L'appello di Obama da Berlino: "Riduciamo le armi nucleari"

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Il presidente Usa lancia la sfida nel discorso davanti alla porta di Brandeburgo: "Possiamo mantenere la sicurezza riducendo fino a un terzo gli arsenali". Poi ricorda l’Ich bin ein berliner di Kennedy, ma questa volta dice: “Siamo cittadini del mondo”

di Renato Coen, responsabile Esteri SkyTG24

Il precedente con cui confrontarsi stavolta era impegnativo. Cinquant’anni dopo Kennedy, Obama si è trovato di fronte la porta di Brandeburgo in un mondo diverso, per commemorare il discorso del suo predecessore, ma anche per ispirare anche lui, chi lo ascoltava, e per rilanciare ponendo nuove frontiere.
Il presidente Usa è riuscito, come del resto anticipato, a lanciare una nuova sfida, l’impegno a ridurre fino a un terzo le attuali armi nucleari in circolazione. Da leader di un mondo rivoluzionato rispetto a cinquant’anni fa, ha ricordato l’Ich bin ein berliner di Kennedy trasformandolo però in un wir sind Weltbuerger: siamo cittadini del mondo.

Non è stato però un discorso storico, non verrà ricordato come quello di Kennedy o di Reagan, che nel 1987 dallo stesso luogo lanciò la sfida a Gorbaciov urlandogli Mr. Gorbaciov Tear down this wall: Mr Gorbacieov abbatta questo muro!
Ma i tre presidenti, a distanza di circa un quarto di secolo l’uno dall’altro, hanno fotografato perfettamente le sfide del mondo a loro contemporaneo.
Kennedy nel ‘63, nel pieno della guerra fredda, a due anni dalla costruzione del muro disse ai tedeschi, e a tutta l’Europa occidentale, ma anche all’Est che il mondo libero era unico e solidale, e Berlino era la sua città simbolo e la sua frontiera.
Reagan nell’87 colse i cambiamenti in corso, lanciò una sfida a Gorbaciov che in molti considerarono assurda, visionaria. Bastarono 2 anni e cinque mesi per capire che quell’invito era tutt’altro che irrealizzabile, il muro cadde esattamente 29 mesi dopo.

Oggi Obama ha sì parlato dalla porta di Brandeburgo come i suoi predecessori, ma dalla parte est, da dove a Kennedy e a Reagan sarebbe stato proibito. Ha così ricordato che i nemici non sono più a Berlino Est, ma nei gruppi terroristici che colpiscono ovunque nel mondo. Il suo obbiettivo non è più quello di aiutare l’occidente a battere il comunismo, ma quello di ridurre le armi nucleari in circolazione, frenare i cambiamenti climatici, riuscire a far sì che l’economia torni a correre e che gli Stati siano utili ai cittadini e non vice versa.

Il resto sono piccoli particolari simbolici. L’enorme e massiccio vetro antiproiettile dietro al quale ha parlato Obama, vetro inesistente con Kennedy e Reagan. Quasi a dimostrazione della minaccia terroristica imminente. Il pubblico, limitato a selezionati 6000 partecipanti, niente a che vedere con la folla oceanica accorsa a sentire Kennedy o a quella venuta a vedere Obama stesso quando da senatore candidato alla Casa Bianca parlò a Berlino nel 2008, conquistando i cuori e i favori di tedeschi e europei. E la relativa freddezza con cui questa volta è stata accolta la sua visita.

Non è tempo, sembra, di grandi proclami e discorsi ispirati, il Presidente americano lo ha capito, meglio elencare i problemi da risolvere e i prossimi obiettivi da realizzare. Per sognare c’è sempre tempo.

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