Svolta in Iran: il moderato Rohani eletto nuovo presidente
Mondo65 anni, sciita, unico esponente del clero tra i candidati, ha raccolto oltre il 50% dei consensi. E' stato capo negoziatore per il dossier sul nucleare. "E' una vittoria della moderazione sull'estremismo", le sue prime parole
Hassan Rohani è il nuovo presidente della Repubblica Islamica dell'Iran. Ad annunciarlo è stato il ministero dell'Interno al canale televisivo di stato. Rohani. E' "una vittoria della moderazione sull'estremismo", ha detto il candidato moderato, che ha ottenuto 18.613.329 di voti pari al 50,68%.
Chi è Rohani - Unico esponente del clero tra i candidati, molto vicino a Rafsanjani e Khatami, Rohani, 65 anni ha deciso il 7 maggio scorso di candidarsi ufficialmente alla presidenza dell'Iran.
Il neopresidente, che succederà a Mahmoud Ahmadinejad, tra il 2003 e il 2005 ha ricoperto l'incarico di capo negoziatore per il dossier sul nucleare. E' un religioso sciita ed è considerato un riformista moderato. "Sono qui - aveva promesso in campagna elettorale - per stabilire un governo di saggezza e speranza, per amore di un Iran islamico, per salvare l'economia, per avere un'interazione costruttiva con il mondo e ristabilire la moralità nella società".
In Occidente è noto per la sospensione dell'arricchimento dell'uranio a cui si era giunti all'inizio del suo mandato.
Chi è Rohani - Unico esponente del clero tra i candidati, molto vicino a Rafsanjani e Khatami, Rohani, 65 anni ha deciso il 7 maggio scorso di candidarsi ufficialmente alla presidenza dell'Iran.
Il neopresidente, che succederà a Mahmoud Ahmadinejad, tra il 2003 e il 2005 ha ricoperto l'incarico di capo negoziatore per il dossier sul nucleare. E' un religioso sciita ed è considerato un riformista moderato. "Sono qui - aveva promesso in campagna elettorale - per stabilire un governo di saggezza e speranza, per amore di un Iran islamico, per salvare l'economia, per avere un'interazione costruttiva con il mondo e ristabilire la moralità nella società".
In Occidente è noto per la sospensione dell'arricchimento dell'uranio a cui si era giunti all'inizio del suo mandato.