Gaza, continua l'avanzata di Israele. I morti sono oltre 340

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Nel dodicesimo giorno di offensiva prosegue l'operazione via terra dell'esercito israeliano. Hamas risponde con altri lanci di razzi. Scontri sul confine. Gli sfollati palestinesi sono oltre 55mila, più di 2mila i feriti. Abu Mazen vedrò capo Hamas

Sono oltre 330 le vittime dall’inizio dell’offensiva israeliana a Gaza, partita 12 giorni fa. L’esercito di Israele prosegue sia con i raid aerei sia con l’invasione via terra della Striscia. Hamas risponde con il lancio di razzi. Sul confine ci sarebbero anche scontri a fuoco tra le due fazioni. E mentre continuano gli sforzi della diplomazia internazionale, sale anche il numero dei feriti e dei palestinesi sfollati.

Vittime, feriti e sfollati - Il bilancio delle vittime a Gaza parla di oltre 340 morti e circa 2.300 feriti. Una ventina di palestinesi sarebbero stati uccisi nelle scorse ore dai tiri dei carri armati israeliani. Tra questi anche una donna all’uscita di una moschea di Khan Younes, nel sud della Striscia. Cinque corpi, poi, sarebbero stati estratti dalle rovine di una casa colpita dal fuoco a Khan Yunes. E mentre Israele ordina agli abitanti di numerose località della Striscia di sgomberare le abitazioni, il numero di palestinesi sfollati negli edifici dell'Unrwa (l'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi) è arrivato a 55mila e continua a salire di ora in ora.

La risposta di Hamas - Non si ferma, intanto, il lancio di razzi da parte di Hamas verso le città israeliane. Un civile sarebbe stato ucciso da un missile sparato da Gaza ed esploso in un insediamento di beduini nel Neghev. Sirene di allarme risuonano in varie zone e centinaia di migliaia di israeliani sono nei rifugi. Scontri a fuoco tra militari israeliani e militanti di Hamas, poi, sarebbero in corso sul confine. I soldati dello Stato ebraico hanno dichiarato di aver ucciso “uno o più terroristi” che cercavano di infiltrarsi in territorio israeliano. Il movimento islamista, invece, ha fatto sapere di aver centrato un carro armato nemico e di essere riuscito a penetrare in Israele. L'esercito israeliano ha confermato che due suoi soldati sono stati uccisi nella Striscia di Gaza nello scontro a fuoco con alcun miliziani che erano riusciti ad aprire una breccia nel reticolato che segna il confine.

Israele: “Oltre 2.300 obiettivi colpiti” - Un portavoce militare israeliano ha raccontato che dall'inizio dell'operazione “Margine protettivo” sono stati oltre 2.300 gli “obiettivi terroristici” colpiti a Gaza dall'esercito: 1.137 sarebbero strutture di lancio dei razzi, 92 basi di addestramento e accampamenti di militanti, 52 depositi di armi e 270 tunnel “usati per intenti terroristici”, obiettivo dichiarato dell’operazione via terra. Sempre secondo la stessa fonte, sarebbro circa 1.663 i razzi lanciati da Gaza su Israele: circa 1.247 sarebbero caduti nel sud, nel centro e nel nord del Paese, mentre 346 sarebbero stati intercettati dall'Iron Dome.

Le condizioni di Hamas per la tregua - Continuano, poi, gli sforzi diplomatici internazionali per cercare di raggiungere un cessate il fuoco. L'Egitto ha ribadito che la sua proposta resta “sul tavolo” e ha lasciato intendere che non sarà modificata in quanto ha il completo sostegno del presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen. A parlare del cessate il fuoco è anche il capo politico di Hamas, Khaled Meshal, citato da Haaretz. Il gruppo, ha detto, non accetterà una tregua fino a che Israele non toglierà il blocco imposto a Gaza e non libererà i detenuti palestinesi riarrestati dopo essere stati liberati nello scambio per il rilascio del soldato Gilad Shalit. Hamas - sempre secondo Haaretz - vuole che l'Egitto mostri “flessibilita” nell'apertura del valico di Rafah con la Striscia. Meshal avrebbe detto anche di essere disponibile a discutere ogni accordo basato su queste richieste, aggiungendo che il Qatar e la Turchia stanno prendendo parte agli sforzi di mediazione accanto all'Egitto.

Incontro Meshal - Abu Mazen - E proprio Meshal sarà la persona che Abu Mazen incontrerà domenica a Doha, dove il capo politico di Hamas vive in esilio, per discutere di una eventuale tregua a Gaza in grado di fermare l'azione militare di Israele.

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