nelle ore concitate che hanno portato all'accordo.
Piccoli alla riscossa – “Gli attori minori della politica internazionale possono sfruttare l'attenzione che i media tradizionali hanno per tutto ciò che i politici dicono sui social network”, commenta Augusto Valeriani, ricercatore di Scienze politiche e sociali all'Università di Bologna. “Se sono in grado di esprimere posizioni efficaci dal punto di vista comunicativo possono fare breccia e conquistare spazi mediatici che altrimenti difficilmente avrebbero”. E' quello che ha fatto, per esempio, Joseph Muscat, primo ministro di Malta tra i protagonisti di questa riscossa digitale dei “piccoli”. Assiduo twittatore con discreto seguito (21 mila follower), durante i negoziati si è fatto sentire spesso e volentieri, sia con la cronaca degli eventi, sia ribadendo la posizione del suo Paese, poco conciliante riguardo ad un accordo con la Grecia. In certi casi, come quando ha affamato di non volere una soluzione “ad ogni costo”, ha pure raccolto l'approvazione, sempre via Twitter, dei colleghi, come il premier estone Taavi Rõivas.
We need a solution but not at any cost. Key issue is trust in #Greece.
@JosephMuscat_JM I agree.
— Taavi Rõivas (@TaaviRoivas) July 12, 2015
Battute e proverbi - Ancora più deciso nell'esprimere le sue posizioni è stato Peter Kažimír, ministro delle Finanze della Slovacchia. Esponente della linea dura nei confronti della Grecia, Kažimír ha ripetutamente criticato il governo ellenico, in qualche caso ricorrendo anche a proverbi e lamentando lo spreco di tempo e di fiducia che si è prodotto nei mesi di discussioni. Quando ha potuto, poi, non ha risparmiato l'ironia, notando quanto in fretta i rappresentanti di Atene siano passati da “bruchi a farfalle” e dando esplicitamente la colpa a Syriza, il partito del premier greco Alexis Tsipras, se l'accordo raggiunto si è rivelato “duro”.
Following latest developments, listening to #Greece govt officials one can wonder how quickly can caterpillar turn into butterfly #Eurozone
— Peter Kažimír (@KazimirPeter) July 10, 2015
The Greek compromise, reached on Monday, is considered to be tough and harsh. If it's so, it is the unfortunate outcome of ´Syriza Spring'
— Peter Kažimír (@KazimirPeter) July 14, 2015
Dalle saune ai meeting – Anche grazie a queste uscite digitali, il ministro slovacco è stato spesso citato dai reporter che seguivano la vicenda. “I piccoli attori hanno un vantaggio comunicativo”, spiega Valeriani, autore del saggio Twitter Factor. Come i nuovi media cambiano la politica internazionale. “Essendo la loro posizione più marginale, possono spesso esprimere opinioni più estreme sui social network sapendo che le conseguenze delle loro parole saranno minori che se fossero pronunciate da un rappresentante, per esempio, della Germania”. Il risultato è che gli esponenti diplomatici di Paesi come Slovacchia o Malta sono in qualche modo più “liberi” nell'uso del mezzo. Chi usa questa libertà con grande abilità è Alexander Stubb, ministro delle Finanze della Finlandia, a cui non dispiace mescolare lavoro e piacere in 140 caratteri.
Phone conference with #Eurogroup colleagues today. After that doing what every Finn would do: #SmokeSauna. pic.twitter.com/zdPX1aaKi1
— Alexander Stubb (@alexstubb) July 17, 2015
Il ministro delle finanze finlandese Alexander Stubb - Nonostante il suo stile sia molto più pacato di quello del collega slovacco, la sua voce emerge egualmente nello spazio digitale. Forte di 229 mila seguaci, durante la crisi greca si è fatto notare per il vezzo di segnalare sulla piattaforma di microblogging il momento di inizio e di fine di ogni sessione dell'Eurogruppo. A differenza di Kažimír e Muscat, nei giorni della crisi sui social network ha mantenuto un profilo conciliante, invitando i protagonisti alla lucidità.
In the middle of a crisis it is always important to maintain a cool head and a warm heart. #problemsolving #4Europe
— Alexander Stubb (@alexstubb) July 15, 2015
L'approccio è meno diretto di quello di altri rappresentanti di paesi piccoli dell'Eurozona ma l'impatto è simile. Seppur con mezzi differenti, anche Stubb sa infatti sfruttare bene una caratteristica del contesto dell'informazione digitale, ovvero l'assenza di confini precisi tra i vari media. “E' un sistema ibrido nel quale le parole dette in uno spazio come Twitter possono avere un'eco su quello dei media tradizionali. Gli attori della politica internazionale più scafati sui social network sono ben consapevoli di questo”, conclude Valeriani.