Sudan, Meriam fermata di nuovo all'aeroporto

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Meriam fotografata dopo la liberazione
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La donna, condannata a morte per apostasia e poi liberata, è stata bloccata dai servizi segreti allo scalo di Khartoum per un problema con i documenti. A dirlo Antonella Napoli di Italians for Darfur. La donna dovrebbe però essere rilasciata a breve

Meriam Yehya Ibrahim è stata di nuovo fermata in Sudan. La donna, condannata a morte per apostasia, era stata rilasciata lunedì 23 giugno dal carcere di Khartoum. Sarebbe stata bloccata, insieme al marito, ai figli e all'avvocato, dai servizi segreti sudanesi nell’aeroporto della capitale. A dare la notizia è stata Antonella Napoli, presidente della ong Italians for Darfur, che ha postato su Twitter un messaggio ricevuto dall’avvocato di Meriam.
Poche ore dopo la stessa Napoli ha scritto, sempre su Twitter, che Meriam sarebbe stata fermata per dei controlli sui documenti e che dovrebbe essere rilasciata.
Il nuovo fermo per un problema procedurale - Fonti dell'ambasciata sudanese in Italia hanno riferito che Meriam sarebbe stata fermata per un problema procedurale. Lei e la sua famiglia, ottenuto il nullaosta per partire, si sarebbero precipitati in aeroporto per lasciare il Paese. Una volta arrivati, la sicurezza avrebbe chiesto a Meriam un documento scritto che attestasse l'annullamento, da parte della Corte d'appello, della sentenza di condanna. A quel punto sarebbero state riscontrate delle incongruenze nella documentazione.

La condanna per apostasia
- Meriam, 27 anni, era in carcere da febbraio. Lo scorso 15 maggio era arrivata la condanna all’impiccagione. La sua colpa: aver scelto la religione cristiana pur avendo padre musulmano. All’epoca la donna, già madre, era incinta di 8 mesi. Il 27 maggio, nel carcere della prigione, ha dato alla luce Maya. Per la liberazione di madre e figlia c’erano state mobilitazioni in tutto il mondo. Fino alla recente decisione del tribunale sudanese che, il 23 giugno, ha ordinato la scarcerazione.

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