Transparency International ha lanciato una banca dati interattiva che permette di tracciare le entrate dei rappresentanti a Bruxelles provenienti da consulenze e doppi incarichi. Anche per rilevare potenziali conflitti di interesse
Più di un euro-parlamentare su due svolge un lavoro extra rispetto a quello per cui è stato eletto. E, in molti casi, non si tratta di attività di poco conto: se si sommano tutte le entrate generate dalle attività multiple dei nostri rappresentanti a Bruxelles, si ottiene una cifra che arriva fino a 18,3 milioni di euro all’anno.
Sono questi i principali dati che emergono da Integrity Watch, nuovo database realizzato per monitorare i guadagni di chi siede nei banchi dell’euro-parlamento, nell’ottica di una maggiore trasparenza per i cittadini, oltre che per mettere in luce potenziali conflitti di interesse.
Un database interattivo - Il sito è stato promosso dall’organizzazione non governativa Transparency International e si presenta come un database interattivo che permette di navigare nelle dichiarazioni degli euro-parlamentari e di visualizzare i dati relativi alle loro dichiarazioni finanziarie in comodi grafici e tabelle. Ad esempio, bastano pochi click per scoprire quale rappresentante somma più incarichi extra: si tratta della francese Nathalie Griesbeck che dichiara ben 68 attività esterne. Al terzo posto troviamo un italiano: è Renato Soru, eletto in Sardegna tra le fila del Partito Democratico. In qualità di Presidente CEO di Tiscali SPA, Soru dichiara di guadagnare più di 10.000 euro al mese. Nel database non è possibile trovare la cifra esatta, dal momento che i moduli del di Bruxelles chiedono solo di indicare la forbice delle entrate extra e “10.000 o più” è quella maggiore.
Sono solo 12 gli euro-parlamentari che dichiarano di superare questa cifra, mentre la maggior parte (175) si trova nella forbice 0-500 euro l’anno.
Come funziona - Per facilitare la consultazione del database è stato elaborato anche un “External Activity Indicator” (EAI); più alto è il valore numerico, maggiori sono entrate e il numero di lavori multipli gestiti dal parlamentare. E’ inoltre possibile cambiare le variabili e così visualizzare i risultati in base al partito di appartenenza, l’età e il paese di provenienza.
Bisogna, invece, entrare dentro le singole schede per visualizzare le informazioni su altri mandati, la partecipazione a comitati o consigli di amministrazione e le altre attività occasionali.
Raccomandazioni di Transparency International - Va detto, comunque, che non tutti gli euro-parlamentari hanno adeguatamente compilato la scheda sulle attività finanziarie che i nuovi eletti avevano l’obbligo di consegnare entro il 3 Luglio 2014. A ciò si aggiunge una generale “mancanza di trasparenza”, come sottolinea Carl Dolan, direttore di Transaprency International Eu, ricordando che, “sebbene nel database ci siano 1210 attività, il modo in cui sono state dichiarate (usando termini come “consulente”, “freelance”, “manager” o abbreviazioni come “RvC FMO” o “ASDCAM”) non permette di valutare i potenziali conflitti di interesse”. E’ per questo che, gli esperti dell’organizzazione non governativa chiedono che vengano “incrementati i controlli sulle dichiarazioni” e che “le false dichiarazioni portino a sanzioni”. Inoltre bisognerebbe nominare un “comitato etico indipendente” per “monitorare la conformità alle regole e stabilire raccomandazioni obbligatorie per sanzioni in caso di false dichiarazioni”.
Sono questi i principali dati che emergono da Integrity Watch, nuovo database realizzato per monitorare i guadagni di chi siede nei banchi dell’euro-parlamento, nell’ottica di una maggiore trasparenza per i cittadini, oltre che per mettere in luce potenziali conflitti di interesse.
Un database interattivo - Il sito è stato promosso dall’organizzazione non governativa Transparency International e si presenta come un database interattivo che permette di navigare nelle dichiarazioni degli euro-parlamentari e di visualizzare i dati relativi alle loro dichiarazioni finanziarie in comodi grafici e tabelle. Ad esempio, bastano pochi click per scoprire quale rappresentante somma più incarichi extra: si tratta della francese Nathalie Griesbeck che dichiara ben 68 attività esterne. Al terzo posto troviamo un italiano: è Renato Soru, eletto in Sardegna tra le fila del Partito Democratico. In qualità di Presidente CEO di Tiscali SPA, Soru dichiara di guadagnare più di 10.000 euro al mese. Nel database non è possibile trovare la cifra esatta, dal momento che i moduli del di Bruxelles chiedono solo di indicare la forbice delle entrate extra e “10.000 o più” è quella maggiore.
Sono solo 12 gli euro-parlamentari che dichiarano di superare questa cifra, mentre la maggior parte (175) si trova nella forbice 0-500 euro l’anno.
Come funziona - Per facilitare la consultazione del database è stato elaborato anche un “External Activity Indicator” (EAI); più alto è il valore numerico, maggiori sono entrate e il numero di lavori multipli gestiti dal parlamentare. E’ inoltre possibile cambiare le variabili e così visualizzare i risultati in base al partito di appartenenza, l’età e il paese di provenienza.
Bisogna, invece, entrare dentro le singole schede per visualizzare le informazioni su altri mandati, la partecipazione a comitati o consigli di amministrazione e le altre attività occasionali.
Raccomandazioni di Transparency International - Va detto, comunque, che non tutti gli euro-parlamentari hanno adeguatamente compilato la scheda sulle attività finanziarie che i nuovi eletti avevano l’obbligo di consegnare entro il 3 Luglio 2014. A ciò si aggiunge una generale “mancanza di trasparenza”, come sottolinea Carl Dolan, direttore di Transaprency International Eu, ricordando che, “sebbene nel database ci siano 1210 attività, il modo in cui sono state dichiarate (usando termini come “consulente”, “freelance”, “manager” o abbreviazioni come “RvC FMO” o “ASDCAM”) non permette di valutare i potenziali conflitti di interesse”. E’ per questo che, gli esperti dell’organizzazione non governativa chiedono che vengano “incrementati i controlli sulle dichiarazioni” e che “le false dichiarazioni portino a sanzioni”. Inoltre bisognerebbe nominare un “comitato etico indipendente” per “monitorare la conformità alle regole e stabilire raccomandazioni obbligatorie per sanzioni in caso di false dichiarazioni”.