Crimea, exit poll: il 93% è per l’annessione alla Russia

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Seggi chiusi per il referendum con il quale gli abitanti della penisola sul Mar Nero sono stati chiamati a esprimersi sulla secessione dall’Ucraina. L’Ue e gli Usa: “Voto illegale”. Ma per Putin Mosca ne riconoscerà l’esito. VIDEO - FOTO

GLI AGGIORNAMENTI DOPO LO SPOGLIO

Il 93% degli elettori ha scelto di stare con la Russia. Sarebbe questo, secondo quanto riportano i primi exit poll, l'esito del referendum che si è svolto oggi, domenica 16 marzo, in Crimea (FOTO). Voto non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, ma che Vladimir Putin ha definito "legale", spiegando che ne rispetterà il risultato. Di parere diametralmente opposto la Ue, secondo cui il referendum "è illegale e illegittimo e il suo risultato non verrà riconosciuto", come spiegano il presidente della Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue José Barroso in una dichiarazione congiunta. Stessa posizione ribadita poco dopo anche dagli Stati Uniti. "Il voto in Crimea, svoltosi sotto la minaccia di violenze e l'intimidazione di un intervento da parte dei soldati russi, viola le leggi internazionali", afferma in una nota la Casa Bianca.

Gli elettori erano chiamati e esprimersi su due quesiti: nel primo viene chiesto loro se vogliono che la Crimea entri a far parte della federazione russa, mentre nel secondo si chiede se si è a favore di un ritorno alla Costituzione del 1992 (un testo che garantiva alla Crimea un'autonomia pressoché totale dall'Ucraina). 

Kiev: "In Crimea già 22mila soldati russi"
- Dopo l'allarme di sabato, quando il governo di Kiev ha denunciato la presenza militari russi in territorio Ucraino, domenica il ministro della Difesa ucraino Ihor Tenyukh è tornato ad accusare la Russia e ha denunciato che Mosca ha aumentato a 22.000 le unità militari russe presenti in Crimea, violando in questo modo il limite di 12.500 soldati previsto dall'accordo che consente a Mosca di avere una base per la propria flotta a Sebastopoli, su Mar Nero. Si tratta, ha sottolineato il ministro, di "una brutale violazione degli accordi e della prova che la Russia ha illegalmente fatto entrare truppe nel territorio della Crimea".

Accordo di non attacco tra Kiev e Ucraina - Ma a dimostrazione della grande incertezza che regna nella regione, nel corso della stessa giornata, è arrivata la notizia di un accordo tra i ministri della Difesa russo e quello ucraino che esclude possibili interventi militari fino al 21 marzo. "Un accordo è stato raggiunto con la Flotta russa nel Mar nero (che ha base a Sebastopoli, in Crimea, ndr) e con il ministero della Difesa russo", ha detto il ministro della Difesa ucraino, Ihor Tenyukh. "Nessuna misura sarà presa fino al 21 marzo", ha continuato conversando con i giornalisti, "contro le installazioni militari in questo periodo. In ogni caso stiamo inviando nuove unità nei nostri siti militari".
Ma un'indiscrezione sembra andare in netta controtendenza: secondo l'agenzia di stampa ufficiale russa Itar-Tass, soldati e mezzi blindati ucraini si stanno muovendo verso i confini con la Russia.

Russia pone veto su risoluzione Onu, ma Cina si astiene - Da parte dei leader europei e dall'amministrazione americana è arrivato già nei giorni scorsi la bocciatura della consultazione popolare. E' anticostituzionale, denunciano le cancellerie occidentali, che difendono l'integrità territoriale ucraina. Contro il referendum è stata presentata al Consiglio di sicurezza dell'Onu una risoluzione, bocciata però come prevedibile dal veto della Russia. Una decisione che però si è dimostrata una mezza sconfitta per Mosca: la Cina, infatti, fino a pochi giorni fa vicino alle posizioni russe, ha decisio di astenersi, rendendo così plastico l'isolamento internazionale nel quale si trova in questi giorni Vladimir Putin.

Usa: "La Crimea è e resterà parte dell'Ucraina"- Dopo il voto al Palazzo di vetro l'ambasciatrice statunitense all'Onu Samantha Power, ha inoltre affermato che la Russia non può cambiare il fatto che procedere in palese violazione delle regole internazionali avrà conseguenze".  "La Crimea - ha aggiunto la diplomatica - è parte dell'Ucraina oggi, lo sarà domani e la prossima settimana, lo sarà a meno che il suo status non venga cambiato sulla base della legge ucraina ed internazionale". La Russia, ha tuonato ancora la rappresentante americana al  Palazzo di Vetro, "non potrà cambiare le aspirazioni e il destino del popolo ucraino, e non potrà negare la verità mostrata oggi, che c'è una schiacciante opposizione alle sue pericolose azioni".

Telefonata Putin-Merkel - Intanto Putin nella giornata di domenica ha sentito Angela Merkel: i due hanno parlato di un possibile invio in Ucraina di una missione su larga scala dell'Osce e si sono accordati di proseguire la discussione su questa ed altre questioni anche tramite i ministeri degli esteri. Nella telefonata il presidente russo ha espresso "preoccupazione per l'alimentazione della tensione nelle regioni ucraine sud-orientali da parte dei gruppi radicali con il permissivismo delle autorità di Kiev", ma ha soprattutto ribadito che il suo Paese "rispetterà la scelta degli abitanti della Crimea", la cui volontà viene espressa "nel pieno rispetto delle norme del diritto internazionale".

Il colloquio tra Kerry e Lavrov - Quello tra Putine  Merkel non è stato il solo colloquio della giornata. Il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov Lavrov si sono parlati, trovandosi d'accordo che l"a soluzione della crisi ucraina passa per le riforme costituzionali nel Paese".
Secondo quanto riferito da Mosca, Lavrov ha chiesto a Kerry di sfruttare l'influenza americana su Kiev per incoraggiare il governo ucraino a "fermare le illegalità di massa" di cui sono vittima i russi che vivono nel Paese. Il capo della diplomazia russa ha anche detto al collega americano che le provocazioni dei "gruppi ultranazionalisti e radicali" nelle regioni sud-orientali ucraine "destabilizza ulteriormente la situazione".

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