Nel 2011 oltre 15milioni di persone hanno dovuto lasciare il proprio Paese. Circa 900mila attendono risposta alla richiesta di asilo politico. Il ministro degli Esteri Terzi assicura: “I respingimenti in mare non fanno parte dell’agenda del governo”
“Nessuno sceglie di esserlo” è lo slogan della giornata mondiale del rifugiato. Una ricorrenza che quest’anno assume un valore particolare, perché il 2011 ha fatto registrare il record di persone costrette a lasciare il proprio Paese dal 2000: lo scorso anno sono state oltre 15 milioni, di cui 895mila in attesa di risposta della domanda di asilo. Per celebrarla a Roma, nella casa del cinema, c’erano il rappresentante dell’agenzia dell’Onu Unhcr Laurens Jolles, il ministro per la Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi e la cantante Fiorella Mannoia, da tempo impegnata sul tema. E a poche ore dalla convention, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha ribadito che “i respingimenti in mare non sono nell’agenda del governo italiano”. Una notizia che faciliterà il riconoscimento dello status di rifugiato a tutte quelle persone che, malgrado la loro volontà, saranno costrette ad affrontare un viaggio pericoloso per avere una vita migliore.
“Lo status di rifugiato impone numerosi dilemmi”, ha detto durante il suo intervento Laurens Jolles, dove per dilemma s’intende “quella situazione che s’impone tra due o più alternative ugualmente indesiderabili che comportano il rischio per la vita e dolorose rinunce”, ha spiegato. Poi ha aggiunto che “solo facendo uno sforzo di empatia e mettendosi nei panni altrui si può comprendere veramente chi è un rifugiato".
Ai numeri spaventosi che considerano le persone costrette a emigrare, dovrebbero essere aggiunte quelle ancor più grandi di chi ha dovuto lasciare la propria casa senza andare via dal proprio Paese. I cosiddetti “sfollati interni”, che nell’ultimo anno sono stati circa 26 milioni. "Un dato che dà la misura delle tante crisi umanitarie ancora in corso nel mondo, spesso dimenticate” , ha commentato il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini. “Cifre che devono rendere ciascuno di noi più ospitale, consapevole e aperto ad accogliere uomini donne e bambini cui viene spesso strappata la propria vita e la propria storia".
L’Italia, complice la sua posizione geografica e l’esplosione delle rivolte in nord Africa, è stata una delle mete più raggiunte dagli aspiranti rifugiati. Il ministro per la Cooperazione e lo Sviluppo Andrea Riccardi ha affermato che “il governo ripete ai nostri partner, Libia e Tunisia, di aprire i propri Paesi all’Unhcr e di rispettare i principi di umanità e giustizia nell’accoglienza verso i profughi”. Inoltre ha rivelato che insieme al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri sta mettendo a punto un piano per sistemare la questione di oltre 20 mila lavoratori libici, che al momento si trovano in stato di accoglienza temporanea. Le misure dovrebbero arrivare entro dicembre. “Noi ci assumeremo le nostre responsabilità – ha detto Riccardi- e troveremo le soluzioni opportune in proposito, che certo dovranno essere diverse da quelle transitorie e di sospensione che queste persone hanno vissuto finora. Cancellieri – conclude - la pensa come me".
“Lo status di rifugiato impone numerosi dilemmi”, ha detto durante il suo intervento Laurens Jolles, dove per dilemma s’intende “quella situazione che s’impone tra due o più alternative ugualmente indesiderabili che comportano il rischio per la vita e dolorose rinunce”, ha spiegato. Poi ha aggiunto che “solo facendo uno sforzo di empatia e mettendosi nei panni altrui si può comprendere veramente chi è un rifugiato".
Ai numeri spaventosi che considerano le persone costrette a emigrare, dovrebbero essere aggiunte quelle ancor più grandi di chi ha dovuto lasciare la propria casa senza andare via dal proprio Paese. I cosiddetti “sfollati interni”, che nell’ultimo anno sono stati circa 26 milioni. "Un dato che dà la misura delle tante crisi umanitarie ancora in corso nel mondo, spesso dimenticate” , ha commentato il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini. “Cifre che devono rendere ciascuno di noi più ospitale, consapevole e aperto ad accogliere uomini donne e bambini cui viene spesso strappata la propria vita e la propria storia".
L’Italia, complice la sua posizione geografica e l’esplosione delle rivolte in nord Africa, è stata una delle mete più raggiunte dagli aspiranti rifugiati. Il ministro per la Cooperazione e lo Sviluppo Andrea Riccardi ha affermato che “il governo ripete ai nostri partner, Libia e Tunisia, di aprire i propri Paesi all’Unhcr e di rispettare i principi di umanità e giustizia nell’accoglienza verso i profughi”. Inoltre ha rivelato che insieme al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri sta mettendo a punto un piano per sistemare la questione di oltre 20 mila lavoratori libici, che al momento si trovano in stato di accoglienza temporanea. Le misure dovrebbero arrivare entro dicembre. “Noi ci assumeremo le nostre responsabilità – ha detto Riccardi- e troveremo le soluzioni opportune in proposito, che certo dovranno essere diverse da quelle transitorie e di sospensione che queste persone hanno vissuto finora. Cancellieri – conclude - la pensa come me".