Per la prima volta nella storia, in un documento Onu compare un riferimento chiaro alla "green economy" . Ma le Ong e gli ambientalisti bollano il testo come "debole", privo di obiettivi e vincoli. Firmato un accordo di cooperazione tra Italia e Brasile
C’è chi guarda il bicchiere mezzo pieno, chi quello mezzo vuoto. La conferenza sull’ambiente Rio+20 si è chiusa tra le polemiche, con un testo di 53 pagine titolato "il futuro che vogliamo".
Per le Ong ambientaliste il documento è vuoto, poco coraggioso e soprattutto privo di impegni concreti. Una delusione rispetto al vertice di vent’anni fa, svoltosi proprio a Rio de Janeiro, che al contrario di quest’ultimo aveva posto le basi per una cooperazione internazionale sulle politiche ambientali. Al contrario il Brasile ritiene il vertice "un successo". Per la prima volta nella storia, il concetto di “green economy” è entrato ufficialmente in un testo delle Nazioni Unite. Inoltre, non sono mancate occasioni, al margine della conferenza, per stringere accordi bilaterali tra i Paesi coinvolti, anche per l’Italia.
La “tre giorni di discussioni” tra gli oltre 100 capi di Governo che ha portato alla firma del documento finale si è chiusa con l’intervento di Hillary Clinton. Secondo il segretario di Stato americano sul fronte ambientale "il futuro non è garantito", visto il crescente pressing nel pianeta sulle risorse naturali. La strada indicata dagli Stati Uniti è proprio quella dello "sviluppo sostenibile", da promuovere con "pragmatismo".
Al vertice è stato approvato un piano per aiutare un miliardo di persone a uscire dalla povertà e per curare la biosfera. Inoltre, a partire dal 2015, gli obiettivi di sviluppo sostenibile approvati a Rio sostituiranno quelli del “Millennio”, firmati nel 2000. Per il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, la conferenza di Rio rappresenta “un punto di partenza, non di arrivo. Una piattaforma comune che rappresenta un grande passo avanti”. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha commentato che “il vertice ha gettato solide basi per un benessere sociale, economico e ambientale". Il documento finale "guideràtutti noi su un cammino sostenibile", ha aggiunto, "ed è nostra responsabilità costruire su di esso".
Anche il ministro dell’ambiente Corrado Clini era presente a Rio de Janeiro. Oltre a partecipare ai lavori, ne ha approfittato per stringere rapporti di cooperazione bilaterale con il Brasile. "La sicurezza alimentare e la nutrizione sono questioni globali cui l'Italia dedica particolare attenzione. E’ per questo che il mio Paese ha deciso di dedicare il World Expo 2015 a Milano al tema 'Nutrire il pianeta, energia per la vita' con l'obiettivo di fornire una piattaforma per l'innovazione e la condivisione di tecnologia nel campo dello sviluppo sostenibile e di un’alimentazione sana e sicura", ha detto il ministro nel suo intervento davanti ai capi di Stato.
Al margine della conferenza ha aggiunto che "questa è stata un’occasione per il Paese promotore della conferenza di imporsi nel ruolo di potenza regionale e di leader nel mercato globale delle nuove energie. Inoltre è stata anche un’importante occasione per le imprese italiane che già operano qui con tecnologie di avanguardia".
L'intesa, che giunge dopo 5 anni di collaborazione italo-brasiliana nella co-presidenza della "GlobalBioEnergy Partnership", prevede iniziative congiunte per valorizzare le competenze delle imprese italiane e brasiliane nel settore delle fonti innovative di energia in Paesi come Mozambico, Etiopia altri Paesi dell'Africa Occidentale.
Per le Ong ambientaliste il documento è vuoto, poco coraggioso e soprattutto privo di impegni concreti. Una delusione rispetto al vertice di vent’anni fa, svoltosi proprio a Rio de Janeiro, che al contrario di quest’ultimo aveva posto le basi per una cooperazione internazionale sulle politiche ambientali. Al contrario il Brasile ritiene il vertice "un successo". Per la prima volta nella storia, il concetto di “green economy” è entrato ufficialmente in un testo delle Nazioni Unite. Inoltre, non sono mancate occasioni, al margine della conferenza, per stringere accordi bilaterali tra i Paesi coinvolti, anche per l’Italia.
La “tre giorni di discussioni” tra gli oltre 100 capi di Governo che ha portato alla firma del documento finale si è chiusa con l’intervento di Hillary Clinton. Secondo il segretario di Stato americano sul fronte ambientale "il futuro non è garantito", visto il crescente pressing nel pianeta sulle risorse naturali. La strada indicata dagli Stati Uniti è proprio quella dello "sviluppo sostenibile", da promuovere con "pragmatismo".
Al vertice è stato approvato un piano per aiutare un miliardo di persone a uscire dalla povertà e per curare la biosfera. Inoltre, a partire dal 2015, gli obiettivi di sviluppo sostenibile approvati a Rio sostituiranno quelli del “Millennio”, firmati nel 2000. Per il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, la conferenza di Rio rappresenta “un punto di partenza, non di arrivo. Una piattaforma comune che rappresenta un grande passo avanti”. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha commentato che “il vertice ha gettato solide basi per un benessere sociale, economico e ambientale". Il documento finale "guideràtutti noi su un cammino sostenibile", ha aggiunto, "ed è nostra responsabilità costruire su di esso".
Anche il ministro dell’ambiente Corrado Clini era presente a Rio de Janeiro. Oltre a partecipare ai lavori, ne ha approfittato per stringere rapporti di cooperazione bilaterale con il Brasile. "La sicurezza alimentare e la nutrizione sono questioni globali cui l'Italia dedica particolare attenzione. E’ per questo che il mio Paese ha deciso di dedicare il World Expo 2015 a Milano al tema 'Nutrire il pianeta, energia per la vita' con l'obiettivo di fornire una piattaforma per l'innovazione e la condivisione di tecnologia nel campo dello sviluppo sostenibile e di un’alimentazione sana e sicura", ha detto il ministro nel suo intervento davanti ai capi di Stato.
Al margine della conferenza ha aggiunto che "questa è stata un’occasione per il Paese promotore della conferenza di imporsi nel ruolo di potenza regionale e di leader nel mercato globale delle nuove energie. Inoltre è stata anche un’importante occasione per le imprese italiane che già operano qui con tecnologie di avanguardia".
L'intesa, che giunge dopo 5 anni di collaborazione italo-brasiliana nella co-presidenza della "GlobalBioEnergy Partnership", prevede iniziative congiunte per valorizzare le competenze delle imprese italiane e brasiliane nel settore delle fonti innovative di energia in Paesi come Mozambico, Etiopia altri Paesi dell'Africa Occidentale.