L'Unione europea ritiene "necessari nuovi esami" dopo l'esito della consultazione sull'immigrazione. La presidenza greca: "Berna onori gli obblighi internazionali, non è possibile accettare la libera circolazione dei capitali ma non delle persone"
L'Unione europea non prevede di proseguire il negoziato con la Svizzera sull'elettricità "alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare dopo il voto sul referendum sulla libera di circolazione" dei migranti che è "una potenziale violazione" degli accordi internazionali. A renderlo noto la portavoce dell'esecutivo europeo Pia Ahrenkilde.
Il referendum svizzero e la questione dei croati - Secondo fonti europee citate dall’Ansa, la decisione di bloccare il negoziato sull'elettricità "è un esempio dell'impatto a breve termine" sull’esito del referendum ed è "un chiaro messaggio politico".
Le istituzioni europee, spiegano le fonti, attendono che già domani (mercoledì 12 febbraio) il governo di Berna chiarisca quale posizione intende assumere per la traduzione in legge dell'esito del referendum.
A Bruxelles fanno inoltre osservare che se è vero che la Svizzera ha tre anni di tempo per adeguare la propria legislazione, l'Ue ha invece "un problema immediato" perché "in questa situazione la Svizzera non è in grado di aprire le porte ai croati". La Croazia è entrata a pieno titolo nella Ue il primo luglio 2013. La Svizzera ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione e permettere la libera circolazione dei croati. Ma la nuova situazione politica, secondo le fonti, impedirebbe questo passaggio. "Di fatto ci sarebbero due classi di cittadini europei e questo la Ue non può accettarlo".
La presidenza Ue: "La Svizzera onori gli obblighi internazionali" - Dalla presidenza greca dell’Ue è poi arrivato il monito nei confronti della Confederazione elvetica. "E' impossibile accettare la divisione tra la libera circolazione delle persone e quella dei capitali", perciò "il Consiglio Ue rispetta il processo democratico interno della Confederazione elvetica e il risultato del voto" ma "si aspetta che onori i suoi obblighi internazionali che emanano dai trattati in vigore e dal quadro legale di riferimento tra Svizzera e Ue". "Per noi - ha sottolineato il ministro degli esteri greco Evanghelos Venizelos - il concetto di mercato comune è indivisibile, è fondato sulle libertà fondamentali per cui per noi non è possibile accettare la libera circolazione dei capitali ma non delle persone". Gli stati membri, ha aggiunto, per ora non hanno discusso della possibilità di applicare "sanzioni" nei confronti di Berna.
Il referendum svizzero e la questione dei croati - Secondo fonti europee citate dall’Ansa, la decisione di bloccare il negoziato sull'elettricità "è un esempio dell'impatto a breve termine" sull’esito del referendum ed è "un chiaro messaggio politico".
Le istituzioni europee, spiegano le fonti, attendono che già domani (mercoledì 12 febbraio) il governo di Berna chiarisca quale posizione intende assumere per la traduzione in legge dell'esito del referendum.
A Bruxelles fanno inoltre osservare che se è vero che la Svizzera ha tre anni di tempo per adeguare la propria legislazione, l'Ue ha invece "un problema immediato" perché "in questa situazione la Svizzera non è in grado di aprire le porte ai croati". La Croazia è entrata a pieno titolo nella Ue il primo luglio 2013. La Svizzera ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione e permettere la libera circolazione dei croati. Ma la nuova situazione politica, secondo le fonti, impedirebbe questo passaggio. "Di fatto ci sarebbero due classi di cittadini europei e questo la Ue non può accettarlo".
La presidenza Ue: "La Svizzera onori gli obblighi internazionali" - Dalla presidenza greca dell’Ue è poi arrivato il monito nei confronti della Confederazione elvetica. "E' impossibile accettare la divisione tra la libera circolazione delle persone e quella dei capitali", perciò "il Consiglio Ue rispetta il processo democratico interno della Confederazione elvetica e il risultato del voto" ma "si aspetta che onori i suoi obblighi internazionali che emanano dai trattati in vigore e dal quadro legale di riferimento tra Svizzera e Ue". "Per noi - ha sottolineato il ministro degli esteri greco Evanghelos Venizelos - il concetto di mercato comune è indivisibile, è fondato sulle libertà fondamentali per cui per noi non è possibile accettare la libera circolazione dei capitali ma non delle persone". Gli stati membri, ha aggiunto, per ora non hanno discusso della possibilità di applicare "sanzioni" nei confronti di Berna.