Caso marò, revocate le restrizioni all'ambasciatore italiano
MondoDopo il ritorno in India dei due militari italiani, la Corte suprema di Nuova Delhi ha annullato l’ordine imposto a Daniele Mancini di non lasciare il paese. La prossima udienza è stata fissata per il 16 aprile
La Corte suprema indiana ha revocato le restrizioni che erano state imposte all'ambasciatore italiano Daniele Mancini in relazione al caso marò. Lo riferisce la rete televisiva Cnn-Ibn. La Corte ha anche espresso preoccupazione per l'incapacità del governo di approntare una corte speciale per il processo dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e ha chiesto di essere aggiornata in proposito ad una nuova udienza, fissata al 16 aprile.
Nuove indagini - Con questa decisione viene revocato l'ordine imposto all'ambasciatore italiano di non lasciare l'India, dopo che l'Italia aveva annunciato di non voler far tornare nel paese asiatico i due militari tornati in patria in licenza elettorale. Latorre e Girone a Nuova Delhi sono poi successivamente rientrati a Nuova Delhi. Lunedì 1 aprile il ministero indiano dell'Interno ha trasferito le indagini contro i marò italiani, accusati di aver ucciso due pescatori del Kerala scambiandoli per pirati, all'Agenzia nazionale delle investigazioni (Nia).
La stampa indiana torna a parlare di pena di morte - Ma intanto la stampa indiana torna a parlare di pena di morte. Proprio la decisione del governo di affidare le indagini sulla morte dei due pescatori alla Nia, l'Agenzia Nazionale per le Indagini, riapre infatti il delicato capitolo. La Nia è un'agenzia creata nel 2009 dal governo indiano dopo il sanguinoso attentato di Mumbai del novembre 2008: finora si è occupata prevalentemente di terrorismo, ma secondo l'Indian Express la Nia potrebbe applicare per la prima volta la legge del 2002 per la Soppressione di Atti Illeciti contro la Sicurezza della Navigazione Marittima (voluta dal governo per reprimere gli atti di pirateria) che, alla sezione 3, dice espressamente che "se qualcuno causa la morte di un'altra persona sarà punito con la morte".
Finora i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, erano sotto processo per omicidio (sezione 302 del codice penale indiano), e presumibilmente la Nia deciderà il capo d'accusa "solo una volta che l'inchiesta sarà conclusa".
Nuove indagini - Con questa decisione viene revocato l'ordine imposto all'ambasciatore italiano di non lasciare l'India, dopo che l'Italia aveva annunciato di non voler far tornare nel paese asiatico i due militari tornati in patria in licenza elettorale. Latorre e Girone a Nuova Delhi sono poi successivamente rientrati a Nuova Delhi. Lunedì 1 aprile il ministero indiano dell'Interno ha trasferito le indagini contro i marò italiani, accusati di aver ucciso due pescatori del Kerala scambiandoli per pirati, all'Agenzia nazionale delle investigazioni (Nia).
La stampa indiana torna a parlare di pena di morte - Ma intanto la stampa indiana torna a parlare di pena di morte. Proprio la decisione del governo di affidare le indagini sulla morte dei due pescatori alla Nia, l'Agenzia Nazionale per le Indagini, riapre infatti il delicato capitolo. La Nia è un'agenzia creata nel 2009 dal governo indiano dopo il sanguinoso attentato di Mumbai del novembre 2008: finora si è occupata prevalentemente di terrorismo, ma secondo l'Indian Express la Nia potrebbe applicare per la prima volta la legge del 2002 per la Soppressione di Atti Illeciti contro la Sicurezza della Navigazione Marittima (voluta dal governo per reprimere gli atti di pirateria) che, alla sezione 3, dice espressamente che "se qualcuno causa la morte di un'altra persona sarà punito con la morte".
Finora i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, erano sotto processo per omicidio (sezione 302 del codice penale indiano), e presumibilmente la Nia deciderà il capo d'accusa "solo una volta che l'inchiesta sarà conclusa".