Le giovani, fondatrici del Progetto Horryaty che raccogliere aiuti destinati alla popolazione civile, erano state rapite il 31 luglio scorso. Palazzo Chigi conferma la notizia del rilascio con un tweet. Farnesina: "Intenso lavoro di squadra dell'Italia"
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono libere, torneranno presto in Italia
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) 15 Gennaio 2015
Le famiglie: gioia grande - Parenti, amici, l'Italia intera tirano così un respiro di sollievo. Si può dunque mettere fine a oltre cinque mesi di paura culminata in un filmato di 23 secondi pubblicato il 31 dicembre su YouTube, ma con data 17 dicembre, in cui le due volontarie supplicavano il governo italiano di riportarle a casa: "Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise".
E' stato Matteo Renzi a telefonare ai genitori di Greta per dire che era stata liberata insieme all'amica Vanessa. Pochi secondi di incredulità, poi è esplosa la gioia incontenibile nella villetta a Gavirate, un paese affacciato sul lago di Varese, dove vive la famiglia. "E' un momento di grande felicità" racconta il fratello della ragazza. "Era la notizia che aspettavo da tempo" ha invece detto da Brembate, nel bergamasco, Salvatore Marzullo, papà di Vanessa. Emozione anche in Aula alla Camera dei Deputati dove, all'annuncio del ministro Boschi, dagli scranni si è levato un applauso unanime (VIDEO).
Polemiche - Secondo la tv di Dubai al Aan, per la liberazione delle due italiane sarebbe stato pagato un riscatto di 12 milioni di dollari. Se il pagamento fosse confermato "sarebbe uno schifo", dice il leader del Carroccio Matteo Salvini. Non c'è nessuna fonte però che conferma che ci sia stato uno scambio di questo tipo. "Da quasi 4 anni la Siria è in guerra civile - afferma a Sky TG24 il giornalista del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi - e come in tutte le aree di guerra civile, operano banditi. Qui il reddito medio mensile è di 20, 30 dollari al mese. La gente muore di fame, non ci sono medicine non c'è benzina" (VIDEO).
Ancora buio su Dall'Oglio e Loporto - Dopo la liberazione delle due giovani volontarie lombarde, restano due gli italiani scomparsi all'estero e dei quali da tempo non si hanno più notizie: il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto e il gesuita romano padre Paolo Dall'Oglio.
Di Lo Porto si sono completamente perse le tracce dal 19 gennaio 2012, quando scomparve nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. L'uomo, 39 anni, si trovava nella regione per la ong Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo) e si occupava della costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab. Per padre Dall'Oglio, 60 anni, rapito in Siria a fine luglio 2013, le ultime informazioni risalgono a circa un mese fa, quando fonti siriane lo davano per detenuto in una delle prigioni dell'Isis a Raqqa. Una circostanza che non aveva trovato conferme da parte del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.