I marò tornano in India

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Latorre e Girone, sotto processo per la morte di due pescatori indiani, rientrano nel paese asiatico. La decisione di Palazzo Chigi dopo che il governo di Delhi ha assicurato che saranno loro garantiti il rispetto e la tutela dei diritti fondamentali

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India. Sono attesi nel paese asiatico per venerdì 22 marzo. La decisione, secondo quanto riporta una nota di Palazzo Chigi, è stata presa dopo che il governo indiano si è impegnato a garantire ai fucilieri il rispetto e la tutela dei diritti fondamentali.
Sulla base di queste rassicurazioni, Latorre e Girone accusati dalle autorità indiane di avere ucciso due pescatori, rispetteranno l'accordo col governo di Delhi, che aveva concesso loro di lasciare il Paese per poter votare in occasione delle elezioni politiche di febbraio e rientrare il 22 marzo. Lo scorso 11 marzo, invece, il governo italiano aveva fatto sapere che i due marò sarebbero rimasti in Italia perché l'India ha violato "gli obblighi di diritto internazionale". "Sussiste una controversia con l'India", aveva scritto a chiare lettere il ministero degli Esteri.

India garantisce rispetto dei diritti fondamentali - Nella serata di giovedì 21, arriva invece il contrordine. "Il governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il governo ha ritenuto l'opportunità, anche nell'interesse dei Fucilieri di Marina, di mantenere l'impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto, del ritorno in India entro il 22 marzo. I Fucilieri di Marina hanno aderito a tale valutazione". Questo il testo della nota diffusa dal governo.
"La parola data da un italiano è sacra: noi avevamo sospeso" il loro rientro "in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni" ha chiarito il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, precisando che il governo indiano ha garantito che non ci sarà la pena di morte nei loro confronti.

De Mistura: ci batteremo per immunità funzionale - Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura spiega inoltre come si sia arrivati alla decisione di far tornare i due maro: "Per non mantenere una parola, una garanzia formale del governo italiano data tramite l'ambasciatore ci doveva essere un motivo molto grave". E questo era "il silenzio indiano sulla natura della Corte speciale. C'era il pericolo che questa Corte avesse considerato la possibilità di applicare la pena capitale". Un fatto "talmente grave" da giustificare la scelta di venir meno all'impegno preso.
Ma a queste preoccupazioni, ha aggiunto, "il governo indiano ha risposto con un documento scritto che contiene garanzie su come verranno trattati i marò e sul fatto che non è neppure concepibile alla lontana l'aspetto della pena capitale". "Questo non toglie - ha rilevato ancora - che ci batteremo con tutti i nostri mezzi perché venga fatta valere l'immunità funzionale e la richiesta di un arbitrato internazionale".

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