Turchia, scontri in piazza. Erdogan cambia 10 ministri

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Il premier turco costretto a un rimpasto di governo dopo uno scandalo di tangenti che rischia di travolgere il suo partito a tre mesi dalle elezioni amministrative. In migliaia scendono in strada per chiedere le sue dimissioni

Torna a scaldarsi il clima in Turchia, dove diverse migliaia di manifestanti sono scesi in piazza scontrandosi con la polizia la sera del 25 dicembre per manifestare contro il governo del premier Turco Recep Erdogan, costretto a un rimpasto di governo in seguito a uno scandalo politico che rischia di travolgere la sua maggioranza. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti nel quartiere di Kadikoy, nella parte orientale della città.Proteste anche a Besiktas, nella zona europea di Istanbul. Dieci i ministri che sono stati sostituiti in seguito alle dimissioni dei titolari dei dicasteri dell'Interno, dell'Economia e dell'Ambiente, per uno scandalo legato a licenze edilizie che aveva portato all'arresto dei loro figli. Oltre a loro, tra i ministri sostituiti anche quello per l'Unione europea, coinvolto nel caso di corruzione, e quello della Giustizia.

Tra tre mesi le elezioni amministrative - Una vera e propria bufera per il premier a tre mesi dalle cruciali elezioni amministrative di marzo: sempre più in difficoltà per lo scandalo il 'sultano' di Ankara è tornato nei giorni scorsi a denunciare, come fece all'epoca delle proteste di Gezi Park, un complotto internazionale: "uno sporco complotto contro la volontà nazionale" aveva tuonato qualche giorno fa mentre nel paese proseguivano le purghe nella polizia. Operazioni di 'pulizia' che per l'opposizione - da tempo in pressing per le dimissioni di Erdogan - punterebbero a insabbiare l'inchiesta sulla corruzione. Le teste di decine di dirigenti della pubblica sicurezza sono rotolate nei giorni scorsi, compresa quella del capo della polizia di Istanbul.

Le denunce dell'opposizione - Un'operazione che era stata 'pilotata' proprio dal ministro dell'Interno Guler, il cui figlio è in manette da martedì con i rampolli degli ex titolari dell'Economia e dell'Ambiente e Pianificazione Urbana. Il governo starebbe silurando - è la lettura dell'opposizione - i dirigenti della polizia vicini alla potente confraternita Islamica Hizmet di Fetullah Gulen, ex-alleato ora in lotta con Erdogan, ritenuta all'origine della Mani Pulite turca. Rischiano così di essere irreparabili i danni per Erdogan ed il suo partito Akp, per quel 'sultano' arrivato al governo denunciando i corrotti 'laici' al potere fino al 2002, presentandosi come il campione di una politica pulita.

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