Continuano le ricerche del bimotore scomparso nel mar dei Caraibi con a bordo Vittorio Missoni e altri tre italiani. "Non ci arrenderemo" assicura la sorella. Terzi: grande apprensione, continui contatti con le autorità
Quarto giorno di ricerche, senza sosta, ma la speranza è ormai appesa a un filo. Nelle acque intorno alle paradisiache isole venezuelane di Los Roques, navi, aerei e elicotteri venezuelani continuano a cercare qualche traccia dell'aereo scomparso venerdì 4 gennaio con quattro italiani a bordo. Tra i dispersi anche Vittorio Missoni e la moglie.
Almeno per ora non ci sono piste. Il piccolo velivolo scomparso a mezzogiorno del 4 gennaio ha contattato la torre di controllo dello scalo della 'Gran Roque', da dove era partito, qualche minuto dopo il decollo. Poi niente, nessun Sos, il silenzio. E così è ancora oggi, quattro giorni dopo.
Spunta l'iporesi di un fulmine - A dare una possibile traccia, quanto meno delle condizioni meteo nell'area di quel venerdì maledetto, è Giuseppe Scalvenzi, fratello di Elda, che insieme alla moglie Rosa Apostoli non era salito sull'aereo scomparso a Los Roques con a bordo Vittorio Missoni, la compagna Maurizia Castiglioni ed i coniugi bresciani Foresti. "Ho visto i fulmini, c'era un temporale", ha raccontato Scalvenzi, che taglia corto invece sull'ipotesi del dirottamento, alla quale non crede.
Sul terreno, e cioè nelle acque attorno all'arcipelago, il dispiegamento dei mezzi e tecnici è notevole. Sia Caracas che Roma sono impegnati nei lavori. E ai voli di ricognizione partecipa anche Luca Missoni, il fratello di Vittorio, unico familiare in Venezuela. "E' un pilota ed è coinvolto nei voli sull'area", ha fatto sapere la sorella Angela.
Terzi: contatti continui con le autorità locali - Il governo italiano segue con "grandissima apprensione" la vicenda e ci sono "contatti continui" con le autorità locali, ha assicurato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, ricordando che alle ricerche partecipano quasi quattrocento uomini e si sta valutando l'impiego dei vigili del fuoco italiani.
Ore di attesa e angoscia a Sumirago, dove i dipendenti dello stabilimento Missoni sono rientrati a lavoro "con il morale a terra" e dove i familiari, rinchiusi nel silenzio della loro villa, aspettano notizie. "Al momento - ha detto Angela Missoni - non abbiamo novità ma in noi c'è speranza e fiducia nel grande lavoro delle autorità: non ci arrenderemo".
Le indagini - Sul fronte delle indagini, a Caracas i riflettori sono puntati su una serie di aspetti considerati determinanti. Per esempio, l'analisi dei pochi minuti di volo e della comunicazione avuta dal pilota - il 72/enne German Marchal - nel momento in cui, a 10 miglia di distanza, si stava allontanando dalla 'Gran Roque' verso la terraferma.
A immaginare quel che può essere successo è Enrique Cuervo, un esperto dell'aeronautica di Caracas, che punta il dito soprattutto sulle comunicazioni dell'aereo. Il velivolo, afferma, potrebbe aver avuto un guasto e forse Marchal non è riuscito a segnalarlo perché il sistema delle comunicazioni a bordo non ha funzionato, forse perché l'aereo non aveva raggiunto la quota sufficiente. "Capita", afferma l'esperto, il quale si fa una domanda che si pongono in tanti a Caracas: l'aereo era provvisto di un Gps? E in tal caso, era stato attivato? Quesiti che riportano ad un aspetto fondamentale sollevato dal mistero di Los Roques, e cioè il problema delle sgangherate 'avionetas' spesso utilizzate nei diversi paradisi turistici internazionali.
Un altro filone chiave delle indagini e' quello relativo al pilota. Diverse fonti locali riferiscono che Marchal aveva una "grande esperienza". A chi ricorda la sua avanzata età (72 anni), esperti locali replicano che non aveva alcuna restrizione al volo. In Venezuela non esistono infatti limiti di questo tipo e si può continuare a pilotare finché si hanno le autorizzazioni tecniche e dei medici. A livello internazionale, viene ricordato, in genere l'età massima è invece di 65 anni.
Almeno per ora non ci sono piste. Il piccolo velivolo scomparso a mezzogiorno del 4 gennaio ha contattato la torre di controllo dello scalo della 'Gran Roque', da dove era partito, qualche minuto dopo il decollo. Poi niente, nessun Sos, il silenzio. E così è ancora oggi, quattro giorni dopo.
Spunta l'iporesi di un fulmine - A dare una possibile traccia, quanto meno delle condizioni meteo nell'area di quel venerdì maledetto, è Giuseppe Scalvenzi, fratello di Elda, che insieme alla moglie Rosa Apostoli non era salito sull'aereo scomparso a Los Roques con a bordo Vittorio Missoni, la compagna Maurizia Castiglioni ed i coniugi bresciani Foresti. "Ho visto i fulmini, c'era un temporale", ha raccontato Scalvenzi, che taglia corto invece sull'ipotesi del dirottamento, alla quale non crede.
Sul terreno, e cioè nelle acque attorno all'arcipelago, il dispiegamento dei mezzi e tecnici è notevole. Sia Caracas che Roma sono impegnati nei lavori. E ai voli di ricognizione partecipa anche Luca Missoni, il fratello di Vittorio, unico familiare in Venezuela. "E' un pilota ed è coinvolto nei voli sull'area", ha fatto sapere la sorella Angela.
Terzi: contatti continui con le autorità locali - Il governo italiano segue con "grandissima apprensione" la vicenda e ci sono "contatti continui" con le autorità locali, ha assicurato il ministro degli Esteri Giulio Terzi, ricordando che alle ricerche partecipano quasi quattrocento uomini e si sta valutando l'impiego dei vigili del fuoco italiani.
Ore di attesa e angoscia a Sumirago, dove i dipendenti dello stabilimento Missoni sono rientrati a lavoro "con il morale a terra" e dove i familiari, rinchiusi nel silenzio della loro villa, aspettano notizie. "Al momento - ha detto Angela Missoni - non abbiamo novità ma in noi c'è speranza e fiducia nel grande lavoro delle autorità: non ci arrenderemo".
Le indagini - Sul fronte delle indagini, a Caracas i riflettori sono puntati su una serie di aspetti considerati determinanti. Per esempio, l'analisi dei pochi minuti di volo e della comunicazione avuta dal pilota - il 72/enne German Marchal - nel momento in cui, a 10 miglia di distanza, si stava allontanando dalla 'Gran Roque' verso la terraferma.
A immaginare quel che può essere successo è Enrique Cuervo, un esperto dell'aeronautica di Caracas, che punta il dito soprattutto sulle comunicazioni dell'aereo. Il velivolo, afferma, potrebbe aver avuto un guasto e forse Marchal non è riuscito a segnalarlo perché il sistema delle comunicazioni a bordo non ha funzionato, forse perché l'aereo non aveva raggiunto la quota sufficiente. "Capita", afferma l'esperto, il quale si fa una domanda che si pongono in tanti a Caracas: l'aereo era provvisto di un Gps? E in tal caso, era stato attivato? Quesiti che riportano ad un aspetto fondamentale sollevato dal mistero di Los Roques, e cioè il problema delle sgangherate 'avionetas' spesso utilizzate nei diversi paradisi turistici internazionali.
Un altro filone chiave delle indagini e' quello relativo al pilota. Diverse fonti locali riferiscono che Marchal aveva una "grande esperienza". A chi ricorda la sua avanzata età (72 anni), esperti locali replicano che non aveva alcuna restrizione al volo. In Venezuela non esistono infatti limiti di questo tipo e si può continuare a pilotare finché si hanno le autorizzazioni tecniche e dei medici. A livello internazionale, viene ricordato, in genere l'età massima è invece di 65 anni.