Seattle: su YouTube i video della polizia in azione

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Raffaele Mastrolonardo

Un fotogramma di uno dei video realizzati dalle videocamere indossabili della polizia di Seattle.
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Mentre il comportamento delle forze dell'ordine nei confronti di cittadini afro-americani è spesso sotto accusa, nella città americana si sperimentano le telecamere indossate dagli agenti. I filmati, muti e oscurati per la privacy, sono caricati online

Alcune immagini mostrano l'ammanettamento di un individuo. Altre l'interrogatorio di una donna. Altre ancora permettono di distinguere un agente di servizio nei pressi di un centro commerciale. Una serie di clip, poi, documentano l'attività di sorveglianza e controllo durante le proteste in occasione dell'ultimo Martin Luther King Day. Le sequenze in questione sono disponibili su YouTube e a caricarle sulla piattaforma non sono stati utenti qualsiasi ma la Polizia di Seattle. I video, infatti, sono stati girati dagli stessi poliziotti, o meglio dalle videocamere che indossano quando sono in servizio e registrano tutto quello che accade intorno al soggetto.

Riprese e successiva condivisione online fanno parte di un progetto pilota per capire se il ricorso a simili strumenti può aiutare il lavoro delle forze dell'ordine ed evitare polemiche e manifestazioni di piazza come quelle che si sono succedute a partire dall'estate scorsa a Ferguson, nel Missouri, quando Michael Brown, un giovane afroamericano, è stato ucciso dalla Polizia. E proprio nelle ultime ore a Madison, in Winsconsin, si è registrato un nuovo episodio di un giovane nero disarmato che sarebbe stato ucciso da un agente.

Muti e sfuocati - La sperimentazione di Seattle (che non è l'unica in corso)  vede coinvolti 12 agenti che utilizzano dispositivi di ripresa di due produttori differenti. Come spiegato dalle autorità, l'obiettivo è “utilizzare le riprese come prova nei confronti dei sospetti e aiutare il monitoraggio del comportamento degli agenti”. I video caricati su YouTube sono muti (per registrare l'audio è necessario il consenso degli interessati) e sfuocati per proteggere la privacy delle persone coinvolte. La visione dunque non è piacevole né chiara anche se si possono cogliere le dinamiche delle azioni portate avanti. In una clip, per esempio, si può distinguere l'ammanettamento di una persona (minuto 6.44).

Un video girato dalla Polizia di Seattle




Un aiuto dagli hacker – Il processo di offuscamento delle immagini, necessario per ottemperare alla legislazione sulla privacy dello stato di Washington, è frutto di un'inedita collaborazione tra hacker e poliziotti. Il sistema impiegato per impedire automaticamente il riconoscimento delle persone che appaiono nelle sequenze è stato infatti messo a punto nel corso di un hackathon, un evento nel quale le forze dell'ordine della città hanno coinvolto programmatori e "smanettoni" per trovare una risposta tecnica al problema.

Curiosamente, lo sviluppatore di software accreditato della soluzione infine adottata, il 24enne Timothy A. Clemans, è proprio una delle persone che ha fatto emergere la questione. Come riporta il quotidiano Seattle Times, fu lo stesso Clemens lo scorso novembre a effettuare ben 30 richieste di accesso alle informazioni prodotte dagli agenti impegnati in chiamate di emergenza: dettagli sulle telefonate, rapporti scritti e anche eventuali video ripresi dalle telecamere in dotazione. Il giovane rinunciò alle richieste quando la polizia accettò di incontrarlo per discutere di come rendere disponibili quelle informazioni in modo che non violassero i diritti alla riservatezza dei soggetti coinvolti. L'idea dell'hackathon nacque in quell'occasione.
Nel complesso, la polizia di Seattle ha registrato negli ultimi 5 anni 1,5 milioni di video pari a 364 terabyte di spazio, per lo più realizzati dalla telecamere di cui sono equipaggiate le vetture di servizio e da quelle utilizzate per gli interrogatori di vittime, testimoni e sospetti. Con l'adozione di videocamere indossabili queste cifre sono destinate ad aumentare. Anche per questo le forze dell'ordine hanno bisogno di soluzioni automatiche che rendano i video sufficientemente anonimi da poter essere diffusi pubblicamente in caso di richiesta.

Un altro video realizzato dalla Polizia di Seattle



Un tema pressante – La questione delle videocamere per riprendere l'operato delle forze di Polizia è diventata sempre più pressante dopo i fatti di Ferguson dello scorso agosto, quando un giovane afroamericano disarmato fu ucciso dalla polizia. Nei giorni e nelle settimane seguiti all'evento la richiesta di un simile provvedimento era stata avanzata da commentatori, attivisti per i diritti civili e dalla stessa famiglia di Brown. A dicembre l'amministrazione Obama ha annunciato investimenti per 263 milioni di dollari in tre anni per l'addestramento delle forze dell'ordine e per aumentare la diffusione di videocamere indossabili tra i poliziotti in servizio.

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