Rete nei paesi poveri, critiche al progetto di Facebook

Mondo

Raffaele Mastrolonardo

Credit: Facebook
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Il piano Internet.org del social network per portare connessioni gratuite nei Paesi in via di sviluppo è criticato dalle associazioni per i diritti digitali. Viola la neutralità della rete, dicono, e mette a rischio la libertà di espressione

L'intenzione è buona, e glielo riconoscono più o meno tutti. Il problema semmai è come viene messa in pratica. E da questo punto di vista il partito di coloro che si dichiarano scettici su Internet.org, l'iniziativa filantropica di Facebook per portare l'accesso alla Rete anche nelle aree più povere del mondo, è sempre più nell'occhio del ciclone.
Nelle ultime settimane critiche al progetto sono arrivate sia dalla Electronic Frontier Foundation (EFF), storica associazione americana per la difesa dei diritti digitali, che da una lettera aperta firmata da 60 associazioni di 28 nazioni del globo. In entrambi i casi la richiesta è quella di correggere il tiro di un progetto che punta a ridurre il digital divide ma che così impostato, secondo i critici, viola la neutralità della rete e minaccia "la libertà di espressione, l'eguaglianza di opportunità, la sicurezza, la privacy e l'innovazione".

Non chiamatela Internet - A finire sotto la lente degli attivisti è l'impostazione stessa dell'iniziativa. Internet.org si basa infatti su una serie di accordi stretti da Facebook con alcuni operatori dei Paesi in via di sviluppo. Grazie a queste intese, gli utenti possono accedere attraverso i propri dispositivi mobili ad alcuni servizi web - come lo stesso Facebook, Wikipedia o BBC News – senza bisogno di sottoscrivere un abbonamento dati o senza che il traffico consumato per visitare questi siti sia contato nel piano dati dal cliente.
Proprio questo aspetto è considerato dalla EFF e da altre decine di organizzazioni problematico dal momento che l'utente può accedere solo ad una porzione limitata di Internet, fra l'altro stabilita arbitrariamente da Mark Zuckerberg e dai suoi partner. Questo fatto – dicono le associazioni - nega la neutralità della rete, che prevede che tutti i bit che scorrono nel network abbiano le stesse possibilità di raggiungere l'utente. “Questi accordi mettono a repentaglio la libertà di espressione e l'eguaglianza di opportunità – si legge nella lettera aperta – lasciando che siano i provider a decidere quali servizi Internet saranno privilegiati a scapito di altri, interferendo così con il libero flusso dell'informazione e con i diritti delle persone per quanto riguarda le reti”. Il risultato paradossale, si legge sempre nella missiva, è che i nuovi utenti rischiano di “restare imprigionati in un percorso verso la connettività ad Internet che finisce per allargare e non restringere il digital divide”.

Rischio pressioni - A dir la verità Facebook – che ha fatto sapere di avere già aiutato a connettersi 7 milioni di persone in sei Paesi differenti – sta cercando di venire incontro alle richieste dei suoi critici. Recentemente ha annunciato che metterà la sua piattaforma a disposizione di tutti gli sviluppatori che vogliano inserire i propri siti nel programma Internet.org ottenendo così la possibilità di raggiungere gli utenti gratuitamente.
Tuttavia, come ha fatto notare la EFF, anche questa soluzione porta con sé dei problemi. Per esempio, impone alcune specifiche ai servizi che vogliono aderire (per esempio il divieto di usare immagini superiori a 1 Mb o di inserire chiamate VoiP, o anche l'uso di Flash) continuando così a limitare l'esperienza di Internet degli utenti che beneficiano del progetto. Ma soprattutto, fa notare la EFF, il social network e i provider con cui stringe accordi continuano a ricoprire il ruolo di guardiani dell'accesso alla Rete (o almeno ad una porzione di essa) gratuita. Secondo l'organizzazione che protegge i diritti digitali, si tratta di una posizione scomoda perché espone l'azienda di Zuckerbger e i suoi partner alle pressioni di governi o di lobby che potrebbero spingere per lasciare fuori dall'accesso gratuito determinati contenuti. “In una parola – scrive l'associazione – Internet.org risulterebbe più facile da censurare dell'intera Internet”.

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