Siria, l'opposizione denuncia un nuovo massacro

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Un attacco dell'esercito nella provincia di Deraa avrebbe provocato oltre ottanta morti, di cui metà civili, denuncia l'osservatorio siriano per i diritti umani. Stallo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu: la Russia non rinuncia ad appoggiare Assad

"Schizzi di sangue nelle stanze di molte case, scuole bruciate e case danneggiate": questo lo scenario che si è presentato sabato 14 luglio agli occhi degli osservatori Onu in Siria, arrivati a Tremseh, teatro del nuovo massacro avvenuto giovedì scorso, che, in base a quanto da loro riscontrato, è stato un attacco che "ha preso di mira gruppi e abitazioni specifiche" di ribelli, che si sarebbero difesi con armi leggere. Intanto il sangue continua a scorrere: secondo i comitato locali di coordinamento dell'opposizione almeno 88 persone (la metà delle quali civili) sarebbero rimaste uccise in un attacco dell'esercito al villaggio di Khirbet Ghazaleh, in provincia di Deraa. Ma le reazioni internazionali non vanno oltre le condanne verbali. All'interno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, c'è "la sensazione, angosciante, di una completa paralisi".

Le vittime di Tremseh tutte giovani
- La missione di osservatori che ha visitato Tremseh ha dichiarato che l'attacco "sembra aver preso di mira gruppi e abitazioni specifiche, in maggioranza di disertori e di militanti". "C'erano tracce e schizzi di sangue nelle stanze di molte case, oltre che bossoli", si legge in un comunicato degli ispettori, secondo i quali "il numero delle vittime è tuttora incerto". "La squadra delle Nazioni Unite ha potuto vedere una scuola bruciata e delle case danneggiate, con tracce di incendi in cinque di esse". Gli ispettori hanno anche rilevato che "sono stati impiegati numerosi tipi di arma, fra cui artiglieria, mortai e armi leggere". Secondo la portavoce della missione Onu, Sausan Ghosheh, citata dal New York Times online, analizzando video, tracce e testimonianze, si evince che le vittime a Tremseh erano "giovani in età da combattimento", che sono stati "sopraffatti perché armati solo di armi leggere contro forze superiori". Secondo quanto aveva raccontato l'organizzazione d'opposizione Osservatorio siriano dei diritti umani (Ondus), gran parte dei morti del massacro erano vittime di "esecuzioni sommarie", mentre altre persone, fra cui anche dei bambini, sarebbero state assassinate mentre cercavano di fuggire. "La squadra dell'Onu prevede di ritornare domani a Tremseh per continuare la sua missione di verifica". L'Ondus afferma di aver saputo da testimoni che alcuni feriti e morti nel massacro sono stati portati via dalle forze governative in un tentativo di distruggere prove. L'organizzazione dice di avere identificato un centinaio di vittime civili.

Damasco nega - E Damasco continua a negare ogni responsabilità, mentre la televisione siriana ha mostrato immagini di un arsenale di armi e bombe affermando che è stato trovato dalle forze governative in nascondigli di "terroristi" nel villaggio. Il portavoce del ministero degli Esteri siriano, Jihad Makdissi, ha sostenuto infatti che quanto avvenuto a Tremsa non è stato un "massacro", come denunciato da gran parte della comunità internazionale, bensì è stato dovuto a un "semplice scontro tra le forze regolari" e non meglio precisati "gruppi armati i quali non credono in una soluzione pacifica".

Russia resta dalla parte di Damasco - Ma il segretario della Lega Araba, Nabil el Araby, ha condannato il regime affermando che, come nel caso della strage di Hula in maggio, quanto avvenuto giovedì (a Tremseh) è stato un episodio di "pulizia etnica". Il presidente francese Francois Hollande ha affermato di avere detto al presidente russo, Vladimir Putin, che "si è ancora in tempo" per impedire una guerra civile e che "bisogna lavorare insieme per trovare una soluzione politica". Ma finora Mosca non sembra rinunciare al suo sostegno al presidente siriano Bashar al Assad. Tra le vittime più indifese delle violenze ci sono i bambini e oggi l'Unicef ha chiesto al ministro Terzi di essere al fianco dell'organizzazione per raccogliere fondi in loro aiuto. Appello a cui il capo della Farnesina ha risposto positivamente.

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