Scontri in Tunisia, arrestata la giovane attivista Amina

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Amina, la giovane attivista arrestata in Tunisia

Protesta dei salafiti dopo la mancata autorizzazione per una manifestazione a Kairouan: diversi feriti e almeno un morto. La donna resta a seno nudo per manifestare contro gli estremisti prima di finire in manette

E' ormai sfida senza esclusione di colpi quella lanciata dai salafiti al governo tunisino dopo il no del ministero dell'Interno al raduno nazionale che si sarebbe dovuto tenere domenica 19 maggio a Kairouan, enclave della parte più dura del movimento nella Tunisia più povera.
E tra scontri dal bilancio grave ma ancora incerto (un giovane salafita è rimasto ucciso alla periferia nord della Grande Tunisi), spari, assalti e sassaiole, ha fatto la sua comparsa un'inattesa protagonista: Amina Tyler, l'attivista di Femen che, a Kairouan, ha sfidato i salafiti che si erano asserragliati nella moschea Okba Ibn Nafaa - una delle più importanti dell'intera Tunisia - sfilandosi la maglietta e restando a seno nudo fino a quando alcuni agenti non l'hanno rivestita e dichiarata in arresto.

La protesta di Amina - Un gesto spettacolare e ben preparato, che ancora una volta ha fatto accendere i riflettori su questa controversa liceale che ha sfidato il suo Paese postando delle fotografie a seno nudo per rivendicare le conquiste delle sue connazionali e scatenando su di sé insulti e minacce.
Ma al di là della provocazione di Amina, la giornata di domenica ha fatto vivere alla Tunisia il punto più alto dello scontro che i salafiti vogliono alimentare contro uno Stato di cui non ricoscono affatto l'autorità, minacciandone gli esponenti.
Il no del Ministero dell'Interno - guidato da poche settimane con pugno di ferro da Lotfi Ben Jeddou, ex magistrato anti-terrorismo e poco incline al dialogo senza il rispetto della legge - alla tenuta del raduno, che doveva portare a Kairouan almeno 40 mila salafiti, è stato forse il pretesto che gli estremisti di Ansar al Sharia cercavano da tempo per mostrare a tutti la loro capacità militare e la loro organizzazione.

La dura reazione del governo - Una strategia che si è manifestata con evidenza quando sono scoppiati contemporaneamente tumulti in tutta la Tunisia e, non certo per coincidenza, vicino alle moschee che controllano e che offrono sempre, in casi come questo, rifugio a chi attacca la polizia e poi scappa.
Ma la Tunisia ufficiale sembra avere cambiato registro e la controprova sta nel dispiegamento di forze che Ben Jeddou ha deciso, mandando nella sola Kairouan ben undicimila uomini, con molte altre migliaia tenuti nelle caserme e fatti intervenire nei punti di crisi.
Se in occasione dell'assalto all'ambasciata Usa dello scorso settembre i salafiti agirono quasi indisturbati, questa volta hanno trovato a sbarrare loro la strada migliaia di agenti, Guardie nazionali, soldati che sono apparsi fortemente motivati e che non hanno fatto un passo indietro. Cosa che ha scatenato la rabbia degli estremisti di Ansar al Sharia che hanno attaccato, bruciato, gettato sassi, puntualmente ricacciati indietro dalle forze dell'ordine e dai soldati.

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