Turchia, aereo siriano costretto ad atterraggio

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L'aereo siriano fermato da Ankara (getty images)
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Gli F16 turchi avevano bloccato un volo di linea, con 35 passeggeri a bordo, per il sospetto che trasportasse armi. Il velivolo è ripartito dopo alcune ore. Intanto Damasco non ha accettato la richiesta di Ban Ki-moon di proclamare una tregua unilaterale

Si fa sempre più acuta la tensione tra Turchia e Siria: i caccia militari turchi hanno costretto un aereo di linea siriano ad atterrare ad Ankara, sospettando trasportasse armi destinate all'Esercito siriano. Il volo è ripartito dopo alcune ore. E, secondo la televisione turca Ntv, le autorità di Ankara avrebbero sequestrato un carico sospetto a bordo del velivolo, di cui carico farebbero parte componenti di missili. Poche ore prima il capo di Stato maggiore turco aveva ammonito Damasco: in caso nuovi colpi di mortaio cadessero in territorio turco la risposta di Ankara sarà "violenta".

Da Bruxelles intanto, il ministro della Difesa americano, Leon Panetta, ha detto che un contingente di truppe Usa si trova da tempo in Giordania sia per cooperare alle "necessità umanitarie" legate al forte afflusso di rifugiati, sia per "monitorare i siti di stoccaggio di armi chimiche e batteriologiche" e prepararsi alla possibilità che il loro controllo sfugga al regime siriano.

Il volo bloccato dagli F16 turchi, 35 i passeggeri a bordo, proveniva da Mosca: sulla base di informazioni di intelligence, la Turchia ha ipotizzato celasse un carico di armi. E, nel timore di una rappresaglia di Damasco, le autorità di Ankara hanno imposto lo stop al passaggio sui cieli siriani dei voli turchi.

Poco prima, il capo di stato maggiore dell'esercito turco, generale Necdet Ozel,aveva minacciato la Siria di rispondere "con più violenza", se continueranno i colpi di mortaio oltre il confine. Anche se il quotidiano turco Cumuriyet ha sollevato il sospetto che almeno alcuni dei proiettili caduti nei giorni scorsi in territorio turco possano essere stati sparati non dalle forze governative ma dai ribelli, in un'area a ridosso della frontiera dove sono intensi i combattimenti tra i due schieramenti.

Sul piano diplomatico e militare, Damasco ha respinto oggi la richiesta di un cessate il fuoco unilaterale avanzata dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, mentre gli scontri tra forze lealiste e ribelli continuano ad infuriare nei sobborghi di Damasco, ad Aleppo e a Homs, sottoposta ad una massiccia offensiva governativa.
Almeno 170 persone sono state uccise oggi 10 ottobre in tutto il Paese, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). E tra le vittime figura un altro giornalista: Mohammad al Ashmar, cameraman della televisione statale Al Ikhabariya, che secondo l'emittente e' stato ucciso dalle forze ribelli a Dayr az Zor, nel nord-est del Paese.

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