Siria, quasi 300 morti in un solo giorno di scontri

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L'ambasciatore russo a Parigi sostiene che Assad sarebbe pronto a lasciare il potere avviando una transizione civile, ma Damasco smentisce. Intanto, la giornata di giovedì 19 è stata la più pesante dall'inizio del conflitto: centinaia di vittime

La Siria vive i giorni decisivi del conflitto che dura senza sosta da 16 mesi. La giornata di giovedì 19 luglio ha fatto registrare il bilancio di vittime più pesante dall'inizio della guerra civile (FOTO). Dopo la carneficina è arrivata la voce secondo cui il presidente Assad sarebbe pronto a lasciare il potere, subito smentita da Damasco.

Assad pronto a lasciare - Secondo l'ambasciatore russo a Parigi, Alexander Orlov, il leader siriano Bashar el Assad "accetta di partire. Ma partire in modo civile, secondo il piano di transizione verso un regime più democratico approvato nell'incontro di Ginevra". La dichiarazione del diplomatico russo è stata rilasciata ai microfoni di Radio France International. "Credo che sarà difficile per lui restare dopo tutto quello che è successo", ha detto ancora Orlov, precisando che "non ci può essere altro che una soluzione politica a questo conflitto". Il ministro dell'Informazione siriano ha subito negato che Assad sia disposto a lasciare il potere, smentendo le dichiarazioni dell'ambasciatore russo.

Giornata drammatica - L'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo ha diffuso i dati sulle vittime accertate nella giornata di giovedì 19: le persone rimaste uccise nel paese sono state 248. Altre Ong alzano la stima a circa 300 morti. I violenti scontri proseguono ininterrotti da sei giorni nella capitale Damasco. Diversi quartieri sono stati teatro di una battaglia durata tutta la notte. Di fronte all'offensiva dei ribelli, l'esercito fedele ad Assad ha intensificato le operazioni militari e il centro della capitale è presidiato da 15 carri armati. Secondo fonti governative, l'esercito siriano ha "totalmente ripulito" il quartiere Midane, nel centro di Damasco, da gruppi armati ribelli, tra cui ci sarebbero anche militari mercenari.

I ribelli conquistano un posto di blocco - Mentre nella capitale l'esercito sembra riprendere il controllo, i ribelli hanno conquistato un importante posto di blocco alla frontiera tra Siria e Turchia, nella località di Cilvegozu, provincia di Hatay. Si tratta del primo posto di blocco espugnato dai ribelli dall'inizio del conflitto.

L'Onu si divide - Mentre in Siria infuria il conflitto, all'Onu si litiga sulle modalità di intervento. Russia e Cina hanno posto il veto ad un'eventuale risoluzione per inasprire le sanzioni contro il regime. Il progetto proposto da Francia, Usa, Germania, Portogallo e Regno Unito, minacciava nuove restrizioni economiche se entro dieci giorni l'esercito non avesse cessato l'utilizzo di armi pesanti contro l'opposizione. Ma secondo Pechino questa risoluzione sarebbe stata solo un tentativo per ottenere il via libera per l'intervento militare. Mosca, dopo il veto, ha annunciato di essere favorevole all'estensione per altri 45 giorni della missione di osservatori delle Nazioni Unite in Siria.

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