"Non sei un prodotto" lo slogan della piattaforma social che promette maggiore tutela della privacy e pubblicità meno invasiva. Migliaia le nuove iscrizioni, ma non è il primo sito che prova a insidiare il trono di Mark Zuckerberg
di Raffaele Mastrolonardo
“Non sei un prodotto”. La scorsa settimana lo aveva detto Apple nel suo tentativo di differenziarsi da rivali come Google sul terreno della privacy. Oggi, lo stesso slogan è una delle ragioni della popolarità di Ello, social network che sta vivendo in questi giorni il suo momento di gloria con migliaia di persone (fino a 30 mila all'ora, secondo l'azienda) che chiedono di iscriversi. Alla base dell'interesse suscitato dalla piattaforma c'è un manifesto che illustra l'intenzione di costruire una rete sociale il cui modello di business non si baserebbe sulla vendita di informazioni personali agli inserzionisti e in cui le interazioni che si svolgono sul sito non sarebbero costantemente monitorate e registrate. Insomma, qualcosa di diverso dagli altri social network dove – si legge nel manifesto - l'utente “è il prodotto che è comprato e venduto”.
Un successo improvviso – Il sito, a cui si accede solo tramite invito, è online dalla primavera scorsa ma solo negli ultimi giorni ha registrato un'impennata di richieste di adesione. A contribuire a questa ondata di notorietà è stata la recente decisione di Facebook di sospendere gli account di alcune “drag queen” se queste non avessero utilizzato il proprio vero nome come impone il regolamento del social network di Mark Zuckerberg. La richiesta ha innervosito non poco la comunità gay e transgender all'interno della quale sono molti coloro che preferiscono, anche per ragioni di sicurezza, utilizzare soprannomi e nomi d'arte. Simile esigenza hanno infatti anche gli attivisti residenti in Paesi in cui i diritti umani non sono rispettati. Il flusso verso Ello è esploso dopo che il magazine DailyDot lo ha indicato come una delle possibili destinazioni per la comunità omosessuale impegnata in quello che la testata giornalistica ha definito “il grande esodo gay da Facebook”. Facebook si è infine scusato, promettendo revisioni alla sua policy senza però specificare quali.
Più privacy, zero pubblicità? – Ciò che rende Ello uno spazio potenzialmente appetibile sono le sue regole sulla privacy e sul comportamento degli iscritti. Come è spiegato sul sito, il servizio non ospita pubblicità, non vende i dati degli utenti a soggetti terzi e segue una pratica di “tolleranza zero” nei confronti degli abusi e delle molestie digitali. Inoltre, ritiene esplicitamente “immorale” la raccolta e la vendita di informazioni personali a “scopo di profitto”. Tuttavia, come è specificato nei termini di servizio, non si tratta di principi assoluti. Ello potrebbe passare le informazioni a terzi se autorizzata dall'utente o se obbligato dalla legge. O, ancora, potrebbe condividerle con società che gestiscono transazioni economiche nel caso l'iscritto effettuasse acquisti attraverso la piattaforma.
In assenza di pubblicità, il modello di business di Ello prevede di far pagare per funzionalità e servizi aggiuntivi. Secondo chi l'ha provato, il prodotto sarebbe molto grezzo, con parecchie funzionalità ancora da attivare e numerosi problemi di utilizzo.
I precedenti – Ello si inserisce in una tendenza che vede gli utenti dei servizi online sempre più attenti alla propria privacy. Questa evoluzione della percezione dei frequentatori dei social media ha spinto alla nascita di app e siti che garantiscono l'anonimato e ha costretto i grandi colossi della Rete e della tecnologia a modificare le proprie regole e a introdurre opzioni che garantiscano maggiormente la sicurezza dei dati personali.
Resta da vedere se Ello continuerà a crescere e se un giorno riuscirà magari a insidiare Facebook. I precedenti non depongono a suo favore. La lista dei tentativi più o meno “alternativi” che hanno provato a ritagliarsi una nicchia senza riuscirci è lunga. Diaspora, la piattaforma distribuita nata con l'obiettivo di costruire un social network che fosse di proprietà degli utenti, non ha ottenuto la presa sperata. Path, servizio che limita a 150 il numero di contatti per utente e non ospita pubblicità, non ha ancora ottenuto il successo auspicato. Più recentemente, una potenziale alternativa a Facebook è arrivata dall'Islanda dove è stato lanciato Vivaldi, servizio che fa della sicurezza la propria ragion d'essere.
Di certo, come è stato osservato in questi giorni, l'esigenza di un'alternativa a Facebook sembra essere periodicamente avvertita dagli utenti anche se finora non è mai stata soddisfatta. In futuro, chissà. Dopo tutto, c'è anche chi prevede che il declino di Facebook inizierà prima di quanto non si creda.
“Non sei un prodotto”. La scorsa settimana lo aveva detto Apple nel suo tentativo di differenziarsi da rivali come Google sul terreno della privacy. Oggi, lo stesso slogan è una delle ragioni della popolarità di Ello, social network che sta vivendo in questi giorni il suo momento di gloria con migliaia di persone (fino a 30 mila all'ora, secondo l'azienda) che chiedono di iscriversi. Alla base dell'interesse suscitato dalla piattaforma c'è un manifesto che illustra l'intenzione di costruire una rete sociale il cui modello di business non si baserebbe sulla vendita di informazioni personali agli inserzionisti e in cui le interazioni che si svolgono sul sito non sarebbero costantemente monitorate e registrate. Insomma, qualcosa di diverso dagli altri social network dove – si legge nel manifesto - l'utente “è il prodotto che è comprato e venduto”.
Un successo improvviso – Il sito, a cui si accede solo tramite invito, è online dalla primavera scorsa ma solo negli ultimi giorni ha registrato un'impennata di richieste di adesione. A contribuire a questa ondata di notorietà è stata la recente decisione di Facebook di sospendere gli account di alcune “drag queen” se queste non avessero utilizzato il proprio vero nome come impone il regolamento del social network di Mark Zuckerberg. La richiesta ha innervosito non poco la comunità gay e transgender all'interno della quale sono molti coloro che preferiscono, anche per ragioni di sicurezza, utilizzare soprannomi e nomi d'arte. Simile esigenza hanno infatti anche gli attivisti residenti in Paesi in cui i diritti umani non sono rispettati. Il flusso verso Ello è esploso dopo che il magazine DailyDot lo ha indicato come una delle possibili destinazioni per la comunità omosessuale impegnata in quello che la testata giornalistica ha definito “il grande esodo gay da Facebook”. Facebook si è infine scusato, promettendo revisioni alla sua policy senza però specificare quali.
Più privacy, zero pubblicità? – Ciò che rende Ello uno spazio potenzialmente appetibile sono le sue regole sulla privacy e sul comportamento degli iscritti. Come è spiegato sul sito, il servizio non ospita pubblicità, non vende i dati degli utenti a soggetti terzi e segue una pratica di “tolleranza zero” nei confronti degli abusi e delle molestie digitali. Inoltre, ritiene esplicitamente “immorale” la raccolta e la vendita di informazioni personali a “scopo di profitto”. Tuttavia, come è specificato nei termini di servizio, non si tratta di principi assoluti. Ello potrebbe passare le informazioni a terzi se autorizzata dall'utente o se obbligato dalla legge. O, ancora, potrebbe condividerle con società che gestiscono transazioni economiche nel caso l'iscritto effettuasse acquisti attraverso la piattaforma.
In assenza di pubblicità, il modello di business di Ello prevede di far pagare per funzionalità e servizi aggiuntivi. Secondo chi l'ha provato, il prodotto sarebbe molto grezzo, con parecchie funzionalità ancora da attivare e numerosi problemi di utilizzo.
I precedenti – Ello si inserisce in una tendenza che vede gli utenti dei servizi online sempre più attenti alla propria privacy. Questa evoluzione della percezione dei frequentatori dei social media ha spinto alla nascita di app e siti che garantiscono l'anonimato e ha costretto i grandi colossi della Rete e della tecnologia a modificare le proprie regole e a introdurre opzioni che garantiscano maggiormente la sicurezza dei dati personali.
Resta da vedere se Ello continuerà a crescere e se un giorno riuscirà magari a insidiare Facebook. I precedenti non depongono a suo favore. La lista dei tentativi più o meno “alternativi” che hanno provato a ritagliarsi una nicchia senza riuscirci è lunga. Diaspora, la piattaforma distribuita nata con l'obiettivo di costruire un social network che fosse di proprietà degli utenti, non ha ottenuto la presa sperata. Path, servizio che limita a 150 il numero di contatti per utente e non ospita pubblicità, non ha ancora ottenuto il successo auspicato. Più recentemente, una potenziale alternativa a Facebook è arrivata dall'Islanda dove è stato lanciato Vivaldi, servizio che fa della sicurezza la propria ragion d'essere.
Di certo, come è stato osservato in questi giorni, l'esigenza di un'alternativa a Facebook sembra essere periodicamente avvertita dagli utenti anche se finora non è mai stata soddisfatta. In futuro, chissà. Dopo tutto, c'è anche chi prevede che il declino di Facebook inizierà prima di quanto non si creda.