Hamas: "Cessate il fuoco rimandato per colpa di Tel Aviv". Netanyahu avverte: "Scegliete tra la pace e la spada". Colpito nella Striscia ufficio in cui ha sede Afp. Un razzo cade a Gerusalemme. Mezzaluna rossa: 127 morti e 1100 feriti
Nessuna tregua. Almeno per ora. A conclusione di una giornata segnata dal tam-tam di dichiarazioni diplomatiche su un possibile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza (qui la cronaca della giornata), fonti della presidenza egiziana, citate dalla Cnn, hanno fatto sapere di non prevedere alcun annuncio sulla fine delle ostilità tra israeliani e palestinesi.
La speranza della pace è così sfumata proprio mentre si aspettava ormai solo l'annuncio ufficiale.
Non c'è l'accordo, slitta la tregua - "La tregua slitta a causa di Israele, dobbiamo aspettare fino a domani" (21 novembre, ndr), ha accusato un dirigente di Hamas, l'organizzazione islamica al potere nella Striscia che nel pomeriggio del 20 novembre - assieme agli egiziani che stanno tenendo il filo delle trattative - aveva annunciato un cessate il fuoco alla mezzanotte. Una tregua che per la verità non aveva trovato nessuna conferma da parte israeliana ("stiamo ancora negoziando"), con il premier Benjamin Netanyahu che ha accolto a Gerusalemme il segretario di Stato Hillary Clinton e che pretende garanzie stringenti per un cessate il fuoco. Israele, che diffida di Hamas, vuole 'un garante della tregua', individuato nell'Egitto di Mohamed Morsi, come emerso dalle indiscrezioni sulle condizioni circolate tra ieri e oggi sui media. "Israele non ha ancora dato una risposta alle proposte", ha fatto sapere in effetti Ezzat al-Rishq, uno dei dirigenti di Hamas troncando una ridda di voci e di mezze smentite che sono andate avanti per ore.
Obiettivo, il cessate il fuoco - Gli occhi sono dunque puntati verso la giornata di mercoledì 21. Se il cessate il fuoco dovesse prevalere, l'obiettivo dell'offensiva diplomatica avviata - in Israele e nei Territori è arrivato anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon - sarebbe stato raggiunto. E l'Egitto del 'nuovo' presidente Mohammed Morsi (che ha avuto il terzo colloquio telefonico con Obama) potrebbe rivendicare il filo della mediazione, anche se nel pomeriggio del 20 novembre si era esposto evidentemente troppo, annunciando entro la sera la fine dell' "assurda aggressione israeliana".
Il premier Benjamin Netanyahu, dal canto suo, nell'incontro con Ban Ki Moon aveva ribadito che lo Stato ebraico è fermo sulla richiesta di "un accordo lungo" che non duri - come ha aggiunto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman - "una settimana o due". Netanyahu non ha esitato a ricordare che se i razzi continueranno a cadere, Israele non rinuncerà a "brandire la spada" in una delle sue due mani.
Mentre Hamas aveva invece subito rivendicato il successo 'politico' della tregua: una fonte dell'organizzazione ha detto che è stata impartita "al nemico sionista una lezione che non dimenticherà mai". Gli ha replicato l'ex portavoce dei governi Sharon e Olmert, Avi Pazner: "Tutti sanno che è Hamas ad aver subito un grossissimo colpo in questi 7 giorni di azione militare".
Al di là delle 'rivendicazioni', sarà l'accordo - quando e se verrà - a dare la cifra 'politica' sull'esito della guerra: le intese che stanno prendendo corpo, secondo le prime informazioni, dovrebbero prevedere da parte d'Israele lo stop dei raid, ma pure delle 'esecuzioni mirate', degli sconfinamenti nella Striscia, delle operazioni di disturbo ai pescatori. Hamas e le altre fazioni cesserebbero sia il lancio di razzi contro lo Stato ebraico sia gli agguati alle pattuglie israeliane lungo la linea di demarcazione fra la Striscia e Israele.
Non si fermano i raid su Gaza e missili colpiscono Israele - Sul terreno intanto si continua a combattere. Per tutto il giorno sono piovuti missili sul sud di Israele, molti di questi intercettati dal sistema difensivo Iron Dome (VIDEO). Ma un nuovo razzo è caduto nei pressi di Gerusalemme senza fare vittime e un ordigno ha centrato una palazzina non lontano da Tel Aviv (4 feriti).
Il tributo di vite pagato nel settimo giorno dell'operazione 'Colonna di nuvola' è altissimo: le vittime palestinesi dei raid israeliani di martedì 20 sarebbero 20 (tra questi due cameraman di Al-Aqsa), portando a oltre 120 il numero complessivo dall'inizio del conflitto. Hamas ha anche passato per le armi sette palestinesi sospettati di "tradimento". A Gaza il panico è dilagato fra la gente di diversi rioni (200mila persone) quando l'esercito israeliano con volantini e sms in arabo ha ordinato lo sgombero immediato di quartieri e sobborghi. Per un momento - a molti - è sembrato che fosse l'avvio dell'operazione di terra dentro la città (VIDEO). Nel campo israeliano invece le vittime odierne sono stati due: la prima è un soldato morto per le ferite di un colpo di mortaio su un kibbutz vicino alla Striscia; la seconda è un civile, una donna della comunità beduina. Il bilancio complessivo israeliano sale dunque a 5 morti, compresi i tre dei giorni scorsi.
La speranza della pace è così sfumata proprio mentre si aspettava ormai solo l'annuncio ufficiale.
Non c'è l'accordo, slitta la tregua - "La tregua slitta a causa di Israele, dobbiamo aspettare fino a domani" (21 novembre, ndr), ha accusato un dirigente di Hamas, l'organizzazione islamica al potere nella Striscia che nel pomeriggio del 20 novembre - assieme agli egiziani che stanno tenendo il filo delle trattative - aveva annunciato un cessate il fuoco alla mezzanotte. Una tregua che per la verità non aveva trovato nessuna conferma da parte israeliana ("stiamo ancora negoziando"), con il premier Benjamin Netanyahu che ha accolto a Gerusalemme il segretario di Stato Hillary Clinton e che pretende garanzie stringenti per un cessate il fuoco. Israele, che diffida di Hamas, vuole 'un garante della tregua', individuato nell'Egitto di Mohamed Morsi, come emerso dalle indiscrezioni sulle condizioni circolate tra ieri e oggi sui media. "Israele non ha ancora dato una risposta alle proposte", ha fatto sapere in effetti Ezzat al-Rishq, uno dei dirigenti di Hamas troncando una ridda di voci e di mezze smentite che sono andate avanti per ore.
Obiettivo, il cessate il fuoco - Gli occhi sono dunque puntati verso la giornata di mercoledì 21. Se il cessate il fuoco dovesse prevalere, l'obiettivo dell'offensiva diplomatica avviata - in Israele e nei Territori è arrivato anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon - sarebbe stato raggiunto. E l'Egitto del 'nuovo' presidente Mohammed Morsi (che ha avuto il terzo colloquio telefonico con Obama) potrebbe rivendicare il filo della mediazione, anche se nel pomeriggio del 20 novembre si era esposto evidentemente troppo, annunciando entro la sera la fine dell' "assurda aggressione israeliana".
Il premier Benjamin Netanyahu, dal canto suo, nell'incontro con Ban Ki Moon aveva ribadito che lo Stato ebraico è fermo sulla richiesta di "un accordo lungo" che non duri - come ha aggiunto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman - "una settimana o due". Netanyahu non ha esitato a ricordare che se i razzi continueranno a cadere, Israele non rinuncerà a "brandire la spada" in una delle sue due mani.
Mentre Hamas aveva invece subito rivendicato il successo 'politico' della tregua: una fonte dell'organizzazione ha detto che è stata impartita "al nemico sionista una lezione che non dimenticherà mai". Gli ha replicato l'ex portavoce dei governi Sharon e Olmert, Avi Pazner: "Tutti sanno che è Hamas ad aver subito un grossissimo colpo in questi 7 giorni di azione militare".
Al di là delle 'rivendicazioni', sarà l'accordo - quando e se verrà - a dare la cifra 'politica' sull'esito della guerra: le intese che stanno prendendo corpo, secondo le prime informazioni, dovrebbero prevedere da parte d'Israele lo stop dei raid, ma pure delle 'esecuzioni mirate', degli sconfinamenti nella Striscia, delle operazioni di disturbo ai pescatori. Hamas e le altre fazioni cesserebbero sia il lancio di razzi contro lo Stato ebraico sia gli agguati alle pattuglie israeliane lungo la linea di demarcazione fra la Striscia e Israele.
Non si fermano i raid su Gaza e missili colpiscono Israele - Sul terreno intanto si continua a combattere. Per tutto il giorno sono piovuti missili sul sud di Israele, molti di questi intercettati dal sistema difensivo Iron Dome (VIDEO). Ma un nuovo razzo è caduto nei pressi di Gerusalemme senza fare vittime e un ordigno ha centrato una palazzina non lontano da Tel Aviv (4 feriti).
Il tributo di vite pagato nel settimo giorno dell'operazione 'Colonna di nuvola' è altissimo: le vittime palestinesi dei raid israeliani di martedì 20 sarebbero 20 (tra questi due cameraman di Al-Aqsa), portando a oltre 120 il numero complessivo dall'inizio del conflitto. Hamas ha anche passato per le armi sette palestinesi sospettati di "tradimento". A Gaza il panico è dilagato fra la gente di diversi rioni (200mila persone) quando l'esercito israeliano con volantini e sms in arabo ha ordinato lo sgombero immediato di quartieri e sobborghi. Per un momento - a molti - è sembrato che fosse l'avvio dell'operazione di terra dentro la città (VIDEO). Nel campo israeliano invece le vittime odierne sono stati due: la prima è un soldato morto per le ferite di un colpo di mortaio su un kibbutz vicino alla Striscia; la seconda è un civile, una donna della comunità beduina. Il bilancio complessivo israeliano sale dunque a 5 morti, compresi i tre dei giorni scorsi.