Bergoglio ricorda lo sterminio compiuto dall’impero ottomano nel 1915, "il primo genocidio del XX secolo". E aggiunge: "Cristiani uccisi anche oggi da indifferenza”. Ankara convoca nunzio apostolico: "Espresso disappunto per le parole del pontefice"
Su Twitter il ministro degli Esteri Mevlut Cavuysoglu definisce "inaccettabili" le parole di Papa, "che non sono fondate su dati storici e legali". Poi, le autorità convocano il nunzio apostolico per esprimere il loro "disappunto" e quindi richiamano il proprio ambasciatore presso la Santa Sede.
The Pope's statement, which is out of touch with both historical facts and legal basis, is simply unacceptable. +++
— Mevlüt Çavuşoğlu (@MevlutCavusoglu) 12 Aprile 2015
Bergoglio: questo è un tempo di guerra - Nella grande liturgia nella basilica vaticana, alla presenza del presidente armeno Serzh Sarksyan, dei tre patriarchi Nerses Bedros XIX Tarmouni, Karekin II e Aram I, e di fedeli armeni provenienti da tutto il mondo, Bergoglio non ha usato mezzi termini né un eccesso di diplomazia per riferirsi al "grande male", il massacro del 1915-16 che fece un milione e mezzo di vittime. E nel suo saluto iniziale si è lasciato guidare dalla constatazione che anche oggi, nel tempo di quella che chiama "terza guerra mondiale 'a pezzi'", "assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione". Ancora oggi "sentiamo il grido soffocato e trascurato" di tanti cristiani che "vengono pubblicamente e atrocemente uccisi - decapitati, crocifissi, bruciati vivi -, oppure costretti ad abbandonare la loro terra". Anche oggi "stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale e collettiva", dal "silenzio complice di Caino".
Il Papa: "Tre grandi tragedie inaudite del '900" - Ha quindi ricordato le "tre grandi tragedie inaudite" del '900: e la prima è quella che "generalmente viene considerata 'il primo genocidio del XX secolo'", che ha colpito il popolo armeno, "prima nazione cristiana". A perpetrare le altre due, il nazismo e lo stalinismo. Altri "stermini di massa" sono poi seguiti (Cambogia, Ruanda, Burundi, Bosnia), al punto che "sembra che l'umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente", che "rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore": e così si continua a "eliminare i propri simili, con l'aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori". E proprio ricordare "l'immane e folle sterminio" del popolo armeno è "necessario e doveroso", perché cancellare la "memoria" significa "tenere ancora aperta la ferita" e lasciarla "sanguinare".
Il Papa, dopo la messa in cui è stato proclamato "dottore della Chiesa" l'armeno San Gregorio di Narek (951-1003), ha rivolto un appello affinché "si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco" e perché "la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh", dove le tensioni contrappongono l'Armenia all'Azerbaigian.
Protesta della Turchia - Un appello alla distensione inascoltato, se è vero che subito dopo le parole del Papa sul "genocidio" armeno, il nunzio ad Ankara Antonio Lucibello è stato convocato dal Ministero degli Esteri per esprimere il "disappunto" e la protesta del governo turco. E nel pomeriggio la Turchia ha anche richiamato il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, Mehmet Pacaci. In una nota il ministero degli Esteri ha scritto che il popolo turco non riconosce la dichiarazione del Pontefice, "che è discutibile sotto tutti i punti di vista, che è basata sul pregiudizio, che distorce la storia e che riconduce il dolore sofferto in Anatolia nelle particolari circostanze della Prima Guerra Mondiale ai membri di una sola religione".