Olimpiadi, quando dopo la festa arriva il degrado
MondoChe fine hanno fatto le gigantesche strutture realizzate per ospitare i Giochi degli ultimi anni? Da Atene a Sarajevo, da Los Angeles a Barcellona, un fotografo e un cineasta raccontano per immagini la decadenza olimpica
di Floriana Ferrando
Cosa succede nelle città che hanno ospitato le Olimpiadi una volta spenta la torcia a cinque cerchi? Lo hanno scoperto gli obiettivi del fotografo Jon Pack e del regista Gary Hustwit, che hanno realizzato il reportage The Olympic City Project andando alla scoperta di quel che è stato dei siti olimpionici del passato.
Il progetto – A partire dal 2008 i colleghi Pack e Hustwit - macchina fotografica e cinepresa alla mano - hanno intrapreso un viaggio in giro per il mondo attraverso le città che hanno ospitato i più recenti giochi olimpici, per vedere che fine hanno fatto le strutture ultramoderne costruite per l’occasione una volta spenti i riflettori. Le Olimpiadi come un’opportunità di sviluppo e rinascita? Forse. Ma solo per il breve periodo delle manifestazioni sportive. Poi tutto sembra essere lasciato al caso.
Basta uno sguardo agli scatti proposti dagli autori di The Olympic City Project per notare che lo sfarzo e lo scintillio dei giorni di festa è ben lontano. Oggi a farla da padrone sono la sporcizia, il degrado e il vandalismo. Salvo qualche raro caso in cui gli ultramilionari impianti sportivi si sono trasformati in chiese, ospedali, scuole. Progetti nobili, certo, ma molto distanti dal ruolo originario delle strutture.
Ieri e oggi – Dove ieri una folla festante applaudiva gli atleti migliori del pianeta, oggi non è rimasto quasi nulla. Sopra quello che una volta era il palazzetto dello sport di Los Angeles, ad esempio, campeggia la scritta “Jesus is the way”, mentre la pista da bob di Sarajevo appare tristemente vandalizzata e coperta di graffiti. “Alcune di queste strutture sono state riconvertite in funzioni che vanno oltre la loro destinazione originale: sono diventate prigioni, alloggi, centri commerciali, palestre, chiese. Altre sono rimaste inutilizzate per decenni e sono diventate delle tragiche capsule temporali, esempio di una pianificazione gestita male e di promesse non mantenute sui benefici che i Giochi avrebbero portato” spiega Hustwit..
Dunque chi aveva sperato che gli investimenti economici delle Olimpiadi avrebbero portato splendore ed una nuova vita alle periferie degradate di alcune città deve ricredersi.
Al momento i due artisti hanno documentato il degrado ambientale di Atene, Barcellona, Città del Messico, Los Angeles, Montreal, Lake Placid, Roma e Sarajevo, dove spesso si sono imbattuti in scenari apocalittici, fra strutture completamente abbandonate e trascurate.
Il materiale raccolto è in mostra allo Storefront for Art and Architecture di New York e diventerà un libro nel 2013, quando i due colleghi avranno portato a termine il loro tour che comprenderà anche il post Londra 2012.
Cosa succede nelle città che hanno ospitato le Olimpiadi una volta spenta la torcia a cinque cerchi? Lo hanno scoperto gli obiettivi del fotografo Jon Pack e del regista Gary Hustwit, che hanno realizzato il reportage The Olympic City Project andando alla scoperta di quel che è stato dei siti olimpionici del passato.
Il progetto – A partire dal 2008 i colleghi Pack e Hustwit - macchina fotografica e cinepresa alla mano - hanno intrapreso un viaggio in giro per il mondo attraverso le città che hanno ospitato i più recenti giochi olimpici, per vedere che fine hanno fatto le strutture ultramoderne costruite per l’occasione una volta spenti i riflettori. Le Olimpiadi come un’opportunità di sviluppo e rinascita? Forse. Ma solo per il breve periodo delle manifestazioni sportive. Poi tutto sembra essere lasciato al caso.
Basta uno sguardo agli scatti proposti dagli autori di The Olympic City Project per notare che lo sfarzo e lo scintillio dei giorni di festa è ben lontano. Oggi a farla da padrone sono la sporcizia, il degrado e il vandalismo. Salvo qualche raro caso in cui gli ultramilionari impianti sportivi si sono trasformati in chiese, ospedali, scuole. Progetti nobili, certo, ma molto distanti dal ruolo originario delle strutture.
Ieri e oggi – Dove ieri una folla festante applaudiva gli atleti migliori del pianeta, oggi non è rimasto quasi nulla. Sopra quello che una volta era il palazzetto dello sport di Los Angeles, ad esempio, campeggia la scritta “Jesus is the way”, mentre la pista da bob di Sarajevo appare tristemente vandalizzata e coperta di graffiti. “Alcune di queste strutture sono state riconvertite in funzioni che vanno oltre la loro destinazione originale: sono diventate prigioni, alloggi, centri commerciali, palestre, chiese. Altre sono rimaste inutilizzate per decenni e sono diventate delle tragiche capsule temporali, esempio di una pianificazione gestita male e di promesse non mantenute sui benefici che i Giochi avrebbero portato” spiega Hustwit..
Dunque chi aveva sperato che gli investimenti economici delle Olimpiadi avrebbero portato splendore ed una nuova vita alle periferie degradate di alcune città deve ricredersi.
Al momento i due artisti hanno documentato il degrado ambientale di Atene, Barcellona, Città del Messico, Los Angeles, Montreal, Lake Placid, Roma e Sarajevo, dove spesso si sono imbattuti in scenari apocalittici, fra strutture completamente abbandonate e trascurate.
Il materiale raccolto è in mostra allo Storefront for Art and Architecture di New York e diventerà un libro nel 2013, quando i due colleghi avranno portato a termine il loro tour che comprenderà anche il post Londra 2012.