Obama vince a mani basse. Ma solo se vota il mondo

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La mappa del settimanale The Economist sul candidato che piace di più all’estero. In rosso i paesi pro-Obama, in aranciane quelli pro-Romney – Credits: The Economist
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Alcuni sondaggi e indagini giornalistiche immaginano il risultato delle elezioni Usa se a esprimersi fossero tutti i paesi del pianeta. Altro che testa a testa, in questo caso non ci sarebbe storia

di Raffaele Mastrolonardo

Niente suspense, nessuno stato in bilico che tenga e risultato già deciso: Barack Obama sarà, e pure con largo margine, il presidente degli Stati Uniti anche per i prossimi 4 anni. Se l'attuale inquilino della Casa Bianca non ha ancora stappato lo champagne è perché questo verdetto non arriva dagli americani ma dai cittadini del resto mondo. A cui Obama, anche per la sua biografia cosmopolita, tiene molto ma che, purtroppo per lui, legalmente non possono eleggerlo. E tuttavia il responso è chiaro. Secondo una serie di sondaggi e di rilevazioni non scientifiche di queste settimane, infatti, il democratico è il candidato di gran lunga preferito dalle opinioni pubbliche del globo: fosse per loro, Mitt Romney – che in patria i sondaggi danno incollato all'avversario - non avrebbe scampo e raccoglierebbe una percentuale di consensi inferiore al 20%. Insomma, non ci sarebbe partita.

Il verdetto globale - La prima indagine  mondiale in favore del presidente in carica – e l'unica che si può definire un vero e proprio sondaggio – è arrivata a metà settembre. Condotta da CVOTER International e Win-Gallup International su 26 mila uomini e donne che vivono fuori dagli Stati Uniti, ha dato un responso inequivocabile: se potesse farlo, l'81 % degli intervistati voterebbe per Obama e solo il 19 % per Romney. Il consenso per il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti risulterebbe plebiscitario in paesi come Islanda (98 %), Olanda, Portogallo e Germania (tutti al 97 %). Ma anche in posti come Danimarca (96 %), Italia e Turchia (94 %) la riconferma sarebbe agevole. Unico stato tra quelli coinvolti nel sondaggio in cui Romney sarebbe in vantaggio risulta Israele (65 %). Lo sfidante, inoltre, non sfigurerebbe in Pakistan (41%) e si difenderebbe in Georgia (36 %) e Macedonia (30 %). Ma per Romney le brutte notizie (si fa per dire) dal fronte globale non sono finite. Nei giorni scorsi il Global Post, magazine specializzato in politica internazionale, ha chiesto ai suoi corrispondenti in 20 nazioni di 5 continenti di contattare almeno 100 persone ciascuno chiedendo loro di esprimere una preferenza sui due candidati. Risultato: il 65 % degli intervistati voterebbe per Obama e il 18 % per Romney. Solo in Israele e Giappone il repubblicano riuscirebbe almeno a vendere cara la pelle. Da notare poi che per il 59 % di coloro che hanno risposto le elezioni Usa avranno un impatto sul loro Paese mentre il 54 % afferma che dall'insediamento di Obama la sua opinione sugli Stati Uniti è migliorata.

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Non troppo diverso infine il verdetto che scaturisce da un sondaggio online in corso sul sito dell'Economist. Il 79 % dei rispondenti si è infatti dichiarato per la riconferma del presidente in carica. La mappa in cui vengono tracciati i risultati mostra poi che solo una manciata di stati (da cui, fra l'altro, hanno risposto pochissimi utenti) sposa la causa di Romney. Tra questi, Bielorussia, Serbia, Tunisia, Iraq, Afghanistan.

E tu chi voteresti? - Ovviamente, queste rilevazioni sono poco più di un gioco (ed è per questo che Obama non festeggia e Romney non si dispera). Alla fine a decidere chi abiterà la Casa Bianca per i prossimi 4 anni saranno solo gli americani, anzi in tutta probabilità una parte limitata di essi: quelli che votano nei cosiddetti stati in bilico (come Ohio o Florida). Il fatto stesso però che simili “giochi” siano proposti dimostra quanto l'elezione del presidente degli Stati Uniti riguardi potenzialmente tutto il pianeta. Proprio per questo, pur non essendo americani, può essere comunque interessante scoprire a quale dei due candidati si è più vicini sulle varie questioni. E' possibile farlo, per esempio, attraverso il servizio iSideWith che permette di rispondere ad una serie di domande (alle quali si può anche attribuire un personale livello di importanza) ottenendo alla fine una percentuale di affinità con gli aspiranti presidenti (che non sono solo Obama e Romney). In alternativa si può rispondere al quiz messo a punto dal Pew Research Center che restituisce la propria posizione lungo uno spettro che va da “molto liberal” a “molto conservatore” consentendo anche di confrontare il risultato rispetto a vari segmenti demografici di coloro che hanno risposto. E alla fine, incassato il responso, non resta che sedersi in poltrona, aspettare e sperare che gli americani il 4 novembre prossimo votino il candidato “giusto”.

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