Rivoluzione in Cina: le famiglie potranno avere due figli

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Addio all'obbligo del bebè unico e abolizione della rieducazione forzata attraverso l'internamento nei campi di lavoro. Entrano in vigore due delle più rilevanti riforme mai varate dalla nascita della Repubblica Popolare

Con la formale approvazione da parte del Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo, fulcro del potere legislativo, da sabato 28 dicembre 2013 in Cina sono in vigore a tutti gli effetti due delle più rilevanti riforme mai varate dalla nascita della Repubblica Popolare: l'allentamento della politica del figlio unico (introdotta dal successore di Mao Tse-tung, Deng Xiao Ping, nel 1979) e l'abolizione del cosiddetto 'liaojiao', cioè della rieducazione forzata attraverso l'internamento nei campi di lavoro.
Insieme alla graduale riduzione del ricorso alla pena capitale, e ad altre innovazioni, i provvedimenti sono stati approvati il 12 novembre scorso dal III Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista, e resi noti tre giorni più tardi.

Le coppie potranno avere due figli - Dal 1979 - secondo i dati forniti dal ministero della Salute di Pechino - i medici cinesi hanno praticato 400 milioni di aborti e hanno sterilizzato 196 milioni di uomini e donne. Oltre 7 milioni di aborti all'anno, per quarant'anni.
In sintesi, sotto il profilo demografico d'ora in poi le coppie urbane, al cui interno almeno uno dei genitori non abbia fratelli né sorelle, dopo tre decenni potranno decidere di avere più di un figlio. Ciò quanto meno sulla carta: di fatto, saranno poi i singoli Parlamenti provinciali a fissare tempi e modalità di applicazione della nuova normativa, sulla base della consistenza della popolazione locale e della rispettiva pianificazione. Si valuta comunque che la riforma diverrà concretamente operativa verso la fine del primo trimestre 2014.

Abolizione dei campi di lavoro - Quanto ai campi di lavoro, dove si poteva essere segregati fino a quattro anni consecutivi senza bisogno di sottostare a un regolare processo, saranno chiusi e chi vi si trova detenuto attualmente non dovrà scontare la pena residua e sarà pertanto rimesso in libertà: secondo stime dell'Onu, dovrebbero beneficiarne circa 190.000 reclusi. La novità è stata motivata con l'evoluzione e lo sviluppo del sistema legale cinese, che hanno reso "superfluo" il ricorso al 'laojiao', istituito nel 1957 come soluzione rapida e semplice per fare fronte alla micro-criminalità  ma ben presto degenerato in abuso su vasta scala.

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