Scatta per trenta giorni il coprifuoco dalle 21 alle 6 a Port Said, Suez e Ismailiya. La decisione dopo che nuovi scontri hanno infiammato il Paese facendo nuove vittime
Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha proclamato lo stato di emergenza a Port Said, Suez e Ismailiya dopo le violenze di questi giorni. Lo ha annunciato lo stesso Morsi nel corso di un discorso trasmetto in diretta dalla tv di Stato. Nelle città è in vigore un coprifuoco dalle 21 alle 6. - "Avevo promesso di non prendere misure straordinarie a meno che non fossi stato costretto, e ora lo sto facendo - ha detto Morsi apparendo in tv dopo quattro giorni di violenze - Dichiaro lo stato di emergenza nelle città di Ismailia, Suez e Port Said per trenta giorni" a partire dalla mezzanotte locale. "La protezione della nazione è responsabilità di tutti. Noi affronteremo ogni minaccia alla sua sicurezza con forza e fermezza, nel rispetto della legge".
La decisione arriva dopo gli scontri a piazza Tahrir e a Suez di venerdì, e quelli sanguinosi di ieri a Port Said, dove anche oggi 27 gennaio si contano nuove vittime. Le proteste sono scattate durante i funerali delle 31 vittime delle violenze che si sono scatenate subito dopo la lettura della sentenza di condanna a morte di 21 imputati accusati di omicidio nel massacro che nello stadio della città il 2 febbraio dello scorso anno costò la vita a 73 supporter della squadra del Cairo el Ahly.
Mentre il corteo funebre sfilava per le vie della città alcuni partecipanti hanno lanciato sassi contro un vicino commissariato. Sono risuonati colpi di arma da fuoco secondo alcuni testimoni e la polizia ha lanciato gas lacrimogeni. In poco tempo per le strade di Port Said si sono riviste le scene di violenze urbane di ieri 26 gennaio, che si sono poi spostate davanti ad un altro commissariato e alle sedi dei club dell'esercito e della polizia che sono stati dati alle fiamme. Sette i morti di questi ultimi scontri mentre la città si è ritrovata unita nell'accompagnare le bare nel funerale. Decine di migliaia di persone sono scese in strada, solcate dal lungo corteo di bare scoperte, secondo il costume islamico. Sono risuonati slogan contro i Fratelli musulmani e contro Morsi. Gli ultras del club locale di el Masri, le aquile verdi, hanno denunciato il silenzio ufficiale sulle morti di ieri, hanno chiesto una inchiesta immediata del ministero dell'Interno e minacciato di boicottare le prossime elezioni.
Tafferugli con lancio di molotov e lacrimogeni si sono susseguiti per tutta la giornata anche nel centro del Cairo bloccando uno dei ponti che poi sfocia in piazza Tahrir, mentre scontri si sono rivisti anche a Suez attorno alla prigione della città e in serata nuovamente ad Alessandria.
La decisione arriva dopo gli scontri a piazza Tahrir e a Suez di venerdì, e quelli sanguinosi di ieri a Port Said, dove anche oggi 27 gennaio si contano nuove vittime. Le proteste sono scattate durante i funerali delle 31 vittime delle violenze che si sono scatenate subito dopo la lettura della sentenza di condanna a morte di 21 imputati accusati di omicidio nel massacro che nello stadio della città il 2 febbraio dello scorso anno costò la vita a 73 supporter della squadra del Cairo el Ahly.
Mentre il corteo funebre sfilava per le vie della città alcuni partecipanti hanno lanciato sassi contro un vicino commissariato. Sono risuonati colpi di arma da fuoco secondo alcuni testimoni e la polizia ha lanciato gas lacrimogeni. In poco tempo per le strade di Port Said si sono riviste le scene di violenze urbane di ieri 26 gennaio, che si sono poi spostate davanti ad un altro commissariato e alle sedi dei club dell'esercito e della polizia che sono stati dati alle fiamme. Sette i morti di questi ultimi scontri mentre la città si è ritrovata unita nell'accompagnare le bare nel funerale. Decine di migliaia di persone sono scese in strada, solcate dal lungo corteo di bare scoperte, secondo il costume islamico. Sono risuonati slogan contro i Fratelli musulmani e contro Morsi. Gli ultras del club locale di el Masri, le aquile verdi, hanno denunciato il silenzio ufficiale sulle morti di ieri, hanno chiesto una inchiesta immediata del ministero dell'Interno e minacciato di boicottare le prossime elezioni.
Tafferugli con lancio di molotov e lacrimogeni si sono susseguiti per tutta la giornata anche nel centro del Cairo bloccando uno dei ponti che poi sfocia in piazza Tahrir, mentre scontri si sono rivisti anche a Suez attorno alla prigione della città e in serata nuovamente ad Alessandria.