Elezioni per il rinnovo del parlamento della regione. I nazionalisti promettono: se vinceremo, dopo il no del governo centrale per un nuovo patto fiscale, proporremo entro 4 anni un referendum sull'indipendenza
5,4 milioni di catalani, in Spagna, sono chiamati a rinnovare il Parliament in quello che si è trasformato in un referendum sull'indipendenza della regione. L'obiettivo di Convergencia i Union è quello di ottenere la forza politica per promuovere entro 4 anni un referendum sull'indipendenza.
Trasformando così la Catalogna, secondo lo storico Enric Juliana de La Vanguardia, in un laboratorio delle paure e dei rischi che si accumulano in buona parte d'Europa nell'attuale fase di recessione.
Elezioni, referendum indipendentista, proclamazione della sovranità e trattativa con l'Europa per l'adesione: è questa la road map tracciata dal leader dei Convergenti, gli ex nazionalisti moderati, che davanti al rifiuto del governo di Mariano Rajoy di negoziare un nuovo patto fiscale hanno radicalizzato il discorso secessionista.
Ma gli ostacoli non sono pochi: a parte lo scoglio della Costituzione a un referendum sull'autodeterminazione, lo scontro con Madrid rischia di trasferirsi a Bruxelles, col diritto di veto che può opporre la Spagna a un'eventuale adesione dello Stato catalano alla Ue.
A ricordarlo sono stati, fra gli altri, i vertici della Commissione, Barroso e la Reading, nell'avvertire che la Ue non può riconoscere dichiarazioni unilaterali di indipendenza. Con l'incognita della sostenibilità economica di una Catalogna nazione fuori dall'eurozona, i catalani dovranno decidere se rispondere all'appello di Mas per "una maggioranza eccezionale", che avalli la sfida indipendentista. Ma l'indomita ex capitale industriale della Spagna, che partecipa per il 18% al Pil spagnolo, ha anche un debito da 44 miliardi e un deficit di oltre il 4% sul Pil, che l'hanno condotta al bailout e costretta a chiedere un salvataggio da 5,5 miliardi allo Stato centrale.
Trasformando così la Catalogna, secondo lo storico Enric Juliana de La Vanguardia, in un laboratorio delle paure e dei rischi che si accumulano in buona parte d'Europa nell'attuale fase di recessione.
Elezioni, referendum indipendentista, proclamazione della sovranità e trattativa con l'Europa per l'adesione: è questa la road map tracciata dal leader dei Convergenti, gli ex nazionalisti moderati, che davanti al rifiuto del governo di Mariano Rajoy di negoziare un nuovo patto fiscale hanno radicalizzato il discorso secessionista.
Ma gli ostacoli non sono pochi: a parte lo scoglio della Costituzione a un referendum sull'autodeterminazione, lo scontro con Madrid rischia di trasferirsi a Bruxelles, col diritto di veto che può opporre la Spagna a un'eventuale adesione dello Stato catalano alla Ue.
A ricordarlo sono stati, fra gli altri, i vertici della Commissione, Barroso e la Reading, nell'avvertire che la Ue non può riconoscere dichiarazioni unilaterali di indipendenza. Con l'incognita della sostenibilità economica di una Catalogna nazione fuori dall'eurozona, i catalani dovranno decidere se rispondere all'appello di Mas per "una maggioranza eccezionale", che avalli la sfida indipendentista. Ma l'indomita ex capitale industriale della Spagna, che partecipa per il 18% al Pil spagnolo, ha anche un debito da 44 miliardi e un deficit di oltre il 4% sul Pil, che l'hanno condotta al bailout e costretta a chiedere un salvataggio da 5,5 miliardi allo Stato centrale.