Papa Francesco alle suore: "Siate madri e non zitelle"

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Il Pontefice incontra 800 religiose da tutto il mondo. "La vostra castità è feconda, perché genera figli spirituali nella Chiesa". Richiamo poi alla fedeltà verso la comunità dei pastori. Dal 2009 rapporti tesi tra Vaticano e suore americane

"Sentitevi madri e non zitelle". E' questo l'invito che Papa Francesco ha rivolto alle suore, esortandole ad "aiutare le vostre comunità, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza: l'obbedienza, la povertà, la castità". "Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? - si chiede Bergoglio, rivolgendosi a 800 religiose di tutto il mondo che partecipano all'assemblea dell'Unione delle Superiore Generali. L'invito del Papa arriva un momento in cui i rapporti tra il mondo delle suore e il Vaticano risulta particolarmente delicato. In particolare le religiose americane sono state messe "sotto osservazione" da parte di un paio di commissioni del Vaticano per le aperture su temi come l'aborto e l'omosessualità. E sono nel mirino della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 2009 per un "eccessivo impegno su temi di giustizia sociale" che le avrebbe allontanate da dogmi ritenuti cruciali dalla Chiesa di Roma.

Francesco: "La vostra castità è feconda, genera figli spirituali" - Nel suo incontro con le religiose di tutto il mondo i Pontefice spiega che l'obbedienza va intesa come "ascolto della volontà di Dio, autenticata dalla Chiesa, accettando che l'obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane: il rapporto autorità - obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e - ricorda - ne costituisce una particolare attuazione  della sua funzione mediatrice". Quanto alla povertà "è il superamento di ogni egoismo, nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio;  povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità che si esprime anche in una sobrietà e nella gioia dell'essenziale, per  mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita". Infine, la castità "come carisma prezioso che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la  misericordia, la vicinanza di Cristo. Una castità - sottolinea il  Papa - che è feconda, che genera figli spirituali nella Chiesa: la consacrata deve essere madre e non zitella".

Francesco richiama alla fedeltà verso la Chiesa - "Un altro elemento nell'esercizio dell'autorità - ha detto Francesco - è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla croce". "Per l'uomo - ha precisato - spesso l'autorità è sinonimo di possesso. Autorità come servizio invece è sinonimo di amore, vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi ai poveri". "Voi sapete - ha aggiunto citando il Vangelo - che i governanti delle nazioni dominano su di esse, ma tra voi non sarà così, chi vuole essere grande tra voi sarà servitore e prima sarà schiavo". Dopo aver criticato gli atteggiamenti carrieristici anche di uomini e donne di Chiesa, ha chiesto alle suore di "esercitare l'autorità comprendendo, amando, aiutando, abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono escluse, alle periferie esistenziali del mondo umano, lì - ha sottolineato - si colloca qualunque autorità, quando ci si fa servo fino al dono totale di sé".  "E' impossibile - ha aggiunto - che una consacrata e un consacrato non sentano con la Chiesa, e la ecclesialità è una delle dimensioni costitutive della nostra vocazione, è un carisma fondamentale per la Chiesa". Il sentire con la Chiesa, ha spiegato, "trova espressione nella fedeltà al magistero nella comunione con i pastori e con il vescovo di Roma, segno visibile di unità". "L'annuncio - ha ribadito papa Francesco citando Paolo VI - non è mai un atto isolato o di gruppo, qualunque evangelizzazione esiste in forza di una ispirazione personale, ma in unione con la Chiesa e in nome di essa".

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