Egitto, l'opposizione scende in piazza contro Morsi

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Sale la tensione dopo che negli ultimi giorni almeno otto persone sono morte negli scontri. Il movimento dei ribelli sostiene di aver raccolto 22 milioni di firme contro il presidente. Marine Usa pronti a intervenire da Sigonella in difesa dell'ambasciata

A un passo dalla "catastrofe", come ammonisce al Azhar, l'Egitto attende in un clima rovente la prova di forza dell'opposizione domenica in piazza per chiedere le dimissioni di Morsi ad un anno dal suo insediamento. Dopo gli otto morti e le centinaia di feriti degli scontri di venerdì, il Paese si prepara ad un nuovo round, ancora più duro. Mentre il movimento dei ribelli già canta vittoria annunciando di avere raccolto oltre 22 milioni di firme per le dimissioni di Morsi e chiede che  siano tutti in piazza perché "il regime è finito", gli Usa guardano con crescente preoccupazione all'evolversi della situazione dopo l'uccisione venerdì ad Alessandria di un giovane studente americano.

Pronta forza d'intervento Usa da Sigonella
- Il presidente Usa Barack Obama dal Sudafrica ha espresso tutti i suoi timori, anche per le possibili ricadute sulla regione di una persistente instabilità nel più popoloso Paese del mondo arabo. Nella mattinata di sabato l'ambasciata Usa ha evacuato il personale non essenziale: una quarantina di persone e le loro famiglie sono decollate dall'aeroporto del Cairo dopo l'autorizzazione del Dipartimento di Stato a lasciare il Paese. Le misure di sicurezza attorno alla sede diplomatica Usa, che rimarrà chiusa domenica e lunedì, non sono state particolarmente rafforzate, malgrado l'Ambasciata sia già stata presa d'assalto lo scorso settembre quando venne diffuso su YouTube un film realizzato in America sulla vita di Maometto, giudicato blasfemo. Washington ha comunque già avvertito che una forza di pronto intervento composta di circa 200 marines Usa nelle basi di Sigonella, in Sicilia, e di Moron, in Spagna, si tiene pronta a partire per l'Egitto se si rendesse necessario proteggere le sedi e gli interessi americani nel paese.

Diffidenza movimenti anti-Morsi verso gli Usa
- Una notizia che potrebbe rafforzare la crescente diffidenza del movimenti anti Morsi contro gli Usa, considerati troppo schierati accanto ai Fratelli musulmani. Nella conferenza stampa per annunciare la raccolta di oltre 22 milioni di firme per le dimissioni di Morsi - contro i circa 13 milioni che lo votarono primo presidente del Fratelli musulmani - il portavoce del movimento Tamarod dei ribelli, Mahmud Badr, ha affermato che gli atti di violenza "commessi dai Fratelli musulmani sono un atto di intimidazione". "Ma il messaggio del popolo egiziano è chiaro: non temiamo il vostro terrorismo" e se i vertici dei fratelli e della Jamaa Islamiya "trovano il sostegno dell'ambasciatrice Usa, domani lo diremo a tutti", ha detto.

Otto morti e centinaia di feriti in 48 ore - Dopo le violenze che hanno provocato otto morti e centinaia di feriti, i due campi opposti sabato non si sono nuovamente scontrati ma la tensione è rimasta altissima. Nel Sinai del Nord, terra ormai di attacchi e attentati, un ispettore per la sicurezza del ministero dell'Interno è stato ucciso da un comando armato mentre si trovava a bordo della sua automobile. Nella serata di sabato le piazze rivali al Cairo di Tahrir (anti-Morsi) e davanti alla moschea di Rabaa el Adawya (filo-Morsi) si sono nuovamente riempite e oltre una decina di parlamentari laici e liberali hanno annunciato loro dimissioni dal consiglio consultivo, la camera alta che attualmente ha poteri legislativi e che è dominata dagli islamici. "Domenica saremo col popolo e contro il presidente", hanno detto alla conferenza con Tamarod. Morsi ha incontrato, in giornata, il ministro della Difesa Abdel Fattah el Sissi e dell'Interno Mohamed Ibrahim per passare in rassegna le misure di sicurezza. Sabato sera il presidente ha visto anche una delegazione di forze politiche islamiche. Per domenica l'agenda di Morsi non prevede nessun impegno ufficiale.

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