750mila firme per Arturo, l’orso triste più famoso del web

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Il sostegno di PETA su Twiiter.
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E' l’ultimo esemplare di orso polare dello zoo di Mendoza, in Argentina, e la sua salute risente del clima poco favorevole. Ora, una petizione online cerca per lui una nuova casa. E la solidarietà è arrivata anche da parte di star e politici

di Floriana Ferrando

750 mila. Sono le firme raccolte da una petizione online a sostegno di Arturo, l’ultimo esemplare di orso polare dello zoo di Mendoza, in Argentina. La sua salute risente del clima poco favorevole in cui vive, così le associazioni animaliste (nonché politici e celebrità) si sono mobilitati per farlo trasferire in un parco più adatto alle sue esigenze. Ma non si è ancora giunti a un accordo. E nel frattempo Arturo è diventato una piccola celebrità virtuale.

“L’orso più triste del mondo” – La stampa mondiale lo ha battezzato così perché Arturo, come spiegano gli esperti, ha il comportamento tipico di un animale depresso. Tutto è iniziato due anni fa quando la sua compagna, Pelusa, è morta lasciandolo in totale solitudine, ma a peggiorare lo stato psicologico dell’animale, si legge sulle pagine dell’Huffington Post, sono le “deplorevoli condizioni” in cui è costretto a vivere, confinato in un recinto di cemento, dove le temperature estive superano i 40 gradi. A testimoniare le condizioni dell’orso polare c’è un video, molto eloquente, diffuso su YouTube:



Maria Fernanda Arentsen, professoressa presso l'Université de Saint-Boniface, commenta così: “Si può notare che sta impazzendo. Si muove come fanno gli orsi polari quando sono pesantemente sotto stress. Io sono di Mendoza. So quanto caldo faccia in estate. Non ha modo di sfuggire all’afa. Sembra così triste… Sembra sofferente”.

La petizione – La mobilitazione ha preso il via online sul portale Change.org, dove si può sottoscrivere la petizione volta a sostenere il trasferimento di Arturo presso l’Assiniboine Park Zoo di Winnipeg, in Canada, in condizioni più adatte alla sua natura. “Supplichiamo le personalità politiche di intervenire e chiediamo ai funzionari dello zoo di Mendoza che tengono prigioniero l’orso polare Arturo di accettare il suo trasferimento, così che possa vivere in condizioni a lui più adeguate”, si legge online, dove è riportato il caso di un esemplare della stessa specie che nel 2012 “è morto a Buenos Aires a causa del caldo, provocando imbarazzo in Argentina e nella comunità internazionale”. Le firme raccolte, al 28 luglio, hanno attualmente superato la soglia delle 750 mila. 

Dal 2013 ad oggi – A ben guardare, la questione non è affatto una novità: la petizione è stata lanciata lo scorso anno ma è tornata in auge negli ultimi mesi grazie ai social network, dove celebrità e personalità politiche hanno espresso il loro sostegno alla causa, riportando in primo piano la questione sulla stampa americana. Fra le star intervenute online ci sono la cantante Cher (che si rivolge direttamente alla presidente argentina), la modella statunitense Olivia Munn e pure il dirigente nazionale del Partito repubblicano Usa Newt Gingrich.





C’è da sperare che l’interessamento di personalità note possa dare un buon contributo alla mobilitazione, considerando che nel corso di un anno non è stato ancora ottenuto il trasferimento. Lo scorso febbraio lo zoo canadese aveva cercato un accordo con i colleghi di Mendoza, rendendosi disponibile ad ospitare Arturo, ma la proposta è stata rifiutata. La motivazione? Un viaggio di due giorni e l’anestesia potrebbero essere fatali per un orso anziano e già debilitato, come riportato sulle pagine della CBC News. Tuttavia c’è chi non intende arrendersi, come Rob Laidlaw che dallo staff dello zoo canadese commenta: "Penso che valga la pena correre il rischio, perché Arturo allo stato attuale è ormai un morto che cammina".

La partecipazione della rete – Intanto, mentre Change.org accoglie nuovi sostenitori, il web è diventato un ottimo mezzo per promuovere l’iniziativa. Su Facebook la pagina “Save Polar Bear Arthur” raccoglie il consenso degli utenti, mentre gli hashtag #arturo e #FreeArturo impazzano su Twitter.

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