La first lady sostituisce il marito nel discorso del sabato e torna sulla vicenda delle studentesse sequestrate dai terroristi di Boko Haram: "In loro vediamo le nostre figlie". Gli Usa hanno inviato nel Paese alcuni esperti. Appello del Papa. VIDEO
"In queste ragazze - ha continuato la first lady degli Stati Uniti - Barack e io vediamo le nostre figlie. Vediamo le loro speranze, i loro sogni e possiamo solo immaginare l'angoscia dei loro genitori". Genitori che, in alcuni casi, ha riconosciuto Michelle Obama, "erano esitanti nel mandare le loro figlie a scuola, ma hanno preso il rischio, perché volevano dare loro tutte le opportunità per riuscire".
E d'altro canto, "le stesse ragazze conoscevano bene i rischi che avrebbero potuto correre", ha continuato la moglie del presidente degli Stati Uniti, ricordando come "quanto successo in Nigeria non sia un incidente isolato, è una storia che vediamo ogni giorno in tutto il mondo, con le ragazze che rischiano la vita per perseguire le loro ambizioni". Ed è la storia di Malala Yousufzai, la16enne pachistana paladina della lotta all'istruzione gravemente ferita dai Talebani, che "ho incontrato lo scorso anno e della quale ho potuto sentire la passione e la determinazione" che mette nella sua missione. Anche Malala ha lanciato il suo appello per la liberazione delle ragazze.
Gli Usa hanno già inviato ad Abuja una squadra di esperti per aiutare il governo
nella caccia agli islamisti di Boko Haram.
All'appello della First Lady, si è aggiunto anche nella serata di sabato 10 maggio Papa Francesco, con un tweet in cui ha invitato alla preghiera:
Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria. #BringBackOurGirls
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 10 Maggio 2014