Siria, Assad: “Obama e Hollande incapaci di fornire prove”

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Il presidente siriano, intervistato da Le Figaro, respinge l’accusa di aver usato armi chimiche e avverte sulle conseguenze di un attacco: sarà guerra regionale. Rapporto 007 francesi: uso di gas da parte del regime. Il Vaticano teme un conflitto mondiale

“Il Medio Oriente è una polveriera verso cui si sta avvicinando l'incendio”. Il presidente siriano Bashar al Assad torna a sfidare la comunità internazionale e mette in guardia Stati Uniti e Francia dalle conseguenze di un intervento armato da parte dell’Occidente. In un’intervista esclusiva al quotidiano francese Le Figaro Assad, che ha definito "illogiche" le accuse al suo esercito di aver usato i gas contro i civili, avverte che in caso di attacco americano "nessuno sa quel che succederà" nella regione e il "mondo perderà il controllo della situazione quando la polveriera esploderà". Poi, ha ribadito che la Siria considera nemici "chiunque operi contro di noi" e ha attaccato Obama e Hollande, "incapaci" di portare "una sola prova", anche davanti ai loro stessi popoli.

Parigi accusa Assad: “Attacco chimico opera sua”
- Parole, quelle di Assad, pronunciate proprio nel giorno in cui da Parigi arrivano nuove prove sull'uso di gas nervino da parte di Damasco: immagini dal satellite che mostrerebbero un attacco "massiccio e coordinato", spiega il governo francese. Un attacco che parte chiaramente dalla zona controllata dalle forze lealiste, e che per la sua portata i ribelli non sarebbero mai stati in grado di sferrare. Sull’intervento militare Parigi conferma che intende agire ma non da sola, perché non ha perso le speranze di creare una coalizione. Il premier Jean-Marc Ayrault ha anche ribadito come, a differenza del via libera - peraltro non vincolante - chiesto dal presidente americano al Congresso, l'Assemblea Nazionale chiamata mercoledì 4 settembre a dibattere sul tema, non si esprimerà con un voto. La Costituzione della V Repubblica, infatti, prevede che in materia di politica estera e difesa, il presidente sia il solo a decidere.

Usa continuano i preparativi per un intervento militare
- Obama invierà martedì 3 settembre il segretario di Stato, John Kerry (apparentemente il maggiore sostenitore dell'intervento), ed il ministro della Difesa, Chuck Hagel, al Senato, per riferire sulla situazione in Siria. Militarmente il Pentagono continua i preparativi per l'intervento militare. Oggi, lunedì 2 settembre, ha ordinato alla portaerei Nimitz, scortata dall'incrociatore Uss Princeton, e 3 cacciatorpedinieri, lo Uss William P. Lawrence, Uss Stockdale e Uss Shoup, (tutte e 4 le unità sono, tra l'altro, armate di missili da crociera Tomahawk) di dirigersi verso il Mar Rosso per essere pronta a un eventuale ingresso nel Mediterraneo orientale.

Mosca: prove contro Assad non convincenti - In Russia, il principale alleato della Siria, il ministro degli Esteri Serghei Lavorv ha bocciato come "non convincenti" le prove occidentali contro Assad: "Quello che ci hanno mostrato in precedenza e più di recente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente". Come Mosca, anche la Cina ribadisce l'altolà ad ogni tipo di intervento militare esterno in Siria. Il ministro degli Esteri cinese, Hong Lei, mette in guardia da "azioni unilaterali", invitando la Casa Bianca o chiunque altro voglia intervenire a non scavalcare l'Onu.

Il Vaticano teme un conflitto mondiale - Oggi è tornata a far sentire la sua voce anche la Santa Sede, secondo la quale un attacco straniero rischia di far scoppiare una guerra mondiale. "La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell'intervento armato", ha ammonito monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, commentando alla Radio Vaticana l'appello lanciato domenica da Papa Francesco. "La situazione di violenza non ne sarebbe diminuita. C'è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi", ha sottolineato. "Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un'esperienza di violenza".

Letta: “Spero che al G20 si facciano passi verso una soluzione politica” - Il ministro degli Esteri Emma Bonino, che ha detto che potrebbe aderire alla giornata di digiuno per la Siria proposta dal Papa per il 7 settembre, condivide i timori della Santa Sede e per questo ha esortato a "sfruttare fino in fondo" il vertice del G20 a San Pietroburgo per una soluzione politica. La posizione italiana non cambia. "Noi esprimiamo comprensione per l'atteggiamento americano e francese perché crediamo che non si possa lasciare impunito l'uso delle armi chimiche", ha detto il premier, Enrico Letta, aggiungendo anche lui che, "al G20 si possano fare dei passi avanti riprendendo il filo di quello che si decise al G8, dove europei russi e americani presero una posizione netta di condanna dell'uso di armi chimiche con una procedura molto radicale. Si decise di andare verso una conferenza di pace di Ginevra 2 e con l'eliminazione del regime Assad con il passaggio ad un regime transitorio. Bisogna riprendere quel punto e farlo evolvere dopo i fatti gravissimi che sono successi - ha concluso – e l'uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad deve essere condannato".

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