Il presidente nella città simbolo della lotta per i diritti civili dei neri Usa: "Discriminazione esiste ancora. Ci sono tanti ponti da attraversare". Intanto a Madison, nel Wisconsin, un agente è accusato di aver sparato a un 19enne nero disarmato
Il lavoro avviato dagli uomini e le donne di Selma non è completo, la marcia non è finita, è un errore comune suggerire che il razzismo è stato allontanato: "Basta aprire gli occhi per sapere che la storia razziale del Paese getta ancora un'ombra su di noi". Lo afferma il presidente Barack Obama a Selma, la città simbolo della lotta per i diritti civili dei neri americani.
"Selma, luogo che ha cambiato l'America" - "Dobbiamo riconoscere che il cambiamento dipende da noi, dalle nostre azioni, da quello che insegniamo ai nostri figli" ha proseguito il presidente americano. "Con questo sforzo possiamo assicurarci che il nostro sistema giudiziario funzioni per tutti, non per alcuni" ha detto."Ci sono posti in America dove il destino di questo Paese eè stato deciso, Selma è uno di questi".
"C'è ancora discriminazione nel Paese" - "Selma rappresenta il coraggio della gente ordinaria di fare cose straordinarie perché ritengono di poter cambiare il Paese", afferma Obama, sottolineando i progressi sul fronte razziale. "Rifiuto l'idea che nulla sia cambiato. Chi ritiene che nulla sia cambiato in 50 anni, dovrebbe chiedere a qualcuno che ha vissuto a Selma, Chicago o Los Angeles negli anni 1950" mette in evidenza, ammettendo però che c'è ancora strada da fare. "Nel perseguire la giustizia, non possiamo permetterci né compiacenza, né disperazione. Non abbiamo bisogno del rapporto di Ferguson per sapere" che c'è ancora discriminazione.
"Ancora molti ponti da attraversare" - "Rispettiamo il passato, ma non ci struggiamo per questo. Non abbiamo paura del futuro, cerchiamo di impadronircene" continua Obama a Selma. E rivolgendosi agli americani aggiunge: "Ci sono primi passi da fare e più ponti da attraversare". Il riferimento è al ponte Edmund Pettus, teatro del 'Bloody Sunday' quando, il 7 marzo del 1965, 600 dimostranti neri in marcia furono caricati da poliziotti bianchi con manganelli e gas lacrimogeni.
Resta alta la tensione sulle questioni razziali - La presenza a Selma di Obama ha un'importante valenza, anche storica: è il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti e in qualche modo simbolo della marcia dei diritti civili dei neri in America. L'anniversario cade in un periodo segnato in modo drammatico da tanti episodi di cronaca legati al razzismo, non da ultimo l'uccisione di un ragazzo 19enne afroamericano da parte di un agente di polizia a Madison, nel Wisconsin. Nel mirino l'operato dell'agente, che avrebbe sparato su un ragazzo disarmato, con la rabbia e la tensione che rischia di sfociare in violenza. Nella memoria degli americani è ancora fresco il ricordo dei fatti di Ferguson, quando un altro poliziotto, bianco, uccise un ragazzo di colore, dando il via a proteste durate settimane. "Ciò che è accaduto a Ferguson non è un caso isolato" ha detto il presidente Usa prima di partire per Selma.
Cinquant'anni fa la storica marcia:
"Selma, luogo che ha cambiato l'America" - "Dobbiamo riconoscere che il cambiamento dipende da noi, dalle nostre azioni, da quello che insegniamo ai nostri figli" ha proseguito il presidente americano. "Con questo sforzo possiamo assicurarci che il nostro sistema giudiziario funzioni per tutti, non per alcuni" ha detto."Ci sono posti in America dove il destino di questo Paese eè stato deciso, Selma è uno di questi".
"C'è ancora discriminazione nel Paese" - "Selma rappresenta il coraggio della gente ordinaria di fare cose straordinarie perché ritengono di poter cambiare il Paese", afferma Obama, sottolineando i progressi sul fronte razziale. "Rifiuto l'idea che nulla sia cambiato. Chi ritiene che nulla sia cambiato in 50 anni, dovrebbe chiedere a qualcuno che ha vissuto a Selma, Chicago o Los Angeles negli anni 1950" mette in evidenza, ammettendo però che c'è ancora strada da fare. "Nel perseguire la giustizia, non possiamo permetterci né compiacenza, né disperazione. Non abbiamo bisogno del rapporto di Ferguson per sapere" che c'è ancora discriminazione.
"Ancora molti ponti da attraversare" - "Rispettiamo il passato, ma non ci struggiamo per questo. Non abbiamo paura del futuro, cerchiamo di impadronircene" continua Obama a Selma. E rivolgendosi agli americani aggiunge: "Ci sono primi passi da fare e più ponti da attraversare". Il riferimento è al ponte Edmund Pettus, teatro del 'Bloody Sunday' quando, il 7 marzo del 1965, 600 dimostranti neri in marcia furono caricati da poliziotti bianchi con manganelli e gas lacrimogeni.
Resta alta la tensione sulle questioni razziali - La presenza a Selma di Obama ha un'importante valenza, anche storica: è il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti e in qualche modo simbolo della marcia dei diritti civili dei neri in America. L'anniversario cade in un periodo segnato in modo drammatico da tanti episodi di cronaca legati al razzismo, non da ultimo l'uccisione di un ragazzo 19enne afroamericano da parte di un agente di polizia a Madison, nel Wisconsin. Nel mirino l'operato dell'agente, che avrebbe sparato su un ragazzo disarmato, con la rabbia e la tensione che rischia di sfociare in violenza. Nella memoria degli americani è ancora fresco il ricordo dei fatti di Ferguson, quando un altro poliziotto, bianco, uccise un ragazzo di colore, dando il via a proteste durate settimane. "Ciò che è accaduto a Ferguson non è un caso isolato" ha detto il presidente Usa prima di partire per Selma.
Cinquant'anni fa la storica marcia: