Papa: anche Gesù un profugo. Un dovere accogliere i migranti

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Bergoglio torna sul ruolo fondamentale delle famiglie nella Chiesa e nella società. Per la loro riuscita ripete tre parole: “Permesso, scusa, grazie”. E fa un nuovo appello per coloro che fuggono da guerra, fame e pericoli cercando una vita dignitosa”

Profughi e anziani "esiliati" dei nostri giorni, come profuga è stata la famiglia di Gesù. E famiglie che vivano la "semplicità" e siano "coscienti dell’importanza che hanno nella Chiesa e nella società". Il Papa, nella festa della Santa Famiglia e in occasione di una giornata di preparazione al sinodo dei vescovi sulla famiglia, ha fatto il punto sulla realtà delle famiglie mondiali, durante l'Angelus, davanti a piazza San Pietro gremitissima di gente, e in collegamento con Nazaret, Barcellona, Loreto e Madrid, sede oggi, domenica 29 dicembre, di raduni sul tema della famiglia.

L’appello per i profughi - Proprio "come noi", ha ricordato papa Francesco, "Dio ha voluto nascere in una famiglia, ha voluto avere una madre e un padre". E dalla contemplazione della famiglia di Nazaret, dove è cresciuto Gesù, ha preso spunto per una forte denuncia sulla situazione dei profughi: "Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà. Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per se' e per le proprie famiglie". E anche "quando trovano lavoro", "non sempre" trovano "accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori". E qui Papa Bergoglio ha ricordato anche le vittime della "tratta degli esseri umani" e del "lavoro schiavo". Poi un pensiero agli "anziani", "che a volte vengono trattati come presenze ingombranti. Molte volte - ha commentato - penso che un segno per sapere come va una famiglia sia vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani".

“Permesso, scusa e grazie per la riuscita di una famiglia” - A braccio Francesco ha poi ripetuto, e fatto ripetere alle persone in piazza, le tre parole "permesso, scusa, grazie" che spesso indica come segreto per la riuscita di una famiglia e in genere delle relazioni umane. "In terre lontane, anche quando trovano lavoro - ha rimarcato Papa Francesco - non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera, rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a volte insuperabili. Perciò, mentre fissiamo lo sguardo sulla santa Famiglia di Nazareth nel momento in cui è costretta a farsi profuga, pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento".

“Le famiglie prendano coscienza dell’importanza che hanno nella Chiesa e nella società”
- La "semplicità della vita" della famiglia di Gesù a Nazaret, ha sottolineato, "è un esempio che fa tanto bene alle nostre famiglie, le aiuta a diventare sempre più comunità di amore e di riconciliazione, in cui si sperimenta la tenerezza, l'aiuto vicendevole, il perdono reciproco. Ma vorrei anche incoraggiare le famiglie a prendere coscienza dell'importanza che hanno nella Chiesa e nella società. L'annuncio del Vangelo, infatti, passa anzitutto attraverso le famiglie, per poi raggiungere i diversi ambiti della vita quotidiana". Alla famiglia e al concistoro e al sinodo dei vescovi che ne tratteranno nei mesi futuri, Papa Bergoglio ha poi dedicato una preghiera che ha letto dalla finestra, invitando i presenti a unirsi spiritualmente a quelle intenzioni.

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