In occasione dei funerali del generale Hassan, l'opposizione ha indetto la "giornata di collera contro Bashar al Assad". E anche per il premier, dietro il delitto vi sarebbe l'ombra Damasco. Dal territorio siriano proiettili contro manifestanti sunniti
Una Beirut dalle strade semideserte, presidiate dalla polizia e dai blindati dell'esercito, si appresta a vivere domani 21 ottobre una nuova giornata di tensione per i funerali del capo dell'intelligence della polizia, generale Wissam al Hassan, ucciso venerdì 19 ottobre con altre sette persone nell'esplosione di un'autobomba. L'opposizione anti-siriana ha chiamato la popolazione a scendere in massa in piazza per le esequie, per una "giornata di collera contro il macellaio Bashar al Assad", il presidente siriano che accusa di essere il mandante dell'assassinio.
A sorpresa, anche il primo ministro Najib Miqati, sunnita ma che guida una coalizione in cui hanno un ruolo dominante gli sciiti del movimento filo-siriano e filo-iraniano Hezbollah, si è detto convinto che ci sia "un legame" tra l'uccisione di Hassan e l'influenza in Libano della Siria, che per quasi 30 anni ha occupato militarmente il Paese. In particolare, Miqati ha ricordato il ruolo svolto dal generale in un'indagine che ha portato all'arresto in agosto dell'ex ministro Michel Samaha, reo confesso di aver pianificato per conto di Damasco attentati in Libano contro personalità anti-siriane.
Dopo una lunga riunione del governo alla presenza del presidente Michel Sleiman, Miqati ha fatto capire anche di essere pronto a dimettersi, dopo avere esercitato ogni sforzo nell'ultimo anno e mezzo per evitare che il Libano, diviso tra sostenitori e oppositori del regime siriano, fosse risucchiato nelle violenze del Paese vicino. Ma ha aggiunto di avere accettato di rimanere per il momento al suo posto su richiesta dello stesso Sleiman, in attesa che questi concluda un giro di consultazioni con i principali leader politico-confessionali. Da parte sua, il presidente francese Francois Hollande ha inviato un messaggio al presidente Sleiman per chiedere che il governo rimanga al suo posto per evitare "un vuoto politico".
La tensione rimane intanto alta in tutto il Libano, con manifestazioni e blocchi stradali di militanti dell'opposizione sunnita lungo la fascia costiera da Nord a Sud e nella Valle della Bekaa. Colpi d'arma da fuoco, secondo l'agenzia Nna, sono stati sparati dalla Siria in Libano contro i civili libanesi sunniti che manifestavano nella regione di Wadi Khaled, a pochi passi dalla frontiera. A Beirut decine di giovani dei movimenti dell'opposizione hanno eretto alcune tende davanti al palazzo del primo ministro, annunciando che vi rimarranno per un sit-in permanente fino a quando Miqati non si dimetterà.
A sorpresa, anche il primo ministro Najib Miqati, sunnita ma che guida una coalizione in cui hanno un ruolo dominante gli sciiti del movimento filo-siriano e filo-iraniano Hezbollah, si è detto convinto che ci sia "un legame" tra l'uccisione di Hassan e l'influenza in Libano della Siria, che per quasi 30 anni ha occupato militarmente il Paese. In particolare, Miqati ha ricordato il ruolo svolto dal generale in un'indagine che ha portato all'arresto in agosto dell'ex ministro Michel Samaha, reo confesso di aver pianificato per conto di Damasco attentati in Libano contro personalità anti-siriane.
Dopo una lunga riunione del governo alla presenza del presidente Michel Sleiman, Miqati ha fatto capire anche di essere pronto a dimettersi, dopo avere esercitato ogni sforzo nell'ultimo anno e mezzo per evitare che il Libano, diviso tra sostenitori e oppositori del regime siriano, fosse risucchiato nelle violenze del Paese vicino. Ma ha aggiunto di avere accettato di rimanere per il momento al suo posto su richiesta dello stesso Sleiman, in attesa che questi concluda un giro di consultazioni con i principali leader politico-confessionali. Da parte sua, il presidente francese Francois Hollande ha inviato un messaggio al presidente Sleiman per chiedere che il governo rimanga al suo posto per evitare "un vuoto politico".
La tensione rimane intanto alta in tutto il Libano, con manifestazioni e blocchi stradali di militanti dell'opposizione sunnita lungo la fascia costiera da Nord a Sud e nella Valle della Bekaa. Colpi d'arma da fuoco, secondo l'agenzia Nna, sono stati sparati dalla Siria in Libano contro i civili libanesi sunniti che manifestavano nella regione di Wadi Khaled, a pochi passi dalla frontiera. A Beirut decine di giovani dei movimenti dell'opposizione hanno eretto alcune tende davanti al palazzo del primo ministro, annunciando che vi rimarranno per un sit-in permanente fino a quando Miqati non si dimetterà.