Il pontefice incontra il patriarca Bartolomeo I: "Continuare nel cammino verso l'unità della Chiesa e proseguire il dialogo interreligioso che ha portato frutti". Poi annuncia: siano i poveri le figure centrali della messa del giovedì santo
Siano i poveri le figure centrali della Messa 'in coena domini' che Papa Francesco celebrerà il giovedi' santo, il 28 marzo. E' lo stesso Pontefice a richiedere che la Caritas diocesana di Roma distribuisca i biglietti d'invito tra le persone povere che essa stessa assiste. La Prefettura della Casa Pontificia aveva già diffuso nei giorni scorsi circa 1300 biglietti, rispondendo alle richieste pervenute.
Biglietti che non saranno ritirati, e oltre 3000 ne restano a disposizione della Caritas diocesana e saranno diffusi tra le persone povere in collaborazione anche con la Comunità di Sant'Egidio e altre organizzazioni di volontariato.
L'incontro con il patriarca Bartolomeo I - Intanto il Papa prosegue in questi primi giorni del suo ministero in una serie di importanti segnali e incontri. Nella Sala Clementina - dove un altro strappo al protocollo evidenziava l'assenza del trono, sostituito da un semplice seggio - ha compiuto il gesto che fece Paolo VI con Atenagora: ha abbracciato il patriarca Bartolomeo I e l'ha chiamato Andrea in quanto erede dell'Apostolo, così come Atenagora chiamò Pietro l'allora Papa Montini.
"Ci rallegriamo di tutto cuore con la vostra amata santità per la vostra elezione ispirata da Dio e l'assunzione dei vostri doveri quale primo vescovo della Chiesa Cattolica", le parole di Bartolomeo I al Pontefice, aggiungendo "compiti enormi per l'unità, l'attendono".
Papa Francesco ha teso la mano anche a "tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza".
Dialogo aperto con ebraismo e Islam - "Continuare nel cammino verso l'unità della Chiesa", proseguire il dialogo "che ha portato frutti" con l'Ebraismo, senza tralasciare quello con le altre religioni, in primis con l'Islam, con i "Musulmani che adorano Dio unico, vivente e misericordioso". E' l'obiettivo di Papa Francesco che oggi ricevendo in udienza i "fratelli" rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, ha voluto ribadire l'importanza di quanto a seguito del Concilio Vaticano II è stato già fatto nel cammino ecumenico.
Il Pontefice ha evocato con grande enfasi lo "specialissimo vincolo spirituale" che lega il popolo cristiano all'ebraismo e ricordato le parole che il Beato Giovanni XXIII pronunciò nel suo discorso di inaugurazione, ossia che "la Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell'unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell'imminenza del suo sacrificio". Continuare quindi nel dialogo, una "nobilissima causa".
"Possiamo fare molto bene per chi è più povero" - La Chiesa Cattolica "è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose".
Inoltre "la Chiesa Cattolica è ugualmente consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l'intero creato, che dobbiamo amare e custodire".
"Noi - ha aggiunto il nuovo Papa - possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace".
"Ma - ha ricordato - soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'Assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo".
Biglietti che non saranno ritirati, e oltre 3000 ne restano a disposizione della Caritas diocesana e saranno diffusi tra le persone povere in collaborazione anche con la Comunità di Sant'Egidio e altre organizzazioni di volontariato.
L'incontro con il patriarca Bartolomeo I - Intanto il Papa prosegue in questi primi giorni del suo ministero in una serie di importanti segnali e incontri. Nella Sala Clementina - dove un altro strappo al protocollo evidenziava l'assenza del trono, sostituito da un semplice seggio - ha compiuto il gesto che fece Paolo VI con Atenagora: ha abbracciato il patriarca Bartolomeo I e l'ha chiamato Andrea in quanto erede dell'Apostolo, così come Atenagora chiamò Pietro l'allora Papa Montini.
"Ci rallegriamo di tutto cuore con la vostra amata santità per la vostra elezione ispirata da Dio e l'assunzione dei vostri doveri quale primo vescovo della Chiesa Cattolica", le parole di Bartolomeo I al Pontefice, aggiungendo "compiti enormi per l'unità, l'attendono".
Papa Francesco ha teso la mano anche a "tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza".
Dialogo aperto con ebraismo e Islam - "Continuare nel cammino verso l'unità della Chiesa", proseguire il dialogo "che ha portato frutti" con l'Ebraismo, senza tralasciare quello con le altre religioni, in primis con l'Islam, con i "Musulmani che adorano Dio unico, vivente e misericordioso". E' l'obiettivo di Papa Francesco che oggi ricevendo in udienza i "fratelli" rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, ha voluto ribadire l'importanza di quanto a seguito del Concilio Vaticano II è stato già fatto nel cammino ecumenico.
Il Pontefice ha evocato con grande enfasi lo "specialissimo vincolo spirituale" che lega il popolo cristiano all'ebraismo e ricordato le parole che il Beato Giovanni XXIII pronunciò nel suo discorso di inaugurazione, ossia che "la Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell'unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell'imminenza del suo sacrificio". Continuare quindi nel dialogo, una "nobilissima causa".
"Possiamo fare molto bene per chi è più povero" - La Chiesa Cattolica "è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose".
Inoltre "la Chiesa Cattolica è ugualmente consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l'intero creato, che dobbiamo amare e custodire".
"Noi - ha aggiunto il nuovo Papa - possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace".
"Ma - ha ricordato - soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'Assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo".