L'uomo, che lavora in un'acciaieria presso Latakia, sarebbe stato rapito insieme a due cittadini russi nella località di Tartus. Attivata l'unità di crisi della Farnesina. Il ministro Terzi: "L'incolumità del connazionale è la priorità assoluta"
Un tecnico italiano e due colleghi di altre nazionalità, forse russi, che lavoravano presso un'acciaieria siriana nell'area di Latakia, sono stati rapiti. Il sequestro sarebbe avvenuto nella cittadina di Tartus. A renderlo noto un comunicato della Farnesina. Secondo la nota "il ministro Giulio Terzi sta seguendo personalmente, attraverso l'unità di crisi, il caso del nostro connazionale rapito in Siria. In tutti questi casi l'incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta ed è indispensabile tenere il massimo riserbo, sottolinea il ministro".
Secondo quanto riferito dal fratello del connazionale rapito, il sequestro è avvenuto "nei giorni scorsi" anche se la notizia si è appresa soltanto oggi 17 dicembre. "Noi e i responsabili dell'unità di crisi della Farnesina volevamo che non trapelasse per evitare di farlo diventare un caso internazionale" spiega il familiare. "Nostra madre, che è anziana, non sa ancora alcunchè e stiamo evitando di farle guardare telegiornali o leggere quotidiani - dice ancora l'uomo - sarebbe terribile e scioccante se si presentassero cronisti a casa nostra, potrebbe stare male. Per questo invitiamo tutti a rispettare la nostra privacy".
Appena appresa la notizia, spiega la nota del ministero degli Esteri, l'Unità di Crisi della Farnesina ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano. Ed ha immediatamente informato della situazione i familiari dell'interessato, con i quali resta in stretto contatto. "Anche in questo caso, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre Ambasciate e Consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio", precisa il capo della diplomazia italiana secondo quanto si apprende dalla Farnesina.
"Dal novembre 2011 l'azione del Governo, di tutte le sue strutture ed in particolare dell'Unità di Crisi della Farnesina ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all'estero - prosegue il ministro - ricordo che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all'intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato". "Non va poi dimenticato - prosegue - che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l' impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero".
Secondo quanto riferito dal fratello del connazionale rapito, il sequestro è avvenuto "nei giorni scorsi" anche se la notizia si è appresa soltanto oggi 17 dicembre. "Noi e i responsabili dell'unità di crisi della Farnesina volevamo che non trapelasse per evitare di farlo diventare un caso internazionale" spiega il familiare. "Nostra madre, che è anziana, non sa ancora alcunchè e stiamo evitando di farle guardare telegiornali o leggere quotidiani - dice ancora l'uomo - sarebbe terribile e scioccante se si presentassero cronisti a casa nostra, potrebbe stare male. Per questo invitiamo tutti a rispettare la nostra privacy".
Appena appresa la notizia, spiega la nota del ministero degli Esteri, l'Unità di Crisi della Farnesina ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano. Ed ha immediatamente informato della situazione i familiari dell'interessato, con i quali resta in stretto contatto. "Anche in questo caso, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre Ambasciate e Consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio", precisa il capo della diplomazia italiana secondo quanto si apprende dalla Farnesina.
"Dal novembre 2011 l'azione del Governo, di tutte le sue strutture ed in particolare dell'Unità di Crisi della Farnesina ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all'estero - prosegue il ministro - ricordo che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all'intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato". "Non va poi dimenticato - prosegue - che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l' impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero".