Guerra civile in Sud Sudan, l'Onu raddoppia i caschi blu
MondoLa missione delle Nazioni Unite diventa così la terza per dimensioni. Ma Ban Ki-Moon avverte: "Non possiamo proteggere tutti. Necessario un accordo". Migliaia le vittime civili e 100mila gli sfollati. Gli Usa dispiegano un contingente di marines in Uganda
Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di raddoppiare il numero di caschi blu da schierare nel Sud Sudan, dove l'intensificarsi della guerra civile è alla base di un potenziale disastro umanitario. La decisione del Palazzo di Ventro porterà a 12.500 gli effettivi in uniforme dell'operazione di caschi blu, integrati anche dall'aggiunta di 423 poliziotti e sei elicotteri, di cui tre d'assalto. In questo mondo Unmiss diventerà la terza operazione di peacekeeping dell'Onu nel mondo dopo quelle della Repubblica Democratica del Congo e nel Darfur.
Migliaia le vittime, oltre 100mila gli sfollati - Ma Ban Ki-Moon avverte: la missione da sola non basta. "L'Onu non può proteggere tutti i civili" nel giovane Stato" ha dichiarato il segretario generale, spiegando che spetta ai due campi rivali mettere fine al conflitto. L'appello dunque e' di nuovo per una immediata ripresa dei negoziati tra il presidente Salva Kiir (di etnia dinka) e il suo rivale, l'ex vice-presidente Riek Machar, di etnia nuer a cui il Consiglio, nell'ambito della risoluzione, ha chiesto "l'immediata fine dei combattimenti e l'apertura di un dialogo". Intanto Toby Lanzer, capo della missione umanitaria Onu in Sud Sudan ha stimato in migliaia le vittime civili degli scontri degli ultimi giorni, mentre gli sfollati sarebbero oltre 100mila.
Gli Usa dispiegano un contingente di marines - Ma è muoversi non sono solo le Nazioni Unite. Dopo l'appello di Ban Ki-Moon ha fatto sentire la propria voce anche la Cina, paese che negli ultimi anni ha intensificato la propria attività diplomatica in Africa. "Come amica e partner del Sud Sudan, la Cina chiede a tutte le parti del conflitto di cessare immediatamente le ostilità e di aprire negoziati il prima possibile" ha dichiarato il viceministro Zhang Ming. E si muovono anche gli Stati Uniti che hanno dispiegato un piccolo contingente di marines in Uganga per prepararsi ad eventuali nuove evacuazioni di americani dal Sud Sudan. Un contingente di marines "delle dimensioni di un plotone" ed un aereo da trasporto C-130 sono stati distaccati da Gibuti verso Entebbe in Uganda, ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa colonnello Steven Warren.
Migliaia le vittime, oltre 100mila gli sfollati - Ma Ban Ki-Moon avverte: la missione da sola non basta. "L'Onu non può proteggere tutti i civili" nel giovane Stato" ha dichiarato il segretario generale, spiegando che spetta ai due campi rivali mettere fine al conflitto. L'appello dunque e' di nuovo per una immediata ripresa dei negoziati tra il presidente Salva Kiir (di etnia dinka) e il suo rivale, l'ex vice-presidente Riek Machar, di etnia nuer a cui il Consiglio, nell'ambito della risoluzione, ha chiesto "l'immediata fine dei combattimenti e l'apertura di un dialogo". Intanto Toby Lanzer, capo della missione umanitaria Onu in Sud Sudan ha stimato in migliaia le vittime civili degli scontri degli ultimi giorni, mentre gli sfollati sarebbero oltre 100mila.
Gli Usa dispiegano un contingente di marines - Ma è muoversi non sono solo le Nazioni Unite. Dopo l'appello di Ban Ki-Moon ha fatto sentire la propria voce anche la Cina, paese che negli ultimi anni ha intensificato la propria attività diplomatica in Africa. "Come amica e partner del Sud Sudan, la Cina chiede a tutte le parti del conflitto di cessare immediatamente le ostilità e di aprire negoziati il prima possibile" ha dichiarato il viceministro Zhang Ming. E si muovono anche gli Stati Uniti che hanno dispiegato un piccolo contingente di marines in Uganga per prepararsi ad eventuali nuove evacuazioni di americani dal Sud Sudan. Un contingente di marines "delle dimensioni di un plotone" ed un aereo da trasporto C-130 sono stati distaccati da Gibuti verso Entebbe in Uganda, ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa colonnello Steven Warren.