Ferguson, poliziotto non sarà incriminato. Scontri in strada

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Per il Grand Jury non ci sono prove sufficienti per il rinvio a giudizio dell'agente che il 9 agosto sparò e uccise Mike Brown, 18enne afroamericano e disarmato. Esplode la rabbia. Ferito un uomo delle forze dell'ordine. FOTO e VIDEO

Ferguson è in fiamme dopo la decisione del Grand Jury di non rinviare a giudizio Darren Wilson, il poliziotto che il 9 agosto scorso uccise il 18enne afroamericano e disarmato Michael Brown (IL CASO). La polizia ha arrestato 61 persone nelle violenze che hanno visto oltre una decina di edifici in fiamme così come diverse auto e negozi saccheggiati (LE FOTOI VIDEO). Un agente di polizia, inoltre, è rimasto ferito negli scontri.

Il poliziotto non sarà incriminato - Questo, in sintesi, il bilancio di una notte di rabbia e violenza a Ferguson. Rabbia dilagata in tutti gli Usa dopo che il Grand Jury ha deciso che non sarà incriminato Darren Wilson, il 28enne agente di polizia bianco che il 9 agosto 2014 ha ucciso il 18enne afroamericano. Intorno alle 20.30 (le 2.30 del 25 novembre in Italia), dopo una suspense durata più di tre giorni, il pubblico ministero Robert McCulloch, ha annunciato la decisione presa dai giudici dopo aver ascoltato oltre 60 testimoni, esaminato i referti autoptici e vagliato ogni possibile prova, argomentandola puntigliosamente e puntando il dito contro le "contraddittorie" testimonianze rilanciate dai media. "Il compito del Grand Jury - ha ammonito - è quello di separare i fatti dalla fiction".

Il dolore della famiglia di Michael Brown- "Siamo profondamente delusi per il fatto che l'assassino di nostro figlio non dovrà rispondere delle sue azioni", sono state le prime parole della famiglia Brown. 

Esplode la rabbia - Ma insieme al dolore è esplosa la collera. E non solo a Ferguson. Anche nella principali città americane: New York, Seattle, Los Angeles, Chicago, Cleveland, Oklahoma City, Oakland e Pittsburgh (FOTO). E a sorpresa è intervenuto in diretta tv Barack Obama che ha invitato ad accettare la sentenza e ha esortato i manifestanti a protestare pacificamente e invitando la polizia a "mostrare moderazione". "C'è una profonda sfiducia tra la polizia e la comunità afroamericana - ha aggiunto - E questa è l'eredità di una lunga storia di discriminazione nel nostro Paese. E' necessario riconoscere come la situazione di Ferguson parla all'intero Paese e mostra le più ampie sfide che noi ancora affrontiamo come nazione".

"Mani in alto", le proteste in strada - Ma sono migliaia le persone scese in piazza in tutto il Paese. Oltre agli scontri e alle violenze, sono stati tanti i cortei pacifici che hanno invaso strade e piazze del Paese al grido di "Hands up, don't shoot" (mani alzate, non sparate). Lo slogan gridato dalla folla si riferisce al fatto che, secondo alcune testimonianze, quando il poliziotto sparò a Brown, il giovane afroamericano aveva le mani alzate. Mille persone si sono radunate a New York, a Union Square e un corteo spontaneo ha poi occupato Times Square, piazza simbolo del cuore di Manhattan. A Washington invece almeno 300 persone si sono ritrovate davanti alla Casa Bianca, unite dallo slogan 'No Justice, No Peace'.

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