Egitto, ultimatum dell'esercito: "Via dalle piazze"

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L'ordine delle forze armate ai sostenitori dell'ex presidente: "I sit-in siano smobilitati. Non permetteremo a nessuno di minacciare la sicurezza dello Stato". Strage al Cairo: i morti sono 51. Intanto la Casa Bianca invita i militari alla moderazione

Scontri in piazza e una coesione politica ancora tutta da trovare. L'Egitto non trova pace né unità. Mentre proseguono le trattative per la formazione di un governo di transizione, le piazze egiziane rimangono bollenti. All'alba di lunedì 8 luglio, una manifestazione pro Morsi davanti alla sede della Guardia repubblicana al Cairo è stata soffocata nel sangue dalla polizia e dall'esercito. Dalle forze armate è arrivato anche un ultimatum ai manifestanti. Il portavoce ha chiesto che "vengano smobilitati i sit-in" promettendo che i "manifestanti non saranno arrestati". E ha avvisato: "L'esercito egiziano non permetterà a nessuno di minacciare la sicurezza nazionale".
Su quanto sta accadendo è intervenuta anche la Casa Bianca. Gli Stati Uniti sono
"profondamente preoccupati" per la violenza in Egitto ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, invitando l'esercito alla moderazione.

Decine di morti tra i sostenitori di Morsi - Le forze dell'ordine, in un primo momento, hanno usato lacrimogeni per disperdere i sostenitori dell'ex presidente deposto. La tensione è poi esplosa e decine di manifestanti sarebbero rimasti uccisi.
Il bilancio è di 51 morti, tra cui donne e bambini, e 435 feriti, ha detto Mohamed Sultan, responsabile dei servizi di emergenza. Quasi tutte persone colpite alla testa, probabilmente da cecchini, denunciano i Fratelli Musulmani, dopo un lancio di lacrimogeni da parte della polizia. Le forze armate egiziane hanno respinto al mittente le accuse di aver iniziato la sparatoria e in una conferenza stampa congiunta l'esercito e la polizia hanno sostenuto che sono state le truppe a difendersi da un attacco con armi da fuoco dei manifestanti islamisti contro il quartier generale della guardia repubblicana.

La reazione dei Fratelli musulmani - Il partito islamico Libertà e Giustizia, espressione dei Fratelli musulmani, ha fatto appello a una "sollevazione" popolare, dopo il massacro al Cairo in cui hanno perso la vita decine di manifestanti. Il partito vicino al deposto presidente Mohamed Morsi ha incitato il "grande popolo dell'Egitto contro coloro che tentano di rubargli la sua rivoluzione coi carri armati".
Nella mattinata di lunedì, la sede del partito dei Fratelli musulmani è stata chiusa per decisione delle autorità, dopo la scoperta al suo interno di armi. Lo ha riferito un alto responsabile della sicurezza alla France Presse. La polizia secondo la fonte ha trovato "liquidi infiammabili, coltelli e armi" nei locali del partito Libertà e Giustizia di Mohamed Morsi, espressione della Fratellanza. Noi, hanno riferito i portavoce delle forze armate e del ministero dell'Interno, "ci siamo limitati a difenderci". In ogni caso, hanno aggiunto, "non consentiremo a nessuno di minacciare la sicurezza egiziana".  Il ministero della Salute però ha confermato le vittime.

La ricerca di un nuovo premier - Sul fronte politico, nella serata di domenica è iniziato a circolare con insistenza il nome di Ziad Bahaa El-Din per la carica di premier ad interim. Il dopo Morsi, secondo tutti i media egiziani, potrebbe essere affidato all'economista socialdemocratico, 48 anni, avvocato laureato a Oxford, già a capo dell'authority finanziaria negli anni del regime di Hosni Mubarak. Un portavoce della presidenza ad interim ha comunque fatto sapere che il "sangue non fermerà la formazione del nuovo esecutivo".

Il no dei salafiti - Secondo quanto ha riferito un portavoce della presidenza, il premio Nobel El Baradei, il cui nome era emerso come possibile premier, sarà invece nominato vice presidente ad interim. Ma su questa nuova ipotesi è arrivato il veto del partito salafita el Nour. Younes Makhyoun, leader della formazione islamica, ha respinto la scelta dell'avvocato progressista affermando che quelle cariche dovrebbero andare a personalità più neutrali: "Sono entrambi del Fronte di salvezza nazionale (la coalizione delle opposizioni laiche, ndr), ed è una cosa che respingiamo", ha spiegato alla Reuters.
Il partito Nour (che ha sostenuto la deposizione del presidente Morsi) si è ritirato dalla trattativa per la nomina di un primo ministro e di un governo di transizione, dopo il massacro di lunedì mattina al Cairo di manifestanti pro-Morsi da parte dell'esercito.


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