RapidFTR Family tracing and reunification, voluta dall'Unicef, aiuta le Ong a riconnettere le famiglie coi propri figli in situazioni di crisi, come guerre e calamità naturali. Studiata da uno studente americano, è già operativa in Uganda
di Eva Perasso
Rosete Simanyi ha 10 anni. È uno dei 122 bambini che sono arrivati negli ultimi mesi nei centri di raccolta dei rifugiati in Uganda, sfuggiti oltre confine in seguito alle lotte tra i ribelli della Repubblica democratica del Congo e in cerca dei familiari lasciati a casa, o semplicemente partiti con un camion diverso dal loro. Come racconta il sito dell'Unicef, appena arrivata al centro di accoglienza di Bubukwanga, nel distretto di Bundibugyo, un operatore della Croce Rossa ha inserito i suoi dati usando una nuova applicazione per Blackberry e l’ha schedata, fotografata, inserita in un database insieme agli altri sopravvissuti come lei. Risultato: in poche ore, Rosete ha potuto ritrovare una zia, cui è stata subito riunita, e una sorella maggiore. Ora la bimba vive con loro all’interno di una tendopoli del centro, dove vengono ospitate le famiglie in attesa di poter tornare un giorno a Kamango, il villaggio natio.
Ricongiunti in poche ore – Per la piccola Rosete e per quasi 70 suoi connazionali (su un totale di 122 arrivati al centro di raccolta ugandese) si tratta di un tempo di ricongiungimento da record rispetto alla media: poche ore per ritrovare i propri cari, quando spesso si tratta di aspettare mesi. Tra le ragioni di un esito così rapido, oltre al caso, c'è anche la tecnologia. I database “umani” usati finora per schedare le identità dei dispersi, soprattutto minori, che usano fotografie e dati cartacei, circolari e avvisi da appendere ai muri dei centri, sono stati sostituiti – almeno a Buukwanga e al vicino punto rifugiati di Rwamwanja – da RapidFTR, applicazione voluta dall’Unicef e ora a disposizione delle ong che operano lungo i confini tra Congo e Uganda.
Il video che spiega il funzionamento dell’app
Riunirsi, rapidamente – RapidFTR sta per Family tracing and reunification, riunione e rintracciamento familiare rapido. Creata da uno studente newyorchese, Jorge Just, oggi impiegato Unicef, ha vinto il concorso “Design for Unicef” che premia le migliori (e fattibili) idee per aiutare i bambini nei Paesi flagellati da guerre civili o per proteggerli nella vita quotidiana da violenze, traffico di organi, rapimenti, abusi sessuali. Anche perché, come ha dimostrato in questi mesi la vicenda siriana, i più piccoli sono tra le prime vittime dei conflitti. L'app si è aggiudicata il premio proprio per la sua semplicità, frutto di un intenso lavoro sul campo. Per tre anni Jorge si è recato in Uganda per provarne il funzionamento. Tramite i cellulari e i terminali degli addetti delle Ong, il bimbo arrivato al centro di raccolta viene schedato, fotografato e vengono raccolti i dati noti insieme alla sua scheda (spesso contenente solo una foto, nei casi in cui i piccoli non sappiano parlare, o non ricordino età o nome completo). Particolare importante: l’app funziona anche se al momento non vi è connessione a disposizione, e non appena questa è disponibile mette in contatto il nuovo arrivo con il database di coloro che sono nel centro. In questo modo il ritrovamento della famiglia può essere anche molto rapido, due ore contro mesi, annunciano i documenti ufficiali dell’Unicef. Talvolta infatti un fratello o uno zio sono a pochi metri dal bimbo, ma in passato anche un’operazione sulla carta così semplice poteva portare via settimane di ricerche.
Dai rifugiati ai droni per le medicine – Oggi RapidFTR è un progetto open source: dal suo sito chiama a raccolta sviluppatori di tutto il mondo che aiutino a migliorarlo nelle sue funzioni base, mentre il premio dell’Unicef per idee semplici e creative continua a scatenare la fantasia di giovani di tutto il mondo. Solo nei giorni scorsi, l'agenzia Onu ha riservato 50mila dollari agli studenti della New York University per lo sviluppo di tre progetti per i Paesi in via di sviluppo: il primo è per un apparecchio low cost che ricavi energia dalle vecchie batterie delle automobili, il secondo riguarda lo sviluppo di una rete di emergenza per spedire sms anche in assenza di campo, il terzo è una app per indirizzare attraverso i droni i medicinali urgenti nelle aree irraggiungibili.
Rosete Simanyi ha 10 anni. È uno dei 122 bambini che sono arrivati negli ultimi mesi nei centri di raccolta dei rifugiati in Uganda, sfuggiti oltre confine in seguito alle lotte tra i ribelli della Repubblica democratica del Congo e in cerca dei familiari lasciati a casa, o semplicemente partiti con un camion diverso dal loro. Come racconta il sito dell'Unicef, appena arrivata al centro di accoglienza di Bubukwanga, nel distretto di Bundibugyo, un operatore della Croce Rossa ha inserito i suoi dati usando una nuova applicazione per Blackberry e l’ha schedata, fotografata, inserita in un database insieme agli altri sopravvissuti come lei. Risultato: in poche ore, Rosete ha potuto ritrovare una zia, cui è stata subito riunita, e una sorella maggiore. Ora la bimba vive con loro all’interno di una tendopoli del centro, dove vengono ospitate le famiglie in attesa di poter tornare un giorno a Kamango, il villaggio natio.
Ricongiunti in poche ore – Per la piccola Rosete e per quasi 70 suoi connazionali (su un totale di 122 arrivati al centro di raccolta ugandese) si tratta di un tempo di ricongiungimento da record rispetto alla media: poche ore per ritrovare i propri cari, quando spesso si tratta di aspettare mesi. Tra le ragioni di un esito così rapido, oltre al caso, c'è anche la tecnologia. I database “umani” usati finora per schedare le identità dei dispersi, soprattutto minori, che usano fotografie e dati cartacei, circolari e avvisi da appendere ai muri dei centri, sono stati sostituiti – almeno a Buukwanga e al vicino punto rifugiati di Rwamwanja – da RapidFTR, applicazione voluta dall’Unicef e ora a disposizione delle ong che operano lungo i confini tra Congo e Uganda.
Il video che spiega il funzionamento dell’app
Riunirsi, rapidamente – RapidFTR sta per Family tracing and reunification, riunione e rintracciamento familiare rapido. Creata da uno studente newyorchese, Jorge Just, oggi impiegato Unicef, ha vinto il concorso “Design for Unicef” che premia le migliori (e fattibili) idee per aiutare i bambini nei Paesi flagellati da guerre civili o per proteggerli nella vita quotidiana da violenze, traffico di organi, rapimenti, abusi sessuali. Anche perché, come ha dimostrato in questi mesi la vicenda siriana, i più piccoli sono tra le prime vittime dei conflitti. L'app si è aggiudicata il premio proprio per la sua semplicità, frutto di un intenso lavoro sul campo. Per tre anni Jorge si è recato in Uganda per provarne il funzionamento. Tramite i cellulari e i terminali degli addetti delle Ong, il bimbo arrivato al centro di raccolta viene schedato, fotografato e vengono raccolti i dati noti insieme alla sua scheda (spesso contenente solo una foto, nei casi in cui i piccoli non sappiano parlare, o non ricordino età o nome completo). Particolare importante: l’app funziona anche se al momento non vi è connessione a disposizione, e non appena questa è disponibile mette in contatto il nuovo arrivo con il database di coloro che sono nel centro. In questo modo il ritrovamento della famiglia può essere anche molto rapido, due ore contro mesi, annunciano i documenti ufficiali dell’Unicef. Talvolta infatti un fratello o uno zio sono a pochi metri dal bimbo, ma in passato anche un’operazione sulla carta così semplice poteva portare via settimane di ricerche.
Dai rifugiati ai droni per le medicine – Oggi RapidFTR è un progetto open source: dal suo sito chiama a raccolta sviluppatori di tutto il mondo che aiutino a migliorarlo nelle sue funzioni base, mentre il premio dell’Unicef per idee semplici e creative continua a scatenare la fantasia di giovani di tutto il mondo. Solo nei giorni scorsi, l'agenzia Onu ha riservato 50mila dollari agli studenti della New York University per lo sviluppo di tre progetti per i Paesi in via di sviluppo: il primo è per un apparecchio low cost che ricavi energia dalle vecchie batterie delle automobili, il secondo riguarda lo sviluppo di una rete di emergenza per spedire sms anche in assenza di campo, il terzo è una app per indirizzare attraverso i droni i medicinali urgenti nelle aree irraggiungibili.