Egitto, secondo giorno del referendum. Dimissioni eccellenti

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Si vota per approvare le nuova costituzione voluta dal presidente Morsi. I gruppi di opposizione denunciano brogli. Avrebbero lasciato i loro incarichi il vicepresidente Mekki e il governatore della Banca Centrale Faruq el Oqda

Sviluppi eclatanti, con due dimissioni eccellenti, al Cairo sabato 22 dicembre, mentre è in corso la seconda ed ultima giornata delle votazioni del referendum per l'eventuale approvazione del nuovo testo costituzionale elaborato soprattutto dagli islamisti. Hanno rinunciato al proprio incarico il vicepresidente Mohamed Mekki, esponente molto apprezzato e stimato della magistratura egiziana, chiamato a quel'incarico dal presidente Mohamed Morsi, ed il governatore della Banca Centrale, Faruq el Oqda,in carica dal 2003 e ritenuto molto vicino al figlio minore di Mubarak, Gamal. Dimissioni, quelle di el Oqda, sementite poi però dal portavoce presidenziale Yasser Ali e dal governo.

Motivi diversi, a quanto si sa, sarebbero alla base della decisione dei due vertici, ma entrambe sarebbero legate a divergenze con Morsi. A quanto risulta El Oqda aveva già preannunciato di lasciare sabato scorso, dopo un incontro con lo stesso Morsi, che gli avrebbe chiesto la svalutazione della lira egiziana, condizione posta dal Fondo Monetario Internazionale per la concessione del prestito richiesto dall'Egitto di 4,8 miliardi di dollari, per il risanamento finanziario. "Mi sono reso conto che l'attività politica è incompatibile con la mia esperienza professionale di giudice": questa invece la motivazione ufficiale del vicepresidente Mekki (fratello del ministro della giustizia, Ahmed Mekki) che aveva già presentato le sue dimissioni il 7 novembre scorso, ma era stato costretto a ritirarle per la crisi di Gaza (raid di Israele sul territorio palestinese occupato come reazione al lancio di razzi contro città israeliane) e per la mediazione avviata dallo stesso Morsi, conclusasi con un cessate il fuoco tra i due contendenti.

Successivamente erano intervenuti altri eventi, come l'emanazione da parte del presidente di una dichiarazione costituzionale con la quale aveva deciso di avocare a sé temporaneamente poteri assoluti, suscitando proteste in tutto il paese da parte sia di laici e progressisti appartenenti a formazioni dell'opposizione a Morsi sia da parte di musulmani moderati che hanno accusato il presidente ed il movimento dal quale è stato sempre sostenuto, i Fratelli Musulmani, di voler concentrare per sé quanto più potere politico  possibile, occupando anche gli spazi delle altre forze politiche del paese. Le dimissioni di Mekki - da una carica peraltro non prevista esplicitamente dalla nuova costituzione in votazione - erano arrivate nel pomeriggio ed erano state il coronamento di una serie di critiche espresse da vari movimenti politici di opposizione per aver avallato decisioni poco costituzionali prese dal presidente Morsi. In un clima di crescenti tensioni Morsi, dopo aver revocato la sua dichiarazione costituzionale non aveva però modificato, come gli veniva chiesto dai protestatari, la data del referendum per la valutazione del nuovo testo costituzionale, elaborato da una commissione ritenuta da molte forze politiche troppo condizionata dalla presenza degli islamisti, ed aveva confermato i due turni di votazione al 15 dicembre per dieci dei 27 governatorati. Contro la decisione si è schierata una buona parte dei 13 mila magistrati ai quali toccava la supervisione delle operazioni di voto nei seggi, al punto che solo 7.587 hanno partecipato alle elezioni, rendendo necessario lo sdoppiamento delle votazioni.

Sabato 22 dicembre forze politiche di opposizione - smentite da quelle islamiste - hanno denunciato brogli elettorali parlando della presenza di Fratelli Musulmani vicino ai seggi per condizionare il voto o il ritardo nell'apertura di seggi in zone non ritenute favorevoli all'approvazione della costituzione. La chiusura dei seggi - prevista originariamente alle 20.00 - è stata prorogata fino alle 23 per consentire di votare ai tanti in coda: i risultati ufficiali non saranno resi noti prima di 48 ore. Nello scorso turno del 15 dicembre, in grandi città come il Cairo ed Alessandria, prime indiscrezioni hanno indicato un 57% dei votanti favorevole alla costituzione. Indicazione che lascia ritenere che il risultato del 22 ducenbre (si è votato in centri minori, dove la Fratellanza Musulmana avrebbe molti più seguaci) possa confermare la vittoria del sì.

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