Perù, due ragazzi italiani dispersi sull'Alpamayo
MondoIn quattro tentavano dal 22 maggio la scalata di una delle più famose vette della Cordillera Blanca delle Ande. L'allarme è stato dato dai compagni di cordata: da tre giorni non si hanno più notizie dei due giovani. Sospese per maltempo le ricerche
Due giovani alpinisti comaschi sono dispersi da venerdì 30 maggio sull’Alpamayo, piramide di ghiaccio di 5.947 metri nelle Ande peruviane. Si tratta di Matteo Tagliabue, di 27 anni, e Enrico Broggi, di 28 anni. Entrambi sono di Cantù. I soccorritori hanno battuto per ore, a piedi e con l'elicottero, il versante est della montagna dove i due potrebbero essere caduti, ma con esito negativo. Alla fine le operazioni di ricerca sono state sospese per il maltempo. La notizia è stata riportata dal quotidiano El Comercio e ripresa da La Provincia.
Non chiare le cause dell’incidente - Difficile chiarire le cause dell'incidente, avvenuto poco dopo le 7 del mattino. I due, partiti il 22 maggio, erano arrivati in cordata a 5.800 metri di quota, nel “couloir” che porta alla cresta finale. Dietro di loro procedevano altri due alpinisti. Stavano salendo tutti e quattro lungo la via Ferrari, una delle classiche delle Ande. Tagliabue e Broggi sono scomparsi nel nulla dopo aver aggirato un costone di roccia e ghiaccio. I compagni non li hanno più visti né hanno trovato tracce del loro passaggio. È probabile che siano stati travolti e trascinati a valle da una valanga, forse provocata dal crollo di una cornice di ghiaccio sulla cresta. Ma non si può escludere una scivolata in un passaggio delicato. Scesa lungo il pendio, la seconda cordata ha avviato le ricerche, anche con l'ausilio dell'Arva, e poi si è diretta a valle per cercare aiuto. Oltre 20 ore di marcia con la disperazione nel cuore.
L’allarme è scattato sabato 31 maggio - L'allarme è scattato sabato pomeriggio, quando ormai era buio, e le operazioni di soccorso sono iniziate domenica mattina. Sono intervenute le guide alpine di Huaraz e il corpo di Alta Montana della polizia, oltre ad altri alpinisti presenti nella zona. Nonostante il forte vento, l'area è stata perlustrata più volte con l'elicottero mentre le squadre a piedi risalivano lungo l'impervio ghiacciaio. Dei dispersi nessuna traccia. Potrebbero essere precipitati per 400-500 metri ed essere finiti nella crepacciata terminale. In quella fascia si sono concentrate le ricerche.
“Sono alpinisti esperti” - "Sono tutti alpinisti esperti - spiega Marika Novati, presidente del Cai di Cantù - che conoscono bene l'alta montagna e sanno cavarsela". Nel 2009 Tagliabue e Longhi, poco più che ventenni, erano rimasti bloccati sul Monte Bianco e avevano bivaccato una notte a quasi 4.000 metri di quota senza riportare danni. "Sappiamo poco di quello che è successo - aggiunge Novati - anche perché i compagni di cordata non hanno visto nulla". L'ultima speranza è che i dispersi siano sopravvissuti alla caduta e si siano infilati in un crepaccio, come accaduto sulla vicina Siula Grande ad un alpinista britannico nel 1985 e poi raccontato nel famoso film-documentario “La morte sospesa”. Sulla popolare meta di arrampicata lo scorso anno sono morti tre peruviani, tre argentini e un ceco, mentre un britannico è scomparso durante una salita. Nel 2012 sull’Alpamayo erano morti due americani.
Non chiare le cause dell’incidente - Difficile chiarire le cause dell'incidente, avvenuto poco dopo le 7 del mattino. I due, partiti il 22 maggio, erano arrivati in cordata a 5.800 metri di quota, nel “couloir” che porta alla cresta finale. Dietro di loro procedevano altri due alpinisti. Stavano salendo tutti e quattro lungo la via Ferrari, una delle classiche delle Ande. Tagliabue e Broggi sono scomparsi nel nulla dopo aver aggirato un costone di roccia e ghiaccio. I compagni non li hanno più visti né hanno trovato tracce del loro passaggio. È probabile che siano stati travolti e trascinati a valle da una valanga, forse provocata dal crollo di una cornice di ghiaccio sulla cresta. Ma non si può escludere una scivolata in un passaggio delicato. Scesa lungo il pendio, la seconda cordata ha avviato le ricerche, anche con l'ausilio dell'Arva, e poi si è diretta a valle per cercare aiuto. Oltre 20 ore di marcia con la disperazione nel cuore.
L’allarme è scattato sabato 31 maggio - L'allarme è scattato sabato pomeriggio, quando ormai era buio, e le operazioni di soccorso sono iniziate domenica mattina. Sono intervenute le guide alpine di Huaraz e il corpo di Alta Montana della polizia, oltre ad altri alpinisti presenti nella zona. Nonostante il forte vento, l'area è stata perlustrata più volte con l'elicottero mentre le squadre a piedi risalivano lungo l'impervio ghiacciaio. Dei dispersi nessuna traccia. Potrebbero essere precipitati per 400-500 metri ed essere finiti nella crepacciata terminale. In quella fascia si sono concentrate le ricerche.
“Sono alpinisti esperti” - "Sono tutti alpinisti esperti - spiega Marika Novati, presidente del Cai di Cantù - che conoscono bene l'alta montagna e sanno cavarsela". Nel 2009 Tagliabue e Longhi, poco più che ventenni, erano rimasti bloccati sul Monte Bianco e avevano bivaccato una notte a quasi 4.000 metri di quota senza riportare danni. "Sappiamo poco di quello che è successo - aggiunge Novati - anche perché i compagni di cordata non hanno visto nulla". L'ultima speranza è che i dispersi siano sopravvissuti alla caduta e si siano infilati in un crepaccio, come accaduto sulla vicina Siula Grande ad un alpinista britannico nel 1985 e poi raccontato nel famoso film-documentario “La morte sospesa”. Sulla popolare meta di arrampicata lo scorso anno sono morti tre peruviani, tre argentini e un ceco, mentre un britannico è scomparso durante una salita. Nel 2012 sull’Alpamayo erano morti due americani.